Cosa sappiamo di certo (per ora) sulla vicenda di P. Diddy

Fake news, teorie cospirazioniste basate su presunti significati nascosti e allusioni contenute nei video e nelle canzoni di J Cole (“She knows”), Justin Bieber (“Yummy”), Katy Perry (“Bon appétit”), Kanye West (“Carnival”) e Eminem (“Killshot” e “Fuel”), illazioni sensazionalistiche da parte di mitomani desiderosi di attenzione. E poi fotomontaggi, immagini modificate con l’intelligenza artificiale, voci incontrollate perché incontrollabili. Il motivo per il quale la vicenda di Puff Daddy - o Diddy, se preferite - è seguita con un’attenzione e una morbosità senza precedenti, con tiktoker che pur senza alcuna forma di autorevolezza e di prestigio da settimane non perdono l’occasione per sfamare la curiosità degli utenti e di cibare la macchina con teorie del complotto, è facile da spiegare: ricordando al tempo stesso sia il MeToo (scoppiato nel 2017 dopo le rivelazioni di accuse di violenza sessuale contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein) che il caso di Jeffrey Epstein (l’imprenditore morto suicida in carcere nel 2019 dopo essere stato condannato per abusi e traffico internazionale di minorenni), coinvolgendo indirettamente - per ora - star del mondo dello spettacolo statunitense, questa storia rischia di terremotare lo star system. Indirettamente, sì.
Perché per ora, nonostante si siano fatti i nomi di Beyoncé, Jay-Z, Leonardo DiCaprio, Jennifer Lopez, Justin Bieber, Mariah Carey, Kim Kardashian e Paris Hilton, che in passato hanno avuto a che fare in un modo o nell’altro con Daddy, c’è un solo indagato. Lui. Il 54enne rapper, produttore discografico e imprenditore statunitense con un patrimonio netto stimato in 1 miliardo di dollari, vero nome Sean Combs, dal 16 settembre scorso è rinchiuso in una cella del Metropolitan Detention Center di Brooklyn, a New York. Oggi si svolgerà la prima udienza davanti ai giudici della corte federale di Manhattan: il caso entra nel vivo.
Per il processo bisognerà attendere forse la prossima primavera. Ma cosa sappiamo di certo, per ora, sulla vicenda?
Di cosa è accusato Puff Daddy:
Nell’atto d’accusa, i pubblici ministeri sostengono che Puff Daddy abbia gestito un’organizzazione criminale di vasta portata volta a soddisfare il suo bisogno di “gratificazione sessuale”. Avrebbe abusato di donne con l’aiuto di una rete di soci e dipendenti, ricorrendo al ricatto e ad atti violenti come rapimenti, incendi dolosi, percosse fisiche. Il tutto per impedire alle vittime di denunciare. Al centro dell’attenzione sono finiti i “freak off”, i festini a base di droga e sesso organizzati dall’imprenditore nelle sue ville, durante i quali, secondo l’accusa, spesso si consumavano gli abusi. Nell’atto di accusa, di cui sono stati ripresi passaggi da autorevoli testate americane come, tra le altre, Billboard, si legge che “per decenni, Sean Combs […] ha abusato, minacciato e costretto le donne e gli altri intorno a lui a soddisfare i suoi desideri sessuali, proteggere la sua reputazione e nascondere la sua condotta. Per farlo, Combs si è affidato ai dipendenti, alle risorse e all'influenza del suo impero commerciale multiforme che guidava e controllava”. A rompere per prima il silenzio è stata, nel novembre del 2023, un anno fa, l’ex fidanzata di Diddy, Cassie Ventura. La donna ha accusato il rapper e imprenditore di averla violentata sessualmente durante i loro tredici anni di relazione tra il 2005 e il 2018, costringendola anche a partecipare ai “freak off” e ad assumere droghe. Diddy ha pensato in un primo momento di insabbiare il caso attraverso un accordo extragiudiziale di 30 milioni di dollari, dichiarandosi però pubblicamente innocente. A incastrarlo è stato un filmato del 2016 mostrato negli Stati Uniti dalla Cnn, tra le principali emittenti televisive americane, in cui si vede Ventura provare a fuggire da una stanza d’hotel a Los Angeles ed essere picchiata brutalmente. Solo a quel punto Diddy ha provato a scusarsi. Ma una volta rotto il silenzio, diverse donne - e anche uomini, come Lil Rod, ex collaboratore di Diddy, che ha sostenuto di essere stato molestato egli stesso - hanno depositato denunce contro il rapper.
Quali sono le prove raccolte:
A marzo di quest’anno gli agenti federali hanno fatto irruzione nelle ville di Combs a Los Angeles e Miami. Sono stati sequestrati stupefacenti e armi. Un dettaglio in particolar modo ha suscitato del clamore: nelle ville sono state trovate, tra le altre cose, 1000 bottiglie di olio per bambini, che sarebbe stato usato come lubrificante durante i rappporti. Commentando il dettaglio, l’avvocato di Puff Daddy, Marc Agnifilo, ha detto di non sapere se le bottiglie fossero effettivamente 1000. “So che erano tante. Il motivo? Ha una casa grande ed è solito acquistare cose in grandi quantità”, ha detto il legale al sito statunitense di gossip e di intrattenimento TMZ. I pubblici ministeri hanno affermato di aver iniziato a consegnare agli avvocati della difesa alcune delle “voluminose” prove del caso, tra cui diversi terabyte di materiale contenente informazioni archiviate elettronicamente da Combs e altri, le cui identità non sono state però rivelate. Tra gli oggetti perquisiti ci sono un telefono sequestrato a Combs a marzo, una quarantina di dispositivi elettronici di proprietà del rapper e imprenditore e i suoi cinque account iCloud.
Il libro dell'ex compagna non è stato davvero scritto da lei
Tra gli elementi che hanno affascinato di più gli utenti dei social in questi giorni c'è un libro che su Amazon viene descritto come un'autobiografia di Kim Porter, modella statunitense in passato legata sentimentalmente a Diddy. Il libro si intitola "Kim's lost words", letteralmente "Le parole perdute di Kim" ed è uscito all'inizio di settembre. Ma non è stato davvero scritto da Kim Porter, che è morta prematuramente nel 2018 a causa delle complicanze di una polmonite. È stato pubblicato da un uomo che si fa chiamare Chris Todd e che se l'è stampato e pubblicato da sé. Todd sostiene di aver scritto il libro basandosi su materiale contenuto in una chiavetta usb appartenuta a Porter, contenente anche "video di Diddy con varie celebrità in rappporti sessuali", da lui ricevuta attraverso una "celebrità anonima molto vicina alla cerchia di Diddy". In seguito all'arresto di Diddy, "Kim's lost words" ha conquistato il primo posto della classifica dei best seller di Amazon.
Non c'è nessun tunnel che collega la casa di Diddy a quella di Michael Jackson
Tra le tante teorie circolate in queste settimane su Diddy ce n'è anche una secondo la quale il rapper e imprenditore avrebbe avuto un ruolo nella morte prematura di Michael Jackson. Secondo queste teorie, Jackson sarebbe stato fatto fuori da uomini vicini a Diddy sia perché al corrente dei traffici del rapper e imprenditore sia perché diventato un personaggio "scomodo" alle multinazionali della discografia Sony e Universal. I complottisti di QAnon hanno addirittura sostenuto che sotto la casa di Los Angeles di Diddy sia stato trovato un ipotetico tunnel che collegava l'abitazione a quella di Michael Jackson. Le teorie sono assolutamente infondate, naturalmente. Reuters, la più autorevole e importante agenzia di stampa britannica, ha confermato che non esiste alcun tunnel che collega la casa di Diddy a quella di Michael Jackson e che le autorità non hanno annunciato alcuna nuova indagine sulla morte di Jackson in relazione a Diddy. Michael Jackson è morto il 25 giugno 2009 a causa di un'intossicazione acuta dovuta a un'assunzione di una quantità eccessiva dell'anestetico Propofo, come confermato dall'autopsia sul corpo del cantante. L'anestitico gli fu somministrato da Conrad Murray, medico personale ingaggiato dalla AEG Live - la società che avrebbe dovuto organizzare i concerti del ritorno sulle scene del Re del Pop, previsto per quello stesso anno - perché si occupasse del cantante durante le prove del tour. Murray sostenne di aver somministrato l'anestetico a Jackson per permettergli di dormire. Fu processato e condannato a 4 anni di reclusione per omicidio colposo, il massimo della pena in California per questo tipo di reato. Nell'ottobre del 2013, dopo aver scontato solo due anni di reclusione, Murray venne scarcerato grazie a un indulto per il sovraffollamento del carcere in cui si trovava. A proposito di QAnon, i complottisti che hanno fatto circolare le voci relative all'ipotetico tunnel che avrebbe collegato la casa di Diddy con quella di Jackson: si tratta di un gruppo politico di estrema destra i cui membri sostengono una teoria del complotto secondo la quale esisterebbe un'ipotetica trama segreta organizzata da un presunto "Deep State" (identificabile in alcuni poteri occulti) che avrebbe agito contro l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i suoi sostenitori, i quali avrebbero all'opposto assunto il potere con l'obiettivo di scardinare il nuovo ordine mondiale, considerato colluso con reti di pedofilia a livello globale, pratiche ebraiche oscure e via dicendo.
Che c'entra Justin Bieber? Il video è fatto con l'intelligenza artificiale
In seguito all'arresto di Diddy è riemerso un vecchio video pubblicato da Justin Bieber sul suo canale YouTube il 9 novembre 2009, quando il cantante canadese aveva appena 15 anni, era uno youtuber di successo ma non era ancora la star del pop che tutto il mondo avrebbe conosciuto pochi mesi dopo grazie alla hit "Baby". Il video aveva come titolo "Justin Bieber's 48 hrs with Diddy", "Le 48 ore di Justin Bieber con Diddy". Nella didascalia l'enfant prodige del pop scriveva: "Vi ho detto, ragazzi, che ho prodotto una canzone per Diddy volevo fargliela ascoltare e avere la sua attenzione. Bene, nell'ultimo weekend ho passato 48 ore insieme a Diddy e ci siamo divertiti". Nel video Diddy regalava a Bieber una Ferrari, ma gli spiegava che potrà guidarla solo quando avrà compiuto 16 anni. E alla fine della clip il rapper chiedeva al cantante: "Cosa vuoi fare ora?". E Bieber: "Usciamo con delle ragazze". Tanto è bastato per generare voci incontrollabili sul coinvolgimento di Bieber negli affari di Diddy. Molti hanno sostenuto che Bieber fosse una delle vittime dell'imprenditore e hanno interpretato canzoni come "Yummy" e "Lonely", uscite entrambe nel 2020, come sfoghi di Bieber sulle sue esperienze con Diddy. Il cantante non ha mai rilasciato dichiarazioni ufficiali del caso. Lo scorso anno è stato uno degli ospiti dell'ultimo album di Diddy, "The Love Album: Off the Grid": c'è la sua voce in "Moments". Ad un certo punto in queste settimane ha cominciato a circolare un video su TikTok in cui Bieber canta frasi come "Non valeva tutta la fortuna e la fama" o "Ci tenevo a una nuova Ferrari, ma mi è costata più della mia anima". La CBS, emittente televisiva statunitense, ha interpellato alcuni esperti che hanno confermato che il video è stato prodotto dall'intelligenza artificiale e che Bieber non ha mai pronunciato quelle frasi.
Beyoncé e Jay-Z hanno cominciato a mandare lettere di diffida:
Beyoncé e Jay-Z, quest'ultimo legato a Diddy da un rapporto di amicizia ultradecennale, hanno ufficialmente dato mandato ai loro avvocati di tutelare la loro reputazione. Dopo che nel suo podcast “Uncensored” su YouTube negli scorsi giorni ha ospitato la cantante Jaguar Wright, che ha lanciato accuse nei confronti dei coniugi Carter, il giornalista e conduttore tv britannico Piers Morgan è stato costretto a modificare il video rimuovendo i passaggi e a dichiarare che le accuse di Wright erano “totalmente false”. Wright, tra le altre cose, ha detto dei Carter: "Sono una coppia cattiva. Fanno cose cattive. Trattenere le persone contro la loro volontà, metterle su aerei mentre sono incoscienti...". “I loro avvocati ci hanno contattato per dire che quelle affermazioni erano totalmente false e non avevano alcun fondamento nei fatti”, ha sottolineato il conduttore, imbarazzato.
Cosa rischia Puff Daddy:
Se condannato per tutte le accuse, Puff Daddy rischia potenzialmente l’ergastolo. Il rapper e discografico si era offerto di pagare 50 milioni di dollari di cauzione per uscire dal carcere e si era detto disposto a sottoporsi a un monitoraggio rigoroso pur di trascorrere gli arresti domiciliari nella sua villa di Miami. Ma due giudici diversi hanno negato la cauzione al rapper, sostenendo che Combs potrebbe usare la sua considerevole ricchezza e il suo potere per ostacolare il caso del governo facendo pressione sui testimoni. Gli avvocati hanno depositato la loro prima istanza in appello contro la sentenza dei giudici, sostenendo che il sensazionalismo del caso ha portato gli stessi giudici a pronunciarsi sulla base di preoccupazioni “puramente speculative”.