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Pinguini Tattici Nucleari: Il pop sta imparando anche dal rap

il burnout da successo, l'impatto della tecnologia, il citazionismo, i featuring: l'intervista
Pinguini Tattici Nucleari: Il pop sta imparando anche dal rap

It’s only pop, but we like it, si potrebbe dire parafrasando una celebre canzone. Ma no, non è solo pop: il nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari nasconde in bella vista una quantità enorme di spunti e racconti, spesso tutt’altro che “leggeri”. È un disco aperto, melodico, suonato in maniera diretta e pulita (in più di un momento tornano in mente i primi Coldplay), che unisce ai temi classici del pop - l’amore, la nostalgia - a riflessioni su importanti temi sociali: l’educazione all'affettività, pressioni, il burnout - e lo fa in modi tutt’altro che banali. In un momento in cui il pop è tornato in testa alle classifiche (loro, ma anche Cremonini, passato al numero 1 sia nei singoli che negli album), i Pinguini spiegano che tutto questo è avvenuto anche grazie al rap. Ecco l’intervista alla band.

Presentando l’album parlate di “Hello World” come un vostro nuovo mondo: cosa è cambiato nel mondo dei Pinguini negli ultimi due anni?
Riccardo Zanotti
: Innanzitutto, nel 2022 abbiamo fatto il nostro primo tour negli stadi e nelle grandi arene. Abbiamo visto e toccato con mano quanto il nostro pubblico sia cambiato anche durante la pandemia. Durante il Covid non sapevamo cosa avremmo trovato fuori, invece ci ha raggiunto un’esplosione di affetto.
Da lì è nato il concetto dietro al nostro nuovo album Hello World: cercare di riunire tante persone, come se fosse una grande carovana, una grande famiglia. Può sembrare banale, ma per noi è molto importante.

Una delle chiavi stilistiche dei Pinguini, e anche di questo disco, sono le citazioni - dirette e indirette. Cosa rappresentano per voi?
RZ
: La citazione è un elemento potentissimo per un cantautore. Quando scrivi una canzone e citi qualcosa in poche parole o righe, puoi dare un’impressione, un’idea, senza fare tutto il lavoro. Se citi qualcosa, dall’altra parte qualcuno recepisce: un mare di significati può essere condensato in una semplice parola.

In questo periodo si parla di una sorta di “rivincita del pop” sul rap: in testa alla classifica ci siete voi, Cremonini, Olly, Alfa. È davvero così?
Lorenzo Pasini
: Più che una rivincita del pop sul rap, direi che il pop è cambiato. Se prendiamo artisti come Olly, Cesare Cremonini o noi, ognuno ha un modo molto diverso di fare pop.
Direi che il pop ha pian piano imparato anche dalle lezioni del rap e, in questo modo, si è ampliato. Se poi questo momento di gloria del pop sul rap continuerà, lo scopriremo col tempo.

Anche questa volta avete realizzato un disco senza collaborazioni o featuring. Ne avete fatte, ma fuori dai Pinguini o fuori dagli album. Come mai? I featuring sono diventati troppo industriali o non vi hanno mai attirato?
RZ
: Come autore di canzoni collaboro spesso con altri artisti o band, ma quando si parla dell’universo Pinguini, già il fatto di essere in sei è come un featuring ambulante. Anzi, sono 5, 6, 7, 8, 9 featuring ambulanti, a seconda di con chi parli. Questo rende più difficile lavorare con persone esterne.
L’abbiamo fatto in passato, penso a Bresh o Ernia, ma è un po’ più raro. Viviamo con un modus operandi diverso: siamo ancora molto legati alla nostra realtà di Bergamo, della provincia. Ci troviamo in sala prove, io scrivo le cose in camera, poi il giorno dopo le rielaboriamo insieme. Non demonizziamo i featuring, ma spesso non ne sentiamo l’esigenza.

A proposito di meccanismi dell’industria, in “Burnout” parlate della salute mentale degli artisti. Stiamo esagerando con la pressione e l’ossessione per i numeri?
Elio Biffi
: Probabilmente sì, nella musica e in generale nella nostra società. Stiamo esagerando con le pressioni, le aspettative e le richieste di perfezione, di qualità e quantità estrema.
Crediamo che la società dovrebbe riflettere su questi temi e capire che spremersi fino all’osso per un risultato, che chissà quando e se arriverà, forse non è il modo migliore di affrontare il lavoro. Noi preferiamo una vita un po’ più lenta, nella musica come nel lavoro.

Riccardo, hai raccontato che, quando scrivi, pensi anche a come le canzoni possono funzionare sui social media, a cosa può diventare virale. È ancora così?
RZ
: Quando scrivo, considero sempre tutte le realtà in cui una canzone dovrà vivere: live, social, radio, TV. Quella dei social è forse la più difficile da comprendere, almeno per me. Dipende anche dal social che analizzi, perché alcuni li conosco meglio di altri. Ho capito che cercare di prevedere la viralità è impossibile: ci sono troppe variabili, l’algoritmo è imperscrutabile.
Tuttavia, puoi cercare di scrivere canzoni che resistano nel tempo. Magari non diventeranno mai virali o forse sì, tra vent’anni. Il caso di Cesare Cremonini e Luca Carboni di qualche giorno fa è emblematico. Scrivere solo per diventare virali è riduttivo.

Come porterete sul palco queste canzoni?

LP: Cercheremo di portare ciò che abbiamo imparato due anni fa nel nostro primo tour negli stadi e nei palazzetti, ma in una versione ancora migliorata. Nuove scenografie, nuova musica e tanti pezzi che abbiamo prodotto negli anni scorsi.

Si parla spesso dell’invadenza dei telefonini ai concerti. Quando pensate a un tour, tenete conto che una parte di ciò che fate sarà ripreso e condiviso immediatamente?
RZ
: Schierarsi sempre contro la modernità non ha senso, perché poi questa ti travolge mentre sei chiuso nella tua palafitta. Quindi ben vengano i telefonini a un live, dipende sempre dall’uso che se ne fa. La torcia, per esempio, è diversa dallo stare lì a riprendere tutto il concerto.
Trovo poetico quando le persone filmano per fare una videochiamata e mostrare il concerto a qualcuno che magari è in ospedale o non ha potuto partecipare.
Ci sono tanti modi di utilizzare la tecnologia. Hello World parla proprio della tecnologia in modo non demonizzante. L’uomo ha ancora il potere di decidere la direzione della tecnologia e come usarla. Non bisogna opporsi al progresso, ma cercare di cavalcarlo nel modo giusto.

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