Eurovision Song Contest, vince JJ (Austria). Lucio Corsi quinto

Un Eurovision “normale”: dopo le polemiche dell’anno scorso, quest’anno è filato tutto liscio, almeno in superficie. E tutto anche un po’ prevedibile, almeno per lo spettacolo. Qualche sorpresa invece per la competizione musicale: ha vinto l’Austria e JJ, con il pop operistico “Wasted Love”; la Svezia, favorita alla vigilia, solo 4°.
L’Italia di Lucio Corsi e “Volevo essere un duro” ha ottenuto un buon risultato, un 5° posto, con 256 punti (159 punti dalle giurie, 97 dal televoto). Due posizioni in più del 2024, quando arrivammo 7° con Angelina Mango - ma con 12 punti in meno dell’anno scorso.
Nella classifica generale secondo Israele (Yuval Raphael, “New Day Will Rise”), terza l’Estonia con Tommy Cash ed “Espresso macchiato”. Ultimo San Marino e Gabry Ponte con 27 punti (di cui 9 dalle giurie e 18 dal televoto, di cui 12 dall’Italia).
L’Austria ha vinto il voto delle giurie con 258 punti, contro i 214 della Svizzera, che poi ha preso 0 punti dal televoto. Israele invece ha vinto il televoto con ben 297 voti, ma non è bastato per superare l’Austria.
Ecco i Top e i Flop della finale e dell’edizione 2025 di Eurovision.
Top: Lucio Corsi
Un alieno ad Eurovision Song Contest. Come diciamo ogni anno: il tifo nazionale ci fa percepire come capolavori le nostre canzoni e baracconate tutte le altre: succede ad ogni paese… Ma mettete a fianco “Volevo essere un duro” e “Tutta l’Italia” e capite. Poi, a Eurovision è Lucio Corsi l’eccezione, il pop massimalista è la regola. Qualche anno fa, una scelta simile aveva funzionato con il Portogallo, che nel 2017 aveva vinto con “Amar pelos dois” di Salvador Sobral, una canzone che aveva esplicitamente preso le distanze dalla “musica con i fuochi d’artificio”. Quest’anno è andata comunque bene a Lucio Corsi: il 5° posto è un ottimo risultato e ci conferma in top 10 come ormai da molti anni.
Top(o) Gigio
Lucio Corsi ha rifatto la sua maglietta in versione Eurovision: “I wanted to be a tough guy”, con i Looney Tunes. Ma l’Italia non ha tradito Topo Gigio, coinvolto come "spokemouse". Ha annunciato i 12 punti del nostro paese, assegnati all’Inghilterra. I nostri 12 punti del televoto sono invece andati a San Marino.
Flop: i nuovi regolamenti
Dopo i disastri comunicativi dell’anno scorso – polemiche politiche, un concorrente escluso dalla finale – l’organizzazione di EBU ha cercato di tenere tutto sotto controllo: sono stati introdotti dei regolamenti di condotta molto rigidi che, è stato spiegato a inizio manifestazione, non erano “misure punitive ma di responsabilizzazione”. Le bandiere erano vietate sul palco e si sono viste poco tra il pubblico, se non quelle ufficiali. I fischi, quando ci sono stati (e ci sono stati), non si sentivano. Si continua a far finta che questo sia un evento apolitico: abbiamo visto un Eurovision neutrale come la Svizzera, in un mondo che invece è in mezzo ai conflitti. Ma solo in apparenza: Israele ha partecipato con Yuval Raphael, sopravvissuta all'attacco terroristico di Hamas. Spesso fischiata, Israele ha vinto al televoto.
Top e flop: lo spettacolo e le performance
Eurovision vive sul confine tra il trash e il camp, tra l’imitazione di cattivo gusto e l’eccesso consapevole e autoironico. Ha una produzione di livello altissimo, che quest’anno si è vista soprattutto nel palco mastodontico, una cornice che dava un effetto di profondità alle performance: chi lo ha saputo usare - come la canzone vincitrice, quella austriaca - ha creato davvero un grande spettacolo. Videoclip dal vivo in sequenza rapidissima: non è un modello replicabile a Sanremo, perché qua è tutto in playback tranne le voci – è la premessa per mantenere un ritmo che al Festival non potrà mai avere. In questo Eurovision rimane davvero unico.
Peccato per il resto, però: quest’anno lo spettacolo costruito attorno alle canzoni è stato poca cosa, con scelte molto autoreferenziali. Si sono viste cose come Michelle Hunziker che cantava “Nel blu dipinto di blu” in versione Gipsy Kings (o meglio, si sarebbe dovuto vedere, perché la RAI ha mandato la pubblicità…) e dopo ha aperto il televoto cantando “Votate” sulle note di “Volare”… I siparietti della Svizzera che si autocelebrava hanno raggiunto nuove vette, con forchette da fonduta giganti sul palco. Poi un medley di canzoni svizzere ad Eurovision che nessuno si ricordava – ma nessuna traccia di Céline Dion, che partecipò e vinse per la Svizzera nel 1988, con “Ne partez pas sans moi”.
Flop: le canzoni
Non sono il centro di Eurovision, ma quest’anno erano davvero brutte. Ho fatto il conto: esclusa l’Italia, sulle altre 25 della finale se ne salvavano 3, forse 4: il gruppo dei cantautori portoghesi NAPA con la beatlesiana “Deslocado”, l’elettronica raffinata (troppo, per ESC), degli albanesi Shkodra Elektronike. Nel campo del pop non male quello classico della Germania e la canzone-meme di Tommy Cash, che almeno si prende poco sul serio e aveva una bella messa in scena.
Le canzoni peggiori: la girl band inglese Remember Monday, un po’ musical, un po’ Queen riscritti dall’intelligenza artificiale: 0 punti dal televoto, accolto con un dito medio da una delle cantanti… Il folk-EDM degli islandesi VÆB (che sembra uscito dal film parodia su Eurovision di qualche anno fa, con Will Ferrell, con protagonisti proprio gli islandesi). La finlandese che cantava “Ich komme” su un microfono gigante con fuochi d’artificio andava oltre al trash, così come il drago della Polonia, che sembrava uscito da “Game of Thrones”. E anche la Svezia, con la canzone sulla sauna dei KAJ, davvero terribile. Non scherzava la Francia, che ogni anno sceglie una parola-stereotipo e la canta con molta enfasi: quest’anno era “Maman”.
Alla fine "Wasted love", la canzone austriaca di JJ che ha vinto, era tra le meno peggio: molto, troppo epica, ma la messa in scena era decisamente spettacolare.