Cosa possiamo aspettarci di nuovo dagli Arctic Monkeys?

C’è un brivido di emozione che percorre il silenzio quando una band come gli Arctic Monkeys sembra sul punto di tornare, dopo un’attesa che non si nutre di certezze ma di segni, di dettagli apparentemente marginali che i fan trasformano in indizi. Come ogni volta che Alex Turner e compagni spariscono dietro il sipario della discrezione, la loro assenza diventa un linguaggio da decifrare: il logo che ricompare sul sito ufficiale al posto delle immagini dell'ultimo album, "The car" (qui la nostra recensione), un link per iscriversi a una newsletter che prima non c’era, voci insistenti di nuove sessioni in studio prenotate per novembre, la nascita di una nuova società, la "Bang Bang Recordings LLP", che prende il posto della più effimera Bang Bang Tour Services LLP. Tre indizi, forse prove, forse suggestioni, a cui si aggiunge il recente post di Josh Homme dei Queens of the Stone Age, che sono più che abbastanza per alimentare la macchina dell’hype, che da sempre accompagna la formazione di Sheffield.
Gli indizi su un possibile nuovo album
Nei fan, la speranza che gli Arctic Monkeys si stiano preparando a pubblicare nuova musica, ha iniziato ad accendersi all’inizio del mese di agosto, alimentata da piccoli ma significativi segnali che hanno rapidamente preso corpo come indizi. Il primo di questi è stato il sito ufficiale della band, dove improvvisamente sono scomparsi tutti i riferimenti a "The car", sostituiti unicamente dal logo della band, mentre compariva un nuovo link per iscriversi alla newsletter: un dettaglio che, per gli ottimisti, poteva annunciare un imminente annuncio.
A questo si è aggiunto il secondo indizio, riportato su X/Twitter dall’account "Has It Leaked", noto per le sue indiscrezioni spesso confermate. Secondo quanto scritto in un post, il gruppo avrebbe prenotato diverse sessioni in studio per il mese di novembre, nonostante i vari impegni solisti ancora confermati dei membri. Infine, il terzo indizio – seppur non ufficiale – riguarda la creazione di una nuova società, la "Bang Bang Recordings LLP", fondata il 6 agosto dai quattro componenti del gruppo, a pochi mesi dalla chiusura della precedente "Bang Bang Tour Services LLP". Per molti fan - come accade anche con altre realtà, come i Radiohead -la chiusura della società dedicata ai tour e la nascita di quella nuova segnala un possibile ritorno in studio, segno che il focus della band potrebbe essere già rivolto a un nuovo album.
Me guessing and hoping - Full summer tour 2026.
— Has it Leaked (@hasitleaked) August 5, 2025
Il post di Josh Homme
Ad aggiungersi ai segnali secondo cui qualcosa in casa Arctic Monkeys si sta muovendo, è il recente post condiviso da Josh Homme sui social dei suoi Queens of the Stone Age. Il rapporto del 52enne musicista con la band di Alex Turner si è evoluto a partire dal 2009, quando produsse insieme a James Ford il terzo album "Humbug", per poi contirbuire a "Suck it and see" e "AM" , oltre a suonare dal vivo in diverse occasioni con il gruppo. Homme e la sua band si trovano in questi giorni nella città natale degli Arctic Monkeys per due grandi concerti al Rock N Roll Circus, in programma il 27 e il 28 agosto. Già alla vigilia degli show, il frontman dei QOTSA aveva condiviso i suoi piani per il tempo libero a Sheffield, dichiarando in un’intervista recente: "Voglio solo andare davanti alle case d’infanzia di tutti i ragazzi degli Arctic Monkeys, fare delle foto e poi mandargliele". Stando al video condiviso su Instagram, in cui appare davanti a quelli che definisce ironicamente dei “luoghi simbolo” legati alla band, il desiderio di Homme si è avverato. Nella clip, realizzata con tono scherzoso, Josh mostra prima il Municipio di Sheffield presentandolo come "la casa di Matt Helders”, per poi passare a un vecchio condizionatore rotto e abbandonato, che dice provenire dall’“infanzia di Jamie Cook”. Arrivato poi in Millennium Square, Homme indica le fontane a sfere d’acciaio – omaggio alla tradizione siderurgica della città – e le ribattezza “l’Istituto dei testicoli per legalmente folli”. Prosegue quindi con la clip di un bambino, che definisce “una statua vivente di Nick O’Malley”, e con la finestra che “Alex Turner ha sporcato da bambino”.
L'omaggio agli Arctic Monkeys nella loro città natale era avvenuto anche dal palco la sera del 27 agosto, quando in concerto Homme ha salutato direttamente la band: "Abbiamo amici di lunga data qui, gli Arctic Monkeys, e sapevo che questo è il posto giusto".
Josh Homme mentioned Arctic Monkeys at the Rock n Roll Circus in Sheffield 🎪
— Arctic Monkeys Japan (@ArcticMonkeysJP) August 28, 2025
cr: nicholamoreland pic.twitter.com/QQTkVzVuzi
Contemporaneamente si sono alimentate le voci su una possibile presenza di Turner e soci al concerto dei Queens of the Stone Age e a Sheffield, dopo che alcuni fan hanno condiviso foto dei membri della band in città.
Alex with a fan yesterday in Sheffield
— Arctic Monkeys Japan (@ArcticMonkeysJP) August 27, 2025
📷 george_wish pic.twitter.com/kOSj5yTnPf
Arctic Monkeys: ogni album è un atto di metamorfosi
Gli Arctic Monkeys hanno costruito la loro carriera sull’imprevedibilità, su quella capacità di spiazzare che li ha resi una delle realtà più affascinanti e mutevoli degli ultimi vent’anni. Il debutto del 2006, "Whatever people say I am, that’s what i’m not", era un diario urbano scolpito nell’indie rock, un ritratto vivido della vita notturna di Sheffield, con Turner in veste di cronista ironico e tagliente. Il primo album della band era stato un esordio tanto travolgente da generare epigoni immediati e goffi, eppure già lasciato alle spalle con il successivo "Favourite worst nightmare", meno grezzo forse, ma necessario per non restare intrappolati nel mito del debutto. Da lì in avanti, ogni disco è stato un atto di metamorfosi. Con "Humbug" del 2009 la band ha abbracciato le atmosfere psichedeliche e desertiche prodotte da Josh Homme, aprendosi a un immaginario più oscuro. Grazie al successivo "Suck it and see" del 2011, il gruppo ha sperimentato anche un lirismo più luminoso, che ha poi trovato la sua controparte muscolare e seducente in "AM", l’album che nel 2013 li ha proiettati nell’Olimpo globale grazie a riff pesanti e a un’estetica da biker rock, con Alex Turner che ha fatto tesoro della lezione di Josh Homme recuperando quel carisma da rocker guascone, capace di conquistare finalmente anche il mercato americano. Poi è arrivato un nuovo cambiamento non appena ha visto la luce "Tranquility base hotel & casino" cinque anni dopo, con un concept sofisticato, scritto al pianoforte, intriso di metafore, che divise pubblico e critica ma consolidò la vocazione degli Arcti Monkeys a spingersi sempre oltre. Fino a "The car" del 2022, che ha rivelato una nuova eleganza della band, dai tratti orchestrali, dove Turner ha vestito i panni di crooner enigmatico, muovendosi tra architetture musicali raffinate e testi a tratti criptici, per qualcuno affascinanti, per altri compiaciuti.
Come dovrebbe suonare il nuovo?
Ed è proprio questa attitudine a non ripetersi che rende arduo immaginare cosa potrebbe venire dopo. Come dovrebbe suonare un nuovo album di Alex Turner e soci è una domanda a cui ognuno potrebbe dare una propria risposta. Seppur la maggioranza indichi "AM" come il lavoro meglio riuscito della band o il disco della svolta, che è ormai uno degli album simbolo e di maggior successo della formazione britannica, la verità è che non esiste un “album migliore” degli Arctic Monkeys. Ogni disco è un universo a sé: c’è chi resta fedele alla frenesia ruvida dell’esordio, chi celebra la sensualità di "AM", chi difende "Tranquility base hotel & casino" come fosse un’opera d’arte e chi ha trovato la propria maturità in "The car" dopo essere cresciuto insieme a Turner e soci abbandonando l'adolescenza ed entrando nell'età adulta. Non c’è un vertice unico, ma una costellazione di picchi diversi, e per questo non c’è neanche uno stile obbligato a cui tornare.
Forse il futuro della band non sarà un ritorno alle origini né la reiterazione delle ultime sperimentazioni; forse sarà ancora una volta qualcosa di inatteso, il frutto di quelle sessioni in studio di cui già si mormora, o dell’ombra silenziosa di una nuova società che, a detta di molti, annuncia l’inizio di un nuovo capitolo. L’unica certezza, in fondo, è che gli Arctic Monkeys non hanno mai scritto due volte lo stesso album. E che ogni volta, nel bene o nel male, hanno rimesso in gioco le proprie carte, invitando chi li ascolta a fare altrettanto.