Si può ancora prendere sul serio Snoop Dogg, musicalmente?

Si può ancora prendere sul serio Snoop Dogg, musicalmente parlando? Oppure dello Snoop Dogg che all’inizio degli Anni ’90 con album come “Doggystyle” e “Tha Doggfather” fece la rivoluzione con quelle sonorità funk e quello stile “rilassato” destinato a fare scuola è rimasto ben poco? È questi interrogativi che bisogna porsi ascoltando “Missionary”, il nuovo album dell’ormai 53enne Calvin Cordozar Broadus Jr., questo il vero nome del rapper e produttore statunitense da oltre 35 milioni di copie vendute a livello mondiale e un patrimonio stimato in 170 milioni di dollari. A due anni di distanza dal suo ultimo album “Bodr”, Dogg ricompare sulle scene discografiche per rilanciare le sue ambizioni. E lo fa tornando a farsi produrre dopo quindici anni un album da una leggenda del calibro di Dr. Dre, uno dei musicisti più influenti della storia dell’hip hop, sotto le cui dita sono passati alcuni degli album più iconici del genere, da “Straight outta Compton” dei N.W.A. a “The Slim Shady LP” di Eminem, da “No more drama” di Mary J. Blige a “Get rich or die tryin’” di 50 Cent: è a Dre, che in passato produsse per lui album come lo stesso “Doggystyle”, “Death row: the lost session vol. 1”, “Tha blue carpet treatment” e “The last meal”, che Dogg ha affidato il compito di renderlo di nuovo rilevante musicalmente, dopo almeno due decenni di totale ininfluenza sulla scena.
L'operazione
“È come se fossi di nuovo uno studente. Ho la possibilità di tornare a scuola e lasciare che lui mi porti in viaggio e mi faccia scoprire posti in cui non sono mai stato”, dice Snoop Dogg a proposito dell’operazione, una sorta di ritorno alle origini. Perché questo, di fatto, rappresenta per il rapper “Missionary”. Da grande sopravvissuto del rap delle gang degli Anni ’90, da tempo ormai Snoop Dogg si era reinventato popstar, capendo di poter monetizzare in altri modi: dal suo marchio di prodotti a base di cannabis Leafs by Snoop (nel 2018 raccolse ben 45 milioni di dollari per far crescere il settore) alla moda, passando per gli spot, la tv, il cinema (lo abbiamo visto - tra gli altri - in “Starsky & Hutch”, “Scary Movie”, “The underdoggs”). “Ho capito che per rimanere rilevante nel settore dovevo essere me stesso”, ha confidato in un’intervista al New York Times. Lontani i tempi in cui l’opinione pubblica, trent’anni fa, lo considerava il rapper più controverso in circolazione, che entrava e usciva di prigione per spaccio di stupefacenti, che veniva accusato per il presunto coinvolgimento nell’omicidio di un ragazzo di una gang rivale (avvenne nel 1993, poi fu successivamente scagionato dalle accuse, che però macchiarono la sua carriera) e che gestiva pure giri di prostituzione (negli Usa la rivista Rolling Stone titolò: “Il pappone più amabile d’America”). Per non parlare di quel rapporto con la marijuana - in passato ha detto di essere arrivato a fumare 30 spinelli al giorno - che da un certo punto in poi è diventato il centro del suo immaginario.
Un disco a suo modo sorprendente
Si è divertito a rievocarlo anche quest’estate, quando la Nbc lo ha spedito a Parigi come commentatore d’eccezione delle Olimpiadi e lui, nei panni di tedoforo, ha fatto impazzire i social con le foto che lo ritraevano con la torcia olimpica tra le braccia, un’allusione alla passione per gli spinelli: “Ho scoperto che quando porti la torcia sei un messaggero di pace”. I fan hanno capito da tempo che il personaggio è quello che è, e forse lo amano anche per questo (l’uscita di “Missionary” è stata annunciata tramite un video teaser postato sui social media in cui si gioca sulle differenti accezioni della parola “missionario”: la clip mostra infatti due missionari mormoni in procinto di un’inaspettata visita domiciliare quando una donna in lingerie li accoglie, alludendo allo stile irriverente del disco). Eppure “Missionary” è un disco a suo modo sorprendente, contro ogni aspettativa. Forse tutto ciò di cui Dogg aveva bisogno era proprio la mano - e i guizzi - del fidato Dr. Dre: “Questa è la migliore musica che abbia mai registrato. Siamo migliori insieme. C’è amore e rispetto. Possiamo metterci lì e divertirci a essere creativi e a sperimentare”, dice il produttore. I due non si sono prefissati date di consegna: “Siamo entrati in studio, abbiamo iniziato a suonare e il risultato è diventato sempre migliore”, spiega Dre. Ascoltare per credere.
Un'enciclopedia di campionamenti: ci sono anche i Pink Floyd
Il disco è un ponte tra il passato della West Coast, il presente e il futuro. Oltre che un enciclopedia che mette insieme black music, jazz e rock: un’enciclopedia di campionamenti. “Shangi-La” contiene un sample di “Swahililand”, eseguita dal leggendario pianista afroamericano Ahmad Jamal, scomparso lo scorso anno, vincitore di un Grammy Award alla carriera per il suo contributo alla storia della musica. In “Outta da blue” c’è “Paper planes” di Mia, che a sua volta riprendeva “Straight to hell” dei Clash, mischiata con “Saturday night” di Schoolly D e “All around the world” di Lisa Stansfield. “Thank you” contiene un sample di “Thank you (Falettinme Be Mice Elf Again)” di Sly and the Family Stone. In “Hard knocks” Dogg e Dre campionano nientemento che “Another brick in the wall (part 2)” dei Pink Floyd, “Another part of me” contiene un sample di “Message in a bottle” dei Police, mentre “Last dance with Mary Jane” contiene un sample di “Mary Jane’s last dance” di Tom Petty e i suoi Heartbreakers: la voce di Petty risuona nel brano, che è un’accorata ode al fumare erba con Jelly Roll.