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La musica in TV: il meglio del 2024

Le serie e i documentari sulle piattaforme che hanno raccontato la musica in TV nel 2024
La musica in TV: il meglio del 2024
Credits: Sky

La musica nel 2024 non ha passato troppo tempo sul piccolo schermo, preferendo rimanere nelle sale. Dopo l’abbuffata di serie a tema musicale della scorsa annata , nel 2024 in pochi hanno puntato su prodotti seriali a tema musicale per il piccolo schermo.
La sorpresa sta nel fatto che questo vuoto è stato in parte colmato da alcune produzioni italiane di stampo biografico, che hanno provato come possa essere interessante e redditizio in termini di numeri raccontare l’ascesa e l’eventuale caduta delle popstar di casa nostra, magari puntando sul coefficiente nostalgia.

La parte del leone sul piccolo schermo l’hanno fatta i documentari e le docuserie a tema musicale, un tipo di contenuto in cui soprattutto Disney+ crede moltissimo, sia sul fronte internazionale sia per quanto riguarda le produzioni italiane. In questo comparto tutto il 2024 è stato punteggiato di uscite su base quasi settimanale, con un nuovo trend chiaramente idenficabile: quello dei documentari in cui le vecchie glorie del pop e del rock raccontano il loro confrontarsi con la vecchiaia, la malattia e in generale l’incapacità di tenere il palco come un tempo.

Includo questo tipo di film nella classifica della TV perché si tratta di contenuti pensati per arrivare direttamente e in esclusiva sulle piattaforme, un aggiornamento della vecchia formula “direct-to-video” che non contempla il passaggio su grande schermo, con un impatto produttivo e narrativo notevole sul prodotto finale.

Hanno ucciso l'uomo ragno - La leggendaria storia degli 883

La serie musicale dell’anno in Italia, ma più probabilmente la serie italiana dell’anno, l’ha indovinata Sky. L’impatto di “La leggendaria storia degli 883” è innegabile: pur attirando un pubblico solitamente più ristretto dei canali generalisti e di Netflix per questioni di abbonamento alla piattaforma, la serie Sky ha tenuto banco nel dibattito pubblico e social per settimane dalla sua uscita, scatenando una serie di eventi a catena, tra cui il ritorno nelle classifiche degli album del duo di Pavia.

L’operazione ha tutto per piacere: per chi c’era è un’operazione nostalgia strepitosa, per chi non c’era la scoperta di un modo di raccontare in musica la provincia italiana negli anni ‘90 e un coming of age davvero molto ironico.

Onore al merito alla premiata ditta Matteo Rovere e Sydney Sibilia, che si dimostrano ancora una volta tra i pochissimi capaci in Italia di mettere in piedi un prodotto di taglio commerciale con una qualità produttiva e narrativa oltre la media, che dialoga con le tendenze internazionali della serialità ma non perde mai il contatto con la specificità italiana. Da Sky a Netflix, si dimostrano capaci di grandi cose, confermandosi come i moderni Fruttero & Lucentini della produzione cinematografico-televisiva italiana.

Non va dimenticato il ruolo di Sky, che nell’operazione ha creduto e investito con una produzione puntuale, in loco, un casting strepitoso, tirando fuori un prodotto di qualità. Con la promessa di replicare molto presto: è già in lavorazione la seconda stagione, intitolata "Nord Sud Ovest Est – La leggendaria storia degli 883”.

La recensione

Sei nell’anima

Non c’è coppia più improbabile sulla carta di quella formata da Cinzia TH Torrini e Gianna Nannini: la regista il cui nome è ancora oggi associato al successo clamoroso di “Elisa di Rivombrosa” e la rocker italiana per eccellenza. Le due in realtà sono legate da un’amicizia di lunga data, dato che si sono conosciute da bambine, negli anni ‘70, per via del legame amicale tra le loro mamme.

Così durante il COVID, quando Cinzia recupera il libro autobiografico di Gianna (intitolato “Cazzi miei”) la contatta per chiederle di realizzarne un adattamento. Niente documentario biografico però: Gianna Nannini chiude la questione con un lapidario “no, che palle!”

A posteriori ha avuto ragione lei: la storia dei suoi anni turbolenti di gioventù alla ricerca di un equilibrio creativo e personale mentre il successo italiano ed europeo la travolgeva funziona meglio in chiave fiction, soprattutto perché Letizia Toni è un alter ego davvero convincente, anche vocalmente. Un esito non del tutto inaspettato, dato che ha avuto come coach proprio Nannini.

“Sei nell’anima” è lontano anni luce da certe agiografie viste quest’anno sulla TV generalista italiana dedicate a vari colleghi di Gianna Nannini. Racconta un periodo preciso della carriera dell’artista e si focalizza su un tema che le cronache musicali italiane e internazionali hanno portato alla ribalta proprio durante quest’annata: quello del timore di perdere il proprio equilibrio psicologico a causa di una pressione mediatica difficile da gestire, unita una creatività e a un istinto ribelle che sono spesso accoppiati a fragilità personali.

L’intervista a Gianna Nannini

I am Celine

Il più bel documentario musicale dell’anno è stato plasmato più che da chi era dietro la cinepresa, da chi stava davanti, grazie al suo carisma e alla sua onestà. Il 2024 è stato l’anno della rivalsa per Celine Dion, voce leggendaria della musica leggera braccata da una malattia rarissima che ne ha seriamente compromesso la permanenza sulle scene.

Il finale, per fortuna, lo conosciamo già: Dion che canta alla cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici di Parigi con un’esecuzione dal vivo magistrale, all’altezza della sua fama, che incanta tutto il mondo.

Senza “I am Celine” sarebbe quasi impossibile capire quanto abbia lottato per essere lì, quanto il suo ritorno fosse improbabile. Tra i tantissimi documentari visti quest’anno di stelle della musica che raccontano l’impossibilità di tornare a calcare le scene (quello su Bon Jovi, quello dedicato ai Beach Boys) “I am Celine” è il migliore, perché la sua protagonista si mostra e si racconta con brutale onestà nelle sue fragilità e contraddizioni.

Senza piangersi addosso, senza nascondere vanità e ambizione, Celine Dion ci porta la dentro la sua vita e la sua malattia, raccontando come la sua esistenza sia stata interamente devoluta alla musica, dedicata a proteggere e preservare la sua voce. Senza nascondere manie e vizi da diva, che rivendica con orgoglio, insieme alla casa di gran lusso ma un po’ pacchiana in cui vive.

Difficile dimenticare la scena finale del documentario in cui ci viene consentito come a San Tommaso di toccare con mano quanto sia terribile il morbo che l’affligge, uscendone ancora più ammirati per come la malattia non l’abbia piegata.

La recensione 

Agatha All Along

A salvare i destini musicali della serialità internazionale non poteva che essere Disney. Sin dal titolo “Agatha All Along” ha puntato sulla musica. I momenti musical sono sempre dietro l’angolo nella serie spin-off di “WandaVision” che ha tenuto banco per tutto il mese di ottobre con le avventure delle streghe Marvel .

L’intera miniserie, che prevede almeno un numero musicale a episodio, è giocata sull’evoluzione del brano “The Ballad of the Witches' Road”, reinterpretato in vari generi man mano che la storia progredisce. L’attenzione musicale della produzione di “Agatha All Along" (che almeno in teoria non è un musical ma ha una spiccata passione per Broadway e dintorni) è evidente. Per esempio nell’episodio pilota - una parodia del genere detective story - viene suonato a mo’ di opening un brano blues triste alla "True Detective" composto per l’occasione. D’altronde come trattenersi dal cantare se hai nel tuo cast Patti LuPone?

Da segnalare anche la cura con cui è stata realizzata una versione italiana dei brani per l’edizione doppiata, in modo da seguire i giochi di parole del testo delle canzoni.

La recensione

Descendants: L’ascesa di Red

È sempre Disney ad aver pensato anche nel 2024 al pubblico più giovane con prodotti televisivi di spiccato stampo musicale. La Casa del Topo si conferma sempre alla ricerca di un successo ai livelli di "High School Musical" che le manca da un po’ di anni.

In questo senso il 2024 è stato l‘anno del ritorno del franchise di Descendants. I fan della saga si sono divisi su quanto “Descendants: L’ascesa di Red” sia più o meno riuscito, ma dal punto di vista musicale le presenze sono davvero di peso: a battagliarsi in costumi sontuosi, cantando dal vivo sul set brani originali scritti per l’occasione ci sono Brandy che torna nei panni di Cenerentola e Rita Ora, che si diverte qui a interpretare la malvagia Regina di cuori.

Al loro fianco c’è uno squadrone di giovanissime leve del mondo attoriale-musicale, che con tutta probabilità nasconde la Sabrina Carpenter del futuro, perché passano gli anni ma i prodotti di Disney Channel e dintorni rimangono una straordinaria fabbrica di talenti.

Intervista a Rita Ora

Arcane - stagione 2

Impossibile chiudere una lista come questa senza citare una serie animata che con la musica in teoria non ha niente a che fare, ma che ha sfornato una delle colonne sonore più ascoltate del 2024, mettendo insieme un panel di artisti da grande festival musicale.

"Arcane", costola animata di "League of Legends" prodotta da Netflix, si era già distinta nella prima stagione per contributi di grande impatto narrativo e musicale, a partire dalla sigla “Enemy” divenuta poi mega hit nel 2021.

Per la seconda e ultima stagione Riot Game è stata subissata da richieste di artisti e vere e proprie celebrità conquistate dal progetto e desiderose di farne parte. Nella soundtrack ufficiale sono entrate 22 canzoni originali composte per Arcane da artisti del calibro di Ashnikko, Marcus King, Mike Shinoda e Emily Armstrong dei Linkin Park. Tutte canzoni poi finite nelle classifiche di ascolto, a partire da “Ma Meilleure Ennemie” di Stromae e Pomme, arrivata a toccare la quarta posizione della classifica d'ascolto globale.

Chi ha lavorato alla colonna sonora però ha spiegato di poter mettere insieme un album di hit di grandi nomi della musica con tutte le canzoni che non si è riusciti a utilizzare dentro lo show. Artisti come i Twenty One Pilots e Stromae, che si sono offerti volontariamente e in prima persona di comporre musica per la serie animata, caratterizzata proprio dall’enorme cura tecnica nelle animazioni, nella scrittura degli episodi e nella colonna sonora. Quest’attenzione al comparto musicale, questa voglia d’investire tempo, denaro e talenti sul versante musicale è cosa piuttosto rara in campo seriale ma, come provato dal successo di Arcane, ripaga anche sulle piattaforme di streaming.

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