
Aspettate a pensare ad un "ritorno al passato", se ascoltando "Seventh tree", il nuovo album dei Goldfrapp, in uscita domani, 25 febbraio, nelle orecchie vi sembri di percepire l'eco del fortunato "Felt mountain": "Certo, superficialmente è inevitabile accostarli", rispondono loro da dietro gli occhiali scuri (portati, va detto, in un seminterrato senza finestre, con i muri neri e le luci basse, nel bel mezzo di piovosa mattina di gennaio, a Milano), "Non ci sono i beat elettronici di 'Supernature', e le atmosfere sono più rarefatte. Ma, sentendolo bene, ci si accorge di come sia più ottimista e meno cupo di 'Felt mountain'. Del resto abbiamo iniziato a lavorarci alla fine del tour di 'Supernature', ed avevamo le orecchie stanche delle 'piene' strumentali che tutte le sere ci bombardavano sul palco. Così abbiamo pensato a qualcosa di più intimo e minimalista, ma che avesse anche un'impronta più sognante e psicheledica. Così, andando a ricerca di ascolti tra gli scaffali dei negozi di dischi, ci siamo imbatutti in Nick Drake, che - a livello di ispirazione - per le session di 'Seventh tree' è stato il nostro faro". Session alle quali ha partecipato anche Flood, leggendario produttore già alla corte di - tra gli altri - U2, Cure e P.J. Harvey: "Era stato informato del fatto che noi abbiamo sempre preferito lavorare per conto nostro, senza ingerenze esterne", dice Alison, "E' sempre stato molto gentile e delicato, non ha mai tentato di imporci nulla. Ha suonato un po' i synth, ma - più che altro - ci interessava il suo parere sulle canzoni, che già esistevano - sia come struttura che come sound - anche prima di mettere piede in studio". I riferimenti alla natura sono costanti negli album firmati dal duo londinese: curioso, per una band che di bucolico ha ben poco... "Beh, cercare di conciliare l'istanza tecnologica e l'attrazione verso la natura è una delle caratteristiche peculiari dei Goldfrapp. La predilizione per l'analogico, e quindi per un suono generato fisicamente e non digitalmente, in un certo senso, è un richiamo alla natura. Ma è anche un qualcosa di più profondo: e proprio perché sentiamo questo legame molto forte siamo preoccupatissimi per la situazione attuale. E' un tema che ci interessa molto, pur non avendolo mai trattato direttamente nei nostri dischi. Credo che sia davvero nostro compito mobilitarci e fare la nostra parte, usando per esempio auto elettriche. Sappiamo bene che non è facile: noi stessi, in passato, abbiamo concesso le nostre musiche per la pubblicità di automobili. Le cose continuano a peggiorare, e penso che davvero sia arrivato il momento di avere paura". Si sdrammatizza tornando a parlare di musica: che progetti ci sono, per il tour? "Inizieremo a provare la prossima settimana, e per ora l'unica data fissata è quella alla Union Chapel, a Londra, il prossimo 4 marzo: la serie di date non è ancora stata fissata, quindi è forse un po' prematuro parlarne. Possiamo solo dirvi che sul palco saremo minimali proprio come su disco. Niente fronzoli: ci sarà solo quello che serve".
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