Amore, politica, Mahmood e Jovanotti nel disco di Carmen Consoli

A quattro anni da "Volevo fare la rockstar" Carmen Consoli torna con un progetto discografico di canzoni inedite, in tre capitoli: Il primo, “Amuri Luci”, esce venerdì 3 ottobre e segna l’avvio di una trilogia che esplorerà diverse anime della sua musica: radici mediterranee pop-rock e cantautorato. Gli album escono per Warner Music tramite la sua Narciso Records: è la prima collaborazione della cantante con la major, che dagli esordi aveva sempre inciso per Universal.
“Amuri Luci” è un disco quasi interamente in siciliano – che Carmen ha spesso usato nella sua musica – ma arricchito da arabo, latino e greco. È un disco personale e politico, perché – come si diceva negli anni ’70 – il personale è politico. Non a caso, la presentazione alla stampa che si è svolta stamattina a Milano è stata in larga parte dedicata da Carmen Consoli a discutere di temi di attualità: “È una bella cosa che la gente scenda in piazza”, ha detto a proposito delle manifestazioni spontanee di ieri sera e stamattina a sostegno della flottilla di barche abbordata dall’esercito israeliano nelle acque internazionali al largo di Gaza. “Ieri sarei dovuta andare a letto presto per farmi bella per questo incontro e invece sono rimasta in piedi fino alle 4”, ha raccontato.
Privato e politico, italiano e siciliano
La dimensione politica è già presente nel disco, fin da “Amuri Luci”, la canzone che dà il titolo all’album e che è dedicata a Peppino e Giovanni Impastato. Consoli dice: “Si tratta di due sostantivi senza alcuna congiunzione: l’amore, quello autentico, profondo, vero, è un valore extrasociale su cui i governi non investono granché. Non genera alcun tipo di profitto e la luce è la conoscenza, la verità, la bellezza. Anche questo non è proprio una priorità nell’agenda dei nostri governanti”.
Consoli ha spiegato che il siciliano è la lingua che le permette di esprimere la parte più critica e sociale della sua scrittura: “in italiano mi veniva naturale raccontare sentimenti e introspezione, quasi sussurrando; il siciliano invece tira fuori il mio lato blues, perché è lingua di terra, nata per urlare il disagio”. Nei canti popolari, ricorda, non c’erano microfoni: “Bisognava farsi sentire nelle piazze, quasi gridare, ed è quello che accade anche oggi quando canto in siciliano: diventa un urlo di disappunto”.
Per Consoli la politica non è militanza di partico, ma testimonianza quotidiana: “Faccio parte di una comunità, di una polis, e cerco di essere utile vivendo nel modo più virtuoso possibile, mettendo il massimo impegno nel mio lavoro. Questo è già un atto politico”. Aggiunge anche un esempio concreto: “se avessi una barca partirei per portare aiuti a Gaza, ci metterei più tempo del governo italiano che ha i mezzi ma non agisce, ma lo farei lo stesso. Però come dice la mia amica Elisa, bisogna fare in fretta perché la gente sta morendo. Credo che ciascuno debba agire con ciò che ha, nel tempo che ha. E per essere chiari: io sono con il popolo di Israele, con quelli che sono contro quello che sta succedendo e che loro malgrado vengono associati al sionismo”.
Ritornare alle origini
Il disco intreccia mitologia, storia e leggende con il presente: la memoria di Peppino Impastato, la poesia struggente di Ibn Hamdis – poeta siculo-arabo dell’XI secolo esiliato –, le parole del giovane Ignazio Buttitta soldato, le voci femminili di Nina da Messina e Graziosa Casella. “Mi piacciono le lingue e mi piace fare ricerca delle radici, indagare le nostre origini dal DNA culturale. Se poi queste canzoni non passano in radio, me ne farò una ragione, ma è un lavoro che mi rende felice. Faccio questa ricerca per mettere insieme le voci nell’arco dei secoli e creare connessioni che non hanno nulla a che fare con le connessioni satellitari e tecnologiche, ma con un sentire profondo”.
Ospiti e musica registrata in presa diretta
Tre le collaborazioni: Mahmood presta la sua voce a “La Terra di Hamdis”, dove la poesia araba dell’XI secolo si intreccia con i drammi contemporanei delle migrazioni: “Volevo che ci fosse qualche collega a supportarmi. Su questa canzone ho pensato a Mahmood e lui si è molto appassionato. Sentire un ragazzo di Milano che canta in siciliano è stato molto bello, ha una grande precisione. Quello che denunciamo è che stiamo obbedendo a un dio, che non è quello cristiano o musulmano, ma è il dio denaro”, racconta.
Jovanotti compare in “Parru cu tia”, potente inno alla ribellione scritto da Buttitta e arricchito da un testo parlato di Lorenzo: “È emozionante il modo in cui si è prestato a fare questa follia, con umiltà, talento ed educazione, scrivendo questa esortazione a prendere se stessi in pugno”.
Infine, Leonardo Sgroi, giovane tenore del Maggio Musicale Fiorentino, duetta con Consoli in “Qual sete voi”, evocando lo scambio poetico tra Nina da Messina e Dante da Maiano.
Musicalmente, Consoli ha costruito un paesaggio sonoro che in certi momenti ricorda la world music italiana di De André e Pagani, con strumenti tradizionali e contemporanei. Il disco, racconta, è stato registrato in presa diretta al 70%: “Ho ritrovato una chitarra classica che apparteneva alla mia trisavola e ho iniziato a scrivere con quella. Ho portato le canzoni alla mia band e abbiamo condiviso questi giorni alle pendici dell'Etna, ingrassando in maniera smisurata – cucinava mia madre… – e arrangiando assieme le canzoni, suonandole. Abbiamo aggiunto solo poche cose dopo questa prima lavorazione”.
“Amuri Luci” sarà disponibile in digitale dal 3 ottobre, in edizione limitata CD-book dal 17 ottobre (con testi e racconti dell’autrice) e in vinile per Natale.
Per i prossimi capitoli della trilogia bisognerà attendere almeno il 2026: “L’unione delle tre anime dei dischi sarà il lavoro letterario e la ricerca sulla lingua attraverso il mito di Galatea e del ciclope innamorato che diventa umano, per poi tornare alla sua natura. Il primo disco racconta l’amore, mentre il secondo la tragedia: Polifemo rappresenta l’uomo di potere che pensa di potersi prendere tutto con la forza e nel secondo disco ammazza Aci, il pastore di cui Galatea è innamorata. Infine, il terzo disco racconterà la metamorfosi, con Galatea e Aci che si uniscono nell’acqua. Ci sto già lavorando, ma non ho fretta. Tanto non devo andare in radio, no?”.