“Sable, fable” sarà l’epilogo per Bon Iver?
 
                                                    A sei anni di distanza dall’ultimo “I, I”, e dopo aver collaborato intensamente con Taylor Swift (al dittico del 2020 “Folklore” e “Evermore”) e collezionato duetti con Travis Scott, Zach Bryan e addirittura Charli XCX (nel remix di “I Think about it all the time”, una delle tracce di “Brat”), questo venerdì Bon Iver pubblicherà un nuovo album di inediti. Si intitola “Sable, fable”, arriva dopo l’Ep dello scorso anno “Sable” ed è stato annunciato come «un epilogo». Nel presentare il disco, Justin Vernon - tradizionalmente enigmatico, criptico ed elusivo - ha usato proprio questa espressione. «“Sable, fable” inaugura il prossimo capitolo di Bon Iver: l’epilogo», si legge nel comunicato diffuso dall’ufficio stampa del cantautore statunitense, eroe dell’indie degli ultimi vent’anni. Tanto è bastato per far partire decine di discussioni su Reddit intorno al progetto. E al futuro di Bon Iver. Che sembra avvolto da una nebbia di mistero.
Vernon non ha fornito altre informazioni, evitando di chiarire in cosa esattamente “Sable, fable” rappresenterà una chiusura del cerchio per Bon Iver. Una mossa di marketing per provare a conquistare l’attenzione dei media e, di conseguenza, del pubblico, alludendo a un possibile addio alle scene? È un’ipotesi che non va esclusa. Ma come ricordato dai fan più attenti, già lo scorso ottobre, nelle note di copertina dell’Ep “Sable”, Bon Iver si riferiva all’atto di produrre musica con il nome Bon Iver come all’«interpretazione di una parte». Nei pezzi dell’Ep, tre in tutto, diceva di «spogliarsi» dalle sovrastrutture elaborate che caratterizzavano il progetto Bon Iver per produrre pezzi intimi, composti - per la maggior parte - solo dalla sua voce e da una chitarra acustica: una sorta di ritorno alle origini, per chi lo segue dai tempi di “For Emma, forever ago”. A novembre, poi Vernon aveva lanciato un misterioso sito web chiamato “Counterpart” (in italiano “controparte”), con il quale sembrava aprire i casting per la ricerca di un nuovo Bon Iver: «Chi altro potrebbe incarnare il ruolo di Bon Iver?». Nel sito si leggevano frasi del tipo: «Hai un amico che assomiglia a Justin Vernon?». Che Vernon abbia intenzione di staccarsi dal progetto Bon Iver per percorrere altre strade, lasciando quel nome, che di fatto è diventato un brand nella storia dell’indie rock degli ultimi vent’anni, ad altri interpreti?
Lo scorso autunno, intervistato dal New Yorker, Justin Vernon ha dato risposte piuttosto vaghe e fumose a precise domande su un’eventuale fine del progetto Bon Iver. Parlando di un concerto tenuto a Duluth con i suoi compagni di band, il cantautore ha detto di essersi emozionato mentre si stava «preparando a iniziare a dire addio agli ultimi sedici anni». Ovvero quelli trascorsi dall’esordio del 2007 con “For Emma, forever ago”. Poi, filosofeggiando, ha aggiunto: «Le cose hanno bisogno di riposo. Una vita ha bisogno di riposo a un certo punto».
Poche sono le certezze e tanto il mistero. Ai tre pezzi contenuti in “Sable”, ovvero “Things behind things behind things”, “Speyside” e “Awards seasons”, nell’album in uscita venerdì se ne aggiungono altri nove. L’ultimo, quello che chiude il disco, si intitola semplicemente “Au revoir”. E non sembra essere un caso.
