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«YOUR MOTHER SHOULD KNOW: BRAD - Brad Mehldau» la recensione di Rockol

Brad Mehldau e i Beatles in versione piano solo

Dopo una carriera passata a rielaborare brani pop rock, il jazzista dedica un album ai Fab Four

Recensione del 22 feb 2023 a cura di Gianni Sibilla

Voto 7/10

La recensione

Era la seconda metà degli anni '90: un giovane pianista neanche trentenne iniziava a farsi notare nel mondo del jazz e non solo. Il percorso era quello classico: dischi con altri artisti, poi pubblicazioni con una propria formazione - altrettanto classica, il trio. Qualche originale e molti standard del canzoniere americano, sulla scia di maestri come Bill Evans e Keith Jarrett.

Poi, nel '98, esce "The Art of the Trio Volume Two", in cui compare una meravigliosa e lunga versione di "Moon river", la canzone di "Colazione da Tiffany". Lo stesso anno esce il terzo volume e - sorpresa - in scaletta ci sono un pezzo dei Radiohead ("Exit Music (For a Film)") e uno di Nick Drake ("River man").

Ora siamo abituati alle riletture di questo genere, ma al tempo mettere brani pop-rock in mezzo ai classici standard fu un'operazione coraggiosa. Brad Mehldau l'ha rifatto spesso, in carriera, rileggendo Jeff Buckley, Nirvana, Soundgarden, Oasis, Elliott Smith, persino i Massive Attack - affiancando questo percorso a composizioni originali e alternandosi tra piano solo (che nel frattempo è diventato ipermainstream), trio e incursioni orchestrali.

Un'altra costante nella sua carriera sono i Beatles: così, a 25 anni da quelle prime uscite nel repertorio pop-rock, Mehldau pubblica il suo primo album "monotematico": "Your mother should know" è dedicato ai Fab Four ed è la registrazione di un concerto in piano solo tenuto nel settembre 2020 alla Philharmonie di Parigi

In scaletta ci sono brani dei Beatles mai incisi in precedenza da Mehldau: materiale quindi nuovo. Il che è ovviamente un bene, ma un po' la mancanza di "classici" come "Blackbird" o "Dear Prudence" si sente. La scelta fatta per questo album è interessante perché punta sia su brani che permettono una rivisitazione più jazzata e ritmata (belle "I am the walrus" e "I Saw Her Standing There") sia su altri più melodici come la "finale" e stupenda versione da 8 minuti di "Golden slumbers".

Ho messo "finale" tra virgolette perché in realtà c'è una undicesima traccia che esula dal tema beatlesiano - ben rappresentato dalla copertina, con diverse foto di strisce pedonali. Una (peraltro bella) versione di "Life on mars" di Bowie: secondo le note, vorrebbe stabilire un collegamento tra i Beatles e gli autori che sono seguiti.
Una forzatura, ma perdonabile: " Your Mother Should Know" è un buon lavoro di un artista che, a suo modo, ha tracciato un percorso importante che ha contribuito ad abbattare la distinzione tra musica "popolare" e il jazz

Non è il suo lavoro migliore, non sono le sue riletture migliori: se andate su una qualsiasi piattaforma potrete tranquillamente farvi una playlist. Le mie preferite rimangono, oltre a "Moon river", "Paranoid android" e "Teardrop".  Ma è un'occasione per riscoprire un grande pianista e un genere ormai diffuso, nel suo interprete migliore.

Tracklist

01. I Am The Walrus (04:14)
02. Your Mother Should Know (02:18)
03. I Saw Her Standing There (03:54)
04. For No One (02:28)
05. Baby's In Black (07:19)
06. She Said, She Said (02:42)
07. Here, There And Everywhere (03:58)
08. If I Needed Someone (02:25)
09. Maxwell's Silver Hammer (06:42)
10. Golden Slumbers (08:17)
11. Life On Mars? (04:09)
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