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“Electric Nebraska” e Springsteen, tra storia e leggenda

L’altro volto di un capolavoro, in attesa che veda la luce
“Electric Nebraska” e Springsteen, tra storia e leggenda
Credits: Rob DeMartin

Una copertina con scritte rosse e nere, una foto in bianco e nero sfuocata. Canzoni oscure e registrate su un 4 piste in una disadorna camera da letto del New Jersey, all’inizio del 1982. “Nebraska” fu una svolta radicale nella carriera di Bruce Springsteen: dopo “The River”, smetteva di essere il Boss di una band e si trasformava in un cantastorie di murder ballads, un “man in black” ispirato dalle radici country ma anche dall’elettronica cupa dei Suicide. Un momento cruciale nella carriera di quella che solo due anni dopo sarebbe diventata la più grande star del rock del decennio: non è un caso che il biopic su Springsteen che uscirà fine ottobre si concentrerà proprio su questo tormentato periodo.

A lungo si è favoleggiato dell’esistenza di una sua versione alternativa: un “Nebraska” elettrico, inciso con la E Street Band per dare un’altra veste a quelle canzoni. Se ne torna a parlare anche perché circolano voci sulla pubblicazione di un’edizione espansa di “Nebraska” a ottobre, in congiunzione con l’uscita di “Deliver Me from Nowhere”, il film. Le voci indicano anche una nuova versione di “Nebraska” incisa e firmata live in un teatro vuoto nel 2025, sul modello di quella performance che accompagnò la ristampa di “Darkness on the Edge of Town” - nessuna conferma ufficiale, la linea tra "leak" e wishful thinking dei fan è molto sottile.
“Electric Nebraska” è una leggenda? Sicuramente, ma sappiamo anche che quelle canzoni esistono davvero: sono chiuse in un archivio. E forse, presto, un giorno vedranno la luce.

La nascita di un disco “casalingo”

Come racconta lo stesso Springsteen nella sua autobiografia “Born to Run”, l’idea di “Nebraska” nacque per caso: stava semplicemente cercando di capire se le sue nuove canzoni funzionassero, e così chiese al suo tecnico Mike Batlan di procurargli un registratore 4 piste per lavorare a casa: un Teac, uno dei primi modelli casalinghi per ottenere registrazioni semi-professionali multitraccia senza andare in uno studio di registrazione. Il risultato furono incisioni acustiche scarne e crude, imperfette ma dotate di una forza emotiva impossibile da ricreare in un altro contesto.

Quelle demo, nate senza intenzione di diventare un disco, finirono invece per essere pubblicate così come vennero incise, dopo essere state trasferite su un registratore rotto, che ridusse la velocitò originale. Il "master" di Nebraska fu proprio la cassettina originale che Springsteen si portava in giro tasca, senza custodia. Ma nel mezzo c’era stata una tappa intermedia: Bruce cercò di ricreare le canzoni con la E Street Band. “Andai in studio, ci portai la band per registrare di nuovo quelle canzoni e mixarle, e riuscii solo a peggiorare il tutto. I personaggi erano scomparsi”, ha raccontato a Warren Zanes in “Liberami dal nulla”, il libro dedicato a “Nebraska” a cui è ispirato il film.

Electric Nebraska: mito o realtà?

Dell’esistenza di “Electric Nebraska” si parla da anni. Lo stesso Springsteen ne accenna brevemente nella sua autobiografia, e “Liberami dal nulla” ne conferma i contorni. Difficile dire in quale forma esistano, se come canzoni isolate o come un album completo, ma i nastri “elettrici” non sono solo una voce di corridoio. Max Weinberg, batterista storico della E Street Band, ha recentemente ribadito l’esistenza di quelle registrazioni: “Si dice che non fossero suonate bene, ma la verità è che le suonammo dannatamente bene. Le tracce esistono, sono lì. Spero che un giorno possano vedere la luce”, ha dichiarato in un’intervista al Times.
Anche Roy Bittan, tastierista della band, ha confermato l’esistenza di un “Nebraska” elettrico in un’intervista a Rolling Stone: “Suonammo tutte quelle canzoni. E sono versioni bellissime. Ma Bruce aveva una visione precisa”.

Springsteen stesso, a lungo restio a parlare di quella versione alternativa, ha recentemente ammesso la sua esistenza. In una recente intervista a Rolling Stone USA ha prima smentito, poi confermato: “Posso dirti subito che non esiste. Posso dirti che nei nostri archivi non c’è niente che si possa considerare un ‘Nebraska’ elettrico. Abbiamo provato a registrare qualche canzone con la band, versioni elettriche di ‘Nebraska’, forse qualcos’altro, non ricordo bene. Ma quel disco semplicemente non esiste. Non c’è un Nebraska elettrico al di fuori delle versioni che sentite in concerto”, ha risposto a domanda diretta di Andy Green.
Un mese dopo, il giornalista ha ricevuto un messaggio in segreteria: “Ciao Andy, sono Bruce Springsteen. Solo per dirti che ho controllato nei nostri archivi e in effetti c’è un ‘Nebraska’ elettrico, anche se non contiene tutte le canzoni dell’album”.

Perché non è mai uscito?

La scelta di non pubblicare quelle versioni con la band fu artistica, non tecnica. Come spiega Zanes nel suo libro, “Nebraska” è nato come atto di rifiuto, come gesto punk fatto da un artista major. In un momento in cui tutti aspettavano il successore trionfale di “The River”, Springsteen era alla ricerca di se stesso, di cosa voleva diventare e di come voleva essere percepito: pubblicò un disco minimale, con storie di serial killer, condannati a morte, poliziotti e  di case sulla collina irraggiungibili per un appartenente alla working class. In aperto contrasto con le logiche di mercato: sapeva che sarebbe diventato una grande rockstar, ma scelse di rimandare il momento.

Con l’arrivo del cofanetto “Tracks II” e della serie Lost Albums, il nome di “Electric Nebraska” è tornato in circolazione – facendosi notare per la sua assenza – a favore del progetto solista delle sessioni casalinghe dell’83, che aprono il cofanetto e che furono una tappa intermedia prima di "Born in the U.S.A.".
È probabile che un giorno quelle registrazioni vedano la luce, magari proprio come pubblicazione parallela al documentario tratto dal libro di Zanes, in uscita in autunno, magari assieme ad altre outtake acustiche che invece girano sotto forma di bootleg da anni tra i fan. Sapremo tra non molto se “Electric Nebraska” è realtà o leggenda.

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