Kid Yugi e i suoi mostri sul palco del Fabrique

L’ombra allungata, sotto le luci tenui del Fabrique, nella prima delle tre date sold out a Milano, sembra quella di Boogeyman, l’uomo nero. Alto, braccia e gambe lunghe, un piccolo ghigno a denti stretti a metà tra soddisfazione e ansia. Ma gli incubi Kid Yugi, 23 anni, non li genera, anzi, li esorcizza sul palco. Sputa veleno, il suo, e quello di una generazione troppo spesso relegata ai margini del domani. Parafrasando: “È l’hip hop, bellezza”. Porta con sé i suoi mostri: fragilità, tortuosa voglia di riscatto, male di vivere alla Eugenio Montale, dipendenze, sentimenti tossici. E brucia tutto, come in un cerimoniale wicca, tra citazioni colte, barre rap e saggezza di strada.
L’allenamento ripaga

L’attacco offre subito le coordinate del live: accompagnato da un dj, Yugi, vestito di nero con una giacca smanicata, spara tracce in sequenza come “Anticristo”, “Terr1”, “Minaccia”, “Y3p4”. Barre serrate, rappate parola per parola anche dal pubblico, con frasi che si trasformano metaforicamente in bandiere: “Sembrava un sogno, terroni rappano meglio dei big. Diventeranno big, poi saranno king”, dice con orgoglio Yugi. Qualche giorno fa lo abbiamo visto in alcune storie Instagram rappare, con il microfono in mano, mentre faceva il tapis roulant a ritmo sostenuto: un allenamento in vista di questo tour che regala i suoi frutti. Yugi, infatti, è tecnico, scandisce bene le parole, ha flow, voce, potenza e anche quando fa pezzi scritti con artisti non presenti alla serata fa lui le doppie alle parti dei colleghi (solo in questo caso c’è la voce sotto) o addirittura li rappa lui.
Il trono
È una macchina da guerra. Le “64 bars”, sul finale del concerto, quindi con maggiore stanchezza addosso, escono fuori come proiettili. “Gli haters dicevano che non ce l’avrei mai fatta a farle dal vivo, eccole qui…fanculo gli haters, viva l’amore che genera l’hip hop”, dice Yugi. La produzione è di livello: sul megaschermo alle sue spalle compaiono visual con ragni, serpenti, teschi, elementi esoterici, fulmini, tutti elementi che, insieme alle luci soffuse, accrescono l’immaginario oscuro dell’artista. Tra “Servizio” e “Denaro” il ledwall si apre, come se fosse la porta di un tempio, e fa spuntare il trono presente sulla cover del suo secondo album: è un omaggio a “Il maestro e Margherita” di Michail Bulgakov.
Papà Noyz Narcos
Tra gli ospiti svettano Tony Boy e Artie 5ive, con cui Yugi scolpisce una precisa parte della scaletta da cui emergono tre dei nomi più in auge del rap di nuova generazione, e Noyz Narcos (“il mio rapper preferito”, dice la voce pugliese) che è una sorta di padre artistico di Yugi. Nel suo fiume Stige di parole ci sono spietatezza, profondità, consapevolezza. Sì, nel rap di Yugi c’è una maturità che lo rende interessante anche a un pubblico più adulto. Solo a volte, in piccoli e teneri momenti di entusiasmo per quanto raggiunto in questi primi anni di percorso, “Guagliò quanto siete belli…”, sembra dimostrare l’età che ha. Il live, proprio come le sue canzoni, è schietto, affilato. Ha uno spirito underground capace, però, di arrivare ai grandi numeri: “I nomi del diavolo” è il secondo album più ascoltato nel primo semestre del 2024. Può e deve crescere ancora, strutturandosi sempre di più, ma Yugi dal vivo non ha nulla di plasticoso, non flirta con il pop paraculo e neppure con il pubblico.
Il fantasma di Paganini
E viene da dire: finalmente. Finalmente un rapper di nuova generazione inquieto che non rassicura, che non lascia comodi i suoi ascoltatori e rimette al centro una scrittura densa. Su pezzi come “Lilith”, “Ex angelo” ed “Eva” ci si stringe, su “Grammelot” e “Paganini” si salta. Quest’ultima, all’inizio, viene accompagnata da una vera violinista, si tratta di Caterina Coco, che sembra il fantasma del grande musicista maledetto: un’intro spettacolare. Francesco Stasi non ha mai dimenticato le sue radici: Massafra, Taranto, la Puglia. “Un rapper che racconta la sua terra, ma non fa nulla per essa è come un politico in campagna elettorale”, disse una volta Nader, uno dei padri della scena rap ligure. “Massafghanistan” arriva come uno schiaffo.
Peccato non venga proposta dal vivo anche “Ilva (Fume scure)”, un remix del mitico brano “Fume Scure” di Fido Guido. Il ritornello della traccia è quello originale e dice: “Si vede da lontano un fumo scuro, così scuro che non brilla più la luce”. È così che Kid Yugi ha raccontato l’Ilva, la precarietà e la mancanza di un futuro. Tenere fuori il pezzo dalla scaletta è un delitto. Ma non basta la denuncia, servono anche i fatti, l’impegno: lo scorso settembre, insieme a un lunga lista di artisti, Yugi è stato protagonista di un concerto il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza al reparto di oncoematologia pediatrica “Nadia Toffa” dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto.
La paura più grande
In “Lucifero”, traccia emozionante, anche qui solcata da un violino, rappa dalle viscere: “Non voglio cambiare niente, il cielo rimarrà grigio/Non è per riconoscenza, fanculo ogni sacrificio/Non lo faccio per divismo, Kid Yugi anti-idolo/Non lo faccio per salvarvi, non sono di certo il tipo/Non penso di salvare me, non sono così cretino”. Kid Yugi rappa per lasciare qualche cosa a chi ascolta, per non sprecare una vita, in primis la sua, e per tentare infine di illudere, come ci ha raccontato, la più grande delle paure: la morte. Lo ha spiegato sin dagli esordi: “Ho il terrore della morte perché è quella che mi spetta/Lo so che lei mi aspetta e vuole fare in fretta”, dice ne “Il filmografo”, tratta da “The Globe”. Tutto troppo ambizioso? Può darsi. Ma per fortuna c’è ancora qualcuno che punta, attraverso l’arte, a lasciare una traccia, qualcuno che nell’oscurità della notte cerca una luce, non accontentandosi di una fredda classifica o di un tormentone da un’estate e via.
Scaletta:
Anticristo + Monopolio
Terr1
Minaccia
Kabuki
Y3p4
Non ne vali la pena feat Rrari dal Tacco
Signore delle mosche
Servizio
Denaro
Porto il commerciale feat Artie 5ive
Capra a 3 teste feat Tony Boy e Artie 5ive
Dem feat Artie 5ive e Tony Boy
Sintentico feat Tony Boy
Lilith
Filmografo
Nemico feat Ernia
Ex angelo
Grammelot
Mezze verità
Cult feat Noyz Narcos
Gotham
Paganini
64 bars Redbull
Eva
Paradiso Artificiale
Massafghanistan
Il ferro di Checov
Lucifero