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«ANNO DOMINI 1989-1995 - Black Sabbath» la recensione di Rockol

"Anno Domini": chiedi chi erano i Black Sabbath

Gli album del periodo 1989-1995 con Tony Martin alla voce rimasterizzati in un box set celebrativo

Recensione del 22 giu 2024 a cura di Marco Di Milia

Voto 8/10

La recensione

Si fa presto a dire Black Sabbath. La band britannica che agli esordi aveva brillato con l’estro di Ozzy Osborne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward, negli anni Ottanta non se la passava affatto bene. Dopo un decennio speso tra riff ed eccessi leggendari, il gruppo originario di Birmingham sembrava ormai definitivamente imploso su se stesso e del tutto incapace nel trovare una formazione stabile dopo un’ultima fortunata incarnazione con Ronnie James Dio alla voce.

Eppure, anche in un periodo a dir poco complicato, ecco che l’incontro del chitarrista Tony Iommi, unico elemento stabile del gruppo, con il cantante Tony Martin, ha permesso ai Sabs di continuare ad alimentare il proprio mito anche in una fase drammaticamente distante dai fasti del passato. A celebrare quegli anni ecco quindi “Anno Domini 1989-1995”, box set che raccoglie in versione cd o vinile le sortite discografiche dell’epoca, nonostante un ruolo nel music business molto lontano dalle classifiche e ridotto a metà tra cult band e curioso dinosauro del rock in perenne lotta contro l'estinzione.

Qui non ci sono capolavori del calibro di “Paranoid” o “Master Of Reality”, né tantomeno lavori osannati come “Heaven And Hell”, ma dischi presto scomparsi dai radar e lasciati per anni nel dimenticatoio dalle blasonate reunion. Fuori anche dal raggio d'azione delle piattaforme di streaming, tanto che ai fan dell’ultima ora potrebbero suonare quasi al pari di novità. Meglio tardi che mai quindi, per scoprire o riscoprire la voce potente e duttile di Martin insieme alla sempre esplosiva sei corde di Iommi, mastermind unico del progetto Black Sabbath. Ecco quindi riuniti in confezione deluxe “Headless Cross”, “Tyr”, “Cross Purposes” e “Forbidden”, rimasterizzati, remixati (nel caso del controverso “Forbidden”) con tanto di immancabile booklet ricco di foto e memorabilia d’epoca e comprensivi di tre bonus track tratte da singoli ed edizioni esclusive realizzate per il mercato giapponese.

Headless Cross

Fosco ed evocativo, “Headless Cross” del 1989 è uno degli album più rappresentativi dei Black Sabbath, che chiudono i difficili anni Ottanta con un magistrale colpo di coda, tanto da regalarsi nuova sinistra vitalità. Le prove generali del duo Martin-Iommi erano già state fatte nel precedente “The Eternal Idol”, e qui vengono amplificate al meglio con il formidabile batterista Cozy Powell e il prezioso aiuto del tastierista Geoff Nicholls, a dare quel tocco oscuro all’intero lavoro. In sala di registrazione al basso c'è il turnista Laurence Cottle, per poi fare posto a Neil Murray in occasione del tour.

Il disco è un concentrato di adult rock, power ballad e metal melodico che in nove tracce accuratamente ripulite dalla polvere del tempo - è compresa la bonus track “Cloak and dagger” rispetto alla tracklist originaria di otto pezzi - continua a riscuotere ampi consensi, al punto che Mikael Stanne, frontman degli svedesi Dark Tranquillity, non teme certo di eleggere come miglior album di sempre dei Sabbath. Giudizi forse un tantino avventati a parte, eppure “Headless Cross” non sfigura affatto tra i classici del gruppo, carico di brani dall’epica possente quali “Devil & daughter”, “Kill in the spirit world” e “Nightwing” che aprono un nuovo ciclo per la premiata band inglese. In più, in “When Death calls” l’assolo è opera di un certo Brian May, da sempre grande amico di Iommi, lasciando cadere forse qualche lacrimuccia dalle orbite cave dei puristi più intransigenti.

Tyr

Squadra che vince non si cambia, ma piuttosto allarga i propri orizzonti. Così, anziché guardare ai cimiteri della brughiera britannica, ecco che Iommi nel 1990 richiama a sé la stessa line-up per un nuovo album in gran parte dedicato alla mitologia norrena.

Niente di meglio che storie di vichinghi, rune magiche e antiche battaglie per dare forma in nove tracce a un sound roccioso e profondo, che però oltre ai canonici hard e doom rock non disdegna affatto incursioni in lenti d’atmosfera che proprio agli inizi degli anni Novanta iniziavano a fare breccia un po' dappertutto - Gli Scorpions con “Wind of Change” su tutti, certo, ma prima ancora i Whitesnake con “Here I go again” e tanto altro - che possano permettere all’ugola di Martin di mostrarsi al meglio nella sua versatilità, qui esaltata dalla nuova rimasterizzazione. Vellutata in “Feels good to me” e decisamente più grintosa sulle squadrate dinamiche di “The law maker” e nella ritmata “Jerusalem”. Ancora, “Anno mundi”, “Heaven in black”, The sabbath stones”, “Valhalla”, continuano a riportare in pista il glorioso marchio Black Sabbath, tra epica e densità, anche se gli anni d’oro sembrano farsi sempre più lontani nel tempo.

Cross Purposes

Con un salto temporale al 1994, per i Black Sabbath sembra essere passata un’eternità. Nel mezzo, c’è stata l’estemporanea reunion del 1992 con Ronnie James Dio per l’album “Dehumanizer”, ma soprattutto la rivoluzione del grunge. Alice In Chains e Soundgarden li designano come loro padri ispiratori, ma nel frattempo tutto è cambiato. Chi suonava metal prima ancora che il genere fosse inventato risponde con “Cross Purposes”, rimescolando le carte per rimettere ancora una volta in pista il gruppo e magari per riportarlo, chissà, nel giro giusto. Insieme al compagno degli esordi Geezer Butler, al batterista Bobby Rondinelli e al ritrovato Tony Martin, salutato frettolosamente per far posto a Dio solo due anni prima, Tony Iommi con "Cross Purposes" fallisce chiaramente il tentativo di restituire i Sabbath alle chart, ma ha il pregio di provare a modernizzarne il sound.

Nei suoi undici brani - nella versione rimasterizzata di “Anno Domini” è inclusa anche l'energica bonus “What’s the use” dell’edizione giapponese - vira sicuro su atmosfere futuriste, come “Virtual death”, ma non disdegna un languido romanticismo espresso nel pathos di “Cross of thorns”, “Dying for love” o “Back to Eden”. Se però riff e assolo di “Evil eye” sono soprattutto citati per la maestria di Eddie Van Halen, non accreditato per questioni contrattuali, l’album è anche ricordato per “I witness”, presente in una delle celebri gag di Jessica e Ivano in “Viaggi di Nozze”, diretto e interpretato da Carlo Verdone. Perché a volte le vie del rock fanno davvero giri immensi.

Forbidden

Del lotto, è l’album che ha acceso più l’interesse per via di un nuovo remix curato dallo stesso Tony Iommi. La storia di "Forbidden" passa soprattutto per la sua produzione curata ai tempi da Ernie C dei Body Count, hip hop-metal band fronteggiata dal rapper, attore, nonché fan dei Sabbath Ice-T, che addirittura è presente con un paio di strofe rappate nell’introduttiva “Illusion of power”. L’idea di riportare il sound ruvido delle origini, purtroppo unita a una scarsa attitudine in cabina di regia e all’utilizzo di barre in rima in album dei Black Sabbath non poteva che tradursi in alzate di scudi su più fronti che avrebbero fatto presto finire l’album nel vortice oscuro delle cose da dimenticare.

Ma si sa, il tempo è galantuomo e le intenzioni di fondo per nulla malvagie, come la formazione Iommi, Martin, Powell, Murray che le avevano messe a puntino. Il nuovo lavoro di mix realizzato per l'occasione fa così emergere dettagli e sfumature che in prima battuta erano stati del tutto ignorati, rendendo in ultimo la giusta dinamica di groove, potenza e solidità. Undici brani in totale, compresa la bonus “Loser gets it all”, in cui risaltano finalmente riff granitici e un drumming poderoso, con brani se non proprio epici, sicuramente restituiti a una forma almeno più compiuta, tra cui spiccano la title track, “Get a grip”, “Rusty angels” e la sulfurea “Kiss of Death”.

L'anello mancante

“Anno Domini 1989-1995” è così, con questi quattro dischi, l’anello mancante della lunga storia dei Black Sabbath. Il box chiude quindi un vuoto spesso troppo in fretta dimenticato, schiacciato da dati di vendite non proprio esaltanti così come dalle personalità debordanti dei vocalist che si sono avvicendati nella band inglese. Eppure, mentre Ronnie James Dio e soprattutto Ozzy Osbourne conquistavano per popolarità lo status di vere e proprie icone sacre, Tony Iommi si è sempre dimostrato un tipo niente affatto arrendevole, anzi, senza mai mollare il colpo, tra nicchie e uscite in sordina, ha continuato testardamente ad andare avanti per la sua strada, perfino in solitaria, anche quando tutto sembrava procedere in senso contrario.

Con questo “Anno Domini”, il baffuto chitarrista rispolvera il suo periodo meno celebre, recupera dalle sue stesse ceneri un album molto discusso come “Forbidden” e rende allo stesso tempo un rispettoso omaggio al lavoro fatto insieme a Cozy Powell (scomparso in un incidente stradale nel 1998), così come restituisce finalmente il giusto tributo all’epopea di Tony Martin con i suoi Black Sabbath. Tutto in un colpo.

Tracklist

Headless Cross
01. The Gates Of Hell (01:06)
02. Headless Cross (06:29)
03. Devil & Daughter (04:44)
04. When Death Calls (06:55)
05. Kill In The Spirit World (05:11)
06. Call Of The Wild (05:18)
07. Black Moon (04:06)
08. Nightwing (06:36)
09. Cloak And Dagger (04:39)

Tyr
01. Anno Mundi (06:12)
02. The Law Maker (03:54)
03. Jerusalem (03:59)
04. The Sabbath Stones (06:48)
05. The Battle Of Tyr (01:08)
06. Odin’s Court (02:24)
07. Valhalla (04:42)
08. Feels Good To Me (05:44)
09. Heaven In Black (04:05)

Cross Purposes
01. I Witness (04:55)
02. Cross Of Thorns (04:33)
03. Psychophobia (03:12)
04. Virtual Death (05:48)
05. Immaculate Deception (04:13)
06. Dying For Love (05:50)
07. Back To Eden (03:54)
08. The Hand That Rocks The Cradle (04:28)
09. Cardinal Sin (04:18)
10. Evil Eye (05:59)
11. What’s The Use (03:09)

Forbidden
01. The Illusion Of Power (04:50)
02. Get A Grip (04:01)
03. Can’t Get Close Enough (04:32)
04. Shaking Off The Chains (04:07)
05. I Won’t Cry For You (05:24)
06. Guilty As Hell (03:30)
07. Sick And Tired (03:30)
08. Rusty Angels (05:14)
09. Forbidden (03:46)
10. Kiss Of Death (06:11)
11. Loser Gets It All (02:56)
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