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«DOGGEREL - Pixies» la recensione di Rockol

I Pixies e la maturità di "Doggerel"

Dopo oltre 35 anni di storia, la gioventù della band è finita?

Recensione del 02 ott 2022 a cura di Ernesto Assante

Voto 7/10

La recensione

Alla loro quarta pubblicazione della loro nuova vita, dopo “Indie City” del 2014, “Head Carrier” del 2016 e “Beneath the Eyrie” del 2019, i Pixies provano a mostrare maturità.
Sembra una cosa assurda da dire, vista la storia, anche clamorosa, della band di Black Francis, ma ascoltando “Doggerel” la prima sensazione che si ha è proprio quella di una band che avendo resistito alla maturità per oltre trentacinque anni, abbia alla fine ceduto all’idea che la ‘gioventù’, per quanto possa considerarsi un fatto mentale e non fisico, è forse finita.

E così il pregio migliore di questo ‘Doggerel’ è proprio nella maturità finalmente affermata da una band che non deve più far finta di essere ‘giovane’, ‘alternativa’, ‘indipendente’, non essendolo più.

Questo non vuole dire che i Pixies del 2022 abbiano ceduto terreno, che abbiano scelto di compromettere la loro attitudine, che siano cambiati o invecchiati, anzi a dire il vero ‘Doggerel’ forse suona più contemporaneo dell’album precedente, proprio perché Black Francis e i suoi compari mostrano maggiore libertà, tranquillità, sembrano fregarsene dei ruoli, dei generi, e accettano anche la ‘normalità’ con maggior leggerezza.

Ci sono tutti i Pixies che abbiamo amato, dunque, nulla è stato abbandonato, ma al tempo stesso c’è maggior consapevolezza, franchezza, immediatezza di quanto non ci fosse nel lavoro precedente. Ci sono canzoni più lunghe e complesse, orchestrate, scritte, ma nulla di artificiale o di prevedibile, in un album che scorre via con grandissima piacevolezza, con grande e nuova energia, con una maturità espressiva che migliora il risultato finale senza dubbio.

La dinamica tra i quattro, Francis, Lovering, Lenchantin e Santiago, è ancora esplosiva, anche quando il suono diventa più pop e immediato, l’energia è canalizzata diversamente e con saggezza e nulla, davvero, sembra fatto per caso nella produzione calibratissima di Tom Dalgety. Un buon album di una band più ‘vecchia’ e più ‘saggia’.

Tracklist

01. Nomatterday (04:11)
02. Vault of Heaven (03:59)
03. Dregs of the Wine (03:29)
04. Haunted House (03:31)
05. Get Simulated (03:18)
06. The Lord Has Come Back Today (02:41)
07. Thunder and Lightning (03:19)
08. There's A Moon On (02:50)
09. Pagan Man (03:01)
10. Who's More Sorry Now? (03:14)
11. You're Such A Sadducee (03:53)
12. Doggerel (04:38)
Schede:

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