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Kendrick e SZA sono gli anti Beyoncè e Jay-Z

C'è un nuovo impero che sorge, mentre quello dei Carters crolla.
Kendrick e SZA sono gli anti Beyoncè e Jay-Z

Mentre negli Usa la favola di Beyoncè e Jay-Z viene macchiata dalle infamanti accuse sul presunto coinvolgimento dei Carters negli affari di Diddy (dopo le speculazioni delle scorse settimane, in questi giorni Jay-Z è stato accusato di aver stuprato una bambina di 13 anni insieme al rapper, produttore e imprenditore finito oltreoceano al centro di una tempesta mediatica - il marito dell’ex Destiny’s Child ha respinto tutte le accuse, accusando a sua volta l'avvocato al centro della causa), c’è un nuovo impero che si prepara a vedere la luce: è quello di Kendrick Lamar e SZA, il nuovo re e la nuova regina della black music statunitense che scala le classifiche e parla alla pancia del paese.

A pochi giorni dall’uscita di “GNX”, l’album pubblicato a sorpresa da Lamar, contenente un duetto con la stezza SZA su quella “Luther” che solo nell’ultima settimana ha totalizzato su Spotify la bellezza di 43 milioni di ascolti a livello mondiale, il rapper di Compton e la star dell’r&b hanno annunciato un tour congiunto che il prossimo anno li vedrà esibirsi negli stadi del Nord America. Lo hanno battezzato “Grand National Tour”: dietro c’è un colosso dell’intrattenimento come Live Nation (la stessa società dietro le due tournée congiunte di Beyoncè e Jay-Z del 2014 e del 2018, che permisero ai coniugi Carter di incassare la bellezza di 362,5 milioni di dollari). Negli Usa è già partita la caccia al biglietto per la serie di concerti, che partirà il 19 aprile da Minneapolis per poi fare tappa nella Houston della stessa Beyoncè, Atlanta, Philadelphia, Seattle, San Francisco, Las Vegas, Chicago, Toronto, Washington, DC. I media d’oltreoceano non hanno dubbi: sarà uno degli eventi musicali del 2025, con vendite stimate oltre quota 1,5 milioni di biglietti.

Insieme al Super Bowl?

Un’anticipazione della tournée potrebbe arrivare - anzi, senz’altro arriverà - il 9 febbraio prossimo al Caesars Superdome di New Orleans, in Louisiana (un dettaglio non indifferente: è la patria del jazz, il primo genere afroamericano che conquistò l’America), quando Lamar si esibirà durante l’halftime show del Super Bowl, l’intervallo della finale del campionato della lega professionistica statunitense di football americano, uno degli eventi mediatici più attesi, seguiti e commentati negli Usa (quest’anno l’evento è stato visto da 123,7 milioni di americani). Solána Imani Rowe, questo il vero nome si SZA (quello d’arte è un mistero: “Z” sta per Zig Zag, e non ha mai spiegato cosa significhi; “A” sta per Allah, un riferimento alle sue origini musulmane; “S” sta per “salvatore”), potrebbe raggiungerlo sul palco per un duetto a sorpresa, magari per ripercorrere le varie collaborazioni collezionate insieme negli anni.

Le collaborazioni tra i due

Già, perché già prima di “GNX” (oltre a “Luther” SZA compare anche in un’altra traccia, “Gloria”) i due artisti - entrambi lanciati dalla Top Dawg Entertainment, agenzia fondata da Anthony Tiffith, tra i punti di riferimento della scena rap statunitense, “rivale”, se così sio può dire della Roc Nation di Jay Z - avevano unito in più di un’occasione le loro forze. Era il 2014 quando duettarono insieme su “Babylon”, tra i brani contenuti nell’album “Z” di SZA. Tre anni più tardi, mentre il suo nome era finito ormai sulla bocca di tutti grazie al capolavoro “To pimp a butterfly”, che nel 2020 diventerà colonna sonora delle proteste di Black Lives Matter, Kendrick tornò a comparire in un album di SZA, “Ctrl”, duettando con la collega su “Doves in the Wind”. Nel 2018, l’anno in cui Lamar diventò il primo rapper a conquistare il Pulitzer per la Letteratura con il suo “Damn”, vedendosi riconosciuto dalla giuria di intellettuali della Columbia University di New York quella “capacità di offrire immagini che colpiscono e che catturano la complessità della società afro-americana di oggi”, la loro “All the stars” fu inclusa invece nella colonna sonora di “Black Panther”.

Due outsider che hanno conquistato il sistema

Kendrick e SZA sono due outsider che hanno conquistato il sistema. “La musica rap è ancora il genere di maggior impatto ad oggi. E io sarò lì a ricordare al mondo perché”, ha detto il rapper di Compton lo scorso settembre, quando è stato ufficializzato come headliner dell’halftime show del Super Bowl. “GNX - il titolo è ispirato al nome del’auto prodotta dalla casa automobilistica statunitense Buick nel 1987, l’anno di nascita dell’artista - è arrivato giusto in tempo per l’appuntamento. Lui che negli anni ha fatto un percorso di maturità artistica incredibile, alzando disco dopo disco l’asticella e vincendo la bellezza di 17 Grammy Awards, qui continua a superarsi: l’album è un omaggio al g-funk, il suono dal groove lento e ipnotico del rap losangelino, epicentro della West Coast. Il primo brano, “Wacced out murals”, è un flusso di coscienza che dura più di cinque minuti: il doppio, se non quasi il triplo, della durata media delle canzoni nell’era di TikTok. Del resto Lamar, il cui rap viene definito “conscious”, traducibile come “consapevole”, “maturo” (insomma, non coatto), ha preso in più occasioni le distanze dai colleghi, guardando ai classici: il botta e risposta con Drake, accusato di scrivere tormentoni più che pezzi rap, ha tenuto banco sui social per tutto il 2024. “Reincarnated” è un dialogo immaginario con Tupac e contiene una citazione della sua “Made Niggaz”. Con i suoi testi, Kendrick ha elevato il rap, riportando il genere alle radici parlando di razzismo e di tensioni sociali, ma senza retorica. Parla la sua storia. Figlio di un affiliato della gang criminale dei Gangester Disciples, a Chicago il piccolo Kendrick assistette con i propri occhi a omicidi e delitti. Lo salvò da quella realtà la passione per la poesia, sviluppata grazie a una maestra che a scuola gli indicò la via: “Ci è voluto del tempo affinché le persone capissero che questo è vero dolore, sono vere ferite, sono storie vere incise su vinile”, disse quando nel 2018 lo premiarono con il Pulitzer per “Damn”. SZA, classe 1989, con il suo “SOS” nel 2023 ha spopolato nelle classifiche, stregando tutti con quella miscela di r&b, hip hop e pop che ha permesso al disco di vincere ai Grammy di quest’anno il premio come “Best progressive r&b album”, battendo 6lack, Diddy, Terrace Martin e James Fauntleroy e Janelle Monae. Ai Bet Awards, i premi organizzati dalla Black Entertainment Television per celebrare gli afroamericani nel campo della musica, della recitazione, dello sport e dell’intrattenimento, “SOS” ha pareggiato con “Reinaissance” di Beyoncè nella categoria “Album of the Year”, ma SZA ha battuto la signora Carter nella categoria “Best Female R&B/Pop Artist”.

L'insegnamento di Kendrick e di SZA

La loro musica è di ispirazione per le nuove generazioni. Originaria di St. Louis, Missouri, SZA da adolescente portava il velo e ha raccontato di essere stata vittima di offese dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre. Oggi incarna il black power al femminile, che nelle sue canzoni invita le ragazze ad armarsi di coraggio e sui social non manca di giocarsi la carta della sensualità: “Con le mie canzoni - dice lei - voglio aiutare le persone a trovare il coraggio per sconfiggere le proprie paure”. Kendrick, intervistato dalla stessa SZA per la rivista statunitense Harper’s Bazar, ha preso invece le distanze dalla mascolinità tossica del rap: “Se il mio lavoro è comunicare - ha detto - devo essere in grado di comunicare con tutti. E non posso farlo unicamente con la mia mascolinità”.

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