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Ha ragione Elton: i Fontaines D.C. sono la miglior band di oggi

Dopo Bologna e Roma, al Carroponte di Milano sono 12 mila i “romantici”.
Ha ragione Elton: i Fontaines D.C. sono la miglior band di oggi

Quando all’inizio del loro percorso li intervistammo e iniziammo a parlarne, ormai sei anni fa, nel silenzio di buona parte dei media di settore, in diversi ci scrivevano “ma chi sono questi?”, “spariranno”, “fanno musica già sentita”. Il solito buon costume dei social. Ne abbiamo seguito le tracce, le imprese, arrivando fino a sbilanciarci, anche lì in mezzo alle polemiche, definendo “Skinty Fia” del 2022 un capolavoro, uno dei dischi più belli degli ultimi anni. Giudizio, tra l’altro, immutato. I Fontaines D.C. oggi sono una della band più rilevanti al mondo, Elton John l’ha definita semplicemente “la migliore in circolazione”, lodando anche il loro ultimo progetto “Romance”, uscito nel 2024. Un album più pop-rock, più melodico, che ha permesso al gruppo capitanato dall’elettrico Grian Chatten, di aprirsi a un pubblico vastissimo e di fare il grande salto. Il disco giusto nel momento giusto.

Con l’Italia, i Fontaines D.C. hanno un rapporto speciale, lo dimostrano le tante date in programma in questi anni, fino a un Carroponte, a Sesto San Giovanni, sold out da una marea di tempo, con dodici mila persone presenti, dopo le date di Bologna e Roma. Un trionfo (peccato per la scarsa visibilità del palco al Carroponte e tutti i problemi organizzativi che hanno reso quasi invivibile l'appuntamento per molti fan). La scaletta in programma è molto simile a quella dello scorso novembre all’Alcatraz, quando il concerto non fu proprio pulitissimo. In più, da segnalare, c’è uno dei nuovi singoli “It's Amazing to Be Young”, all’inizio totalmente sottovalutato e oggi diventato, in pochi mesi, uno dei loro pezzi più sognanti. I motivi per vederli dal vivo sono diversi e solidi. Per prima cosa i Fontaines D.C. suonano dall’inizio alla fine con un’attenzione notevole alle sfumature del suono. Non è una questione di virtuosismi, ma di sostanza. Quello che viene sprigionato dagli strumenti della band è qualche cosa di riconoscibile, avvolgente, che non ha mediazioni e che non utilizza mezzucci per sembrare più cool.

Dal principio ai saluti finali, il gruppo trasporta in una precisa dimensione, che non vuol dire slegarsi dalla realtà, ma aprire una porta dentro di essa per esplorarla con lucidità. Non è finita. I testi come mantra per compiere esorcismi, la scenografia, tra luci e schermi, che accompagna la performance nevrotica, agitata, sentimentalmente irruenta del cantante, sono le colonne su cui si fonda il secondo motivo per cui meritano di essere vissuti da sotto un palco. E qui è custodito un altro aspetto del loro modo di fare musica, oltre a un’altra ragione per seguirli: la visceralità. I Fontaines scivolano sulla pelle, entrano dentro e sembrano stringere gli organi, in un mix di piacere e dolore. C’è dell’esistenzialismo in quello che suonano, del romanticismo. Un romanticismo, un amore che “forse è un luogo”, come cantano in “Romance”, uno spazio sicuro in cui tutti sono una cosa sola mentre fuori il mondo urla e brucia, come ci ricordano da anni, con forte impegno, chiedendo fine della guerra e dei massacri a Gaza. I Fontaines sono anche questo: portano da un’altra parte con i loro suoni onirici, ma non dimenticano mai la realtà.

Scaletta: 
Here's the Thing
Jackie Down the Line
Televised Mind
Boys in the Better Land
Roman Holiday
Big Shot
Death Kink
Before You I Just Forget
It's Amazing to Be Young
Hurricane Laughter
Bug
Nabokov
A Hero's Death
Big
Favourite
Romance
Desire
In the Modern World
I Love You
Starburster

 

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