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Björk, i 60 anni di un'artista che trasforma il suono in visione

Compie oggi gli anni l’artista islandese, che ha ridisegnato i confini della musica e dello sguardo
Björk, i 60 anni di un'artista che trasforma il suono in visione

Ci sono artisti che seguono una linea retta, ordinata e cronologica. E poi c’è Björk, la cui traiettoria parte negli anni Settanta, quando una ragazzina di Reykjavík incide il suo primo album nel 1977, e arriva fino all’oggi, capace di parlare alle artiste più influenti della contemporaneità, di intrecciare tradizione e futuro come fossero la stessa cosa. La rivoluzione di Björk non è un evento del passato, ma è un processo continuo che attraversa i decenni e continua a generare forme nuove. Lo dimostra, tra le molte cose, la recente collaborazione dell’artista islandese con Rosalía nel brano "Berghain", incluso nell’album della cantautrice catalana "Lux" (qui la nostra recensione). Avviene qui un incontro tra due generazioni di visionarie, accolto con l’entusiasmo che Björk stessa ha voluto condividere pubblicamente, scrivendo che è "davvero emozionante vedere questa donna crescere: congratulazioni a lei per questo album incredibile, che attraversa i generi con la grazia delle arti marziali; il suo concept è feroce!". Questo atto d’ammirazione racconta molto di Björk Guðmundsdóttir, nata il 21 novembre 1965 a Reykjavík, in Islanda, la quale si è imposta come un’artista che non teme di riconoscere il valore delle altre e che, allo stesso tempo, continua a essere un punto cardinale per chiunque oggi provi a reinventare la musica.

E se è vero che il mondo la scoprì nei Novanta, quando "Debut" e "Post" la imposero come l’icona di un alt-pop ipercontemporaneo, libero da gerarchie e generi, la traiettoria di Björk non ha mai conosciuto né linearità né compiacenza. Dalle architetture vocali di "Medúlla" all’intimismo microscopico di "Vespertine", fino alle torsioni elettriche di "Volta" e alle anatomie sonore di "Biophilia", la musicista islandese ha costruito un sistema estetico in cui elettronica, natura e corpo diventano un’unica cosa, un organismo vivente che cambia forma a ogni disco".
La sua presenza visionaria attraversa non solo la musica, ma anche il cinema, in cui Björk si è immersa grazie alla partecipazione al film indipendente "The Juniper tree" nel 1990, fino a collaborare con Lars von Trier - senza addentrarsi nelle rivelazioni che l’artista fece nel 2017 su un “regista danese” - in "Dancer in the dark" nel 2000, ruolo che le valse il premio come migliore attrice al Festival di Cannes. E più recentemente in "The Northman" nel 2022, dove, insieme alla figlia Ísadóra Bjarkardóttir Barney, si è mossa tra le visioni di Robert Eggers, uno dei registi più interessanti del cinema contemporaneo, oggi al centro della rinascita del gotico internazionale. In quel film Björk interpretava la veggente: una figura quasi mitica, avvolta in costumi che sembravano provenire da un altro mondo, o forse dal cuore stesso della sua islandesità.

Il cammino musicale non si è mai arrestato, continuando in una tensione tra corpo e cosmo. Dopo gli esordi con i Sugarcubes e l’esplosione degli anni Novanta, Björk ha attraversato estetiche e idee con la naturalezza di chi cammina tra elementi. Con "Vulnicura" nel 2015 ha dato al dolore una forma sonora ferita e trasparente, uno dei suoi album più vulnerabili: "Parla di ciò che potrebbe accadere a una persona alla fine di una relazione. Si parla dei dialoghi che possiamo avere nelle nostre teste e nei nostri cuori, e dei processi di guarigione", aveva raccontato l'artista presentando il disco. Proprio da quella fragilità, nel 2017 è nato "Utopia", un disco in cui i flauti diventano respiro, comunità e promessa su un’isola immaginaria costruita attraverso un linguaggio nuovo, luminoso. Nel 2022 è quindi arrivato "Fossora", per compiere un viaggio nella terra e nei suoi strati profondi, attraversando la perdita e l’elaborazione, fatto di suoni che vibrano sotto i piedi come se provenissero da camere sotterranee piene di vita. Poi, si è aperta la stagione di "Cornucopia", uno spettacolo, diventato poi film concerto e album dal vivo, tratto da un tour iniziato nel 2019 e concluso nel 2023, passato anche dall’Italia con date a Milano e Bologna. Un’esperienza immersiva che ha voluto ripensare il concetto di live grazie all'unione di teatro digitale, installazione, multiverso sonoro in cui fiati, arpe, elettronica e percussioni convivevano sotto un’unica cupola immaginifica.
A Milano, come raccontavamo su Rockol, Björk era un'installazione artistica dal vivo. Lo show si nutriva soprattutto delle canzoni di "Utopia", arricchite dai brani di "Fossora", giocando sull’incanto.

Sessant’anni dopo il suo debutto in un Paese che all’epoca sembrava lontanissimo dal resto del mondo musicale, Björk continua a incarnare l’idea che l’arte sia metamorfosi, lasciandosi andare a un movimento costante, un dialogo tra radici e futuro, un laboratorio in cui ogni gesto sonoro può diventare racconto, geografia, visione. Nel giorno del suo compleanno, la certezza è che, anche oggi, mentre le generazioni più giovani cercano nuove grammatiche per esprimersi, Björk rimane, a ricordarci che la musica, come la vita, non è mai un luogo stabile, ma una forma in continua invenzione.

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