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David Gilmour ha conquistato il Circo Massimo

Com'è andata la prima del tour di "Luck and strange": il racconto.
David Gilmour ha conquistato il Circo Massimo
Credits: Marta Coratella

È tornato David Gilmour e in poco più di due ore ha conquistato il pubblico del Circo Massimo. Un risultato che non era affatto scontato. La sua carriera da solista, dopo l'addio alle scene dei Pink Floyd nel 1994, è stata abbastanza discontinua. Un nuovo disco e un nuovo tour nel 2006, nove anni di silenzio artistico e il ritorno nel 2015, seguendo lo stesso copione: nuovo disco e tour. È sucesso lo stesso: con “Luck And Strange”, il suo nuovo lavoro, arrivato nei negozi il 6 settembre 2024, ha regalato ai suoi fan un nuovo tour. Nonostante David Gilmour e i Pink Floyd siano due nomi che da soli muovono interessi notevoli, il successo non è mai cosa scontata. Gilmour ha  78 anni, la sua voce è cambiata e il tempo si fa sentire. La scorsa settimana, il chitarrista ha regalato due show aggiuntivi, due "date zero" al suo breve ma intenso tour del 2024: a Brighton, vicino ai posti in cui vive da alcuni anni, ha offerto due prove pubbliche per poche centinaia di fortunati. Ma non tutto è andato per il verso giusto: mentre la band, dopo tre settimane di prove, ha trovato la giusta quadra, la voce e la chitarra di Gilmour, che hanno fatto tremare il mondo, sono sembrate lontane dai suoi standard. E quando ieri sera è salito sul palco davanti a un Circo Massimo pieno di occhi e cuori pronti a sottolineare ogni piccola sbavatura, il miracolo si è compiuto ancora una volta. Ieri sera ha messo tutti a tacere, con uno show che nessuno potrà mai dimenticare.

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La band e la scenografia

La band del tour di “Luck And Strange” ricalca la struttura classica dei precedenti tour di Gilmour. Oltre a basso e batteria, ci sono due tastieristi, quattro coriste e due chitarristi. La disposizione dei musicisti sul palco è quella classica: da sinistra a destra le vocalist, il basso e, poco dietro, la prima postazione di tastiere, Gilmour al centro, la batteria, il secondo chitarrista e subito dietro le tastiere di Greg Phillinganes. Fanno parte della David Gilmour Band diverse facce nuove ma anche da due vecchie conoscenze. Ci sono il fido Guy Pratt (basso e voce), che è nel circuito floydiano sin dalla prima data del tour 1987, e Greg Phillinganes, già nei tour “Rattle That Lock” del 2016. Tutti giovani i nuovi musicisti.

Affianca Greg alle tastiere Rob Gentry, alla batteria c'è Adam Betts e alle chitarre c'è Ben Worsley. Le coriste sono ben quattro: Louise Marshall (aveva cantato su "Louder Than Words", la canzone che chiudeva l'album “The Endless River” del 2014), Charley e Hattie Webb (già nella band di Leonard Cohen) e infine l'esordiente Romany Gilmour, l'ultima della dinastia dei Gilmour, 22 anni di puro talento gilmouriano. Romany, che era sul palco la scorsa settimana per i due concerti di prova di Brighton, è al suo battesimo ufficiale davanti a un pubblico così vasto. Dal punto di vista scenico c'è una novità rispetto al tour precedente. Non c'è lo schermo circolare, anzi c'è. Mi spiego: per lo spettacolo si utilizza un fondale a led dalla forma irregolare, all'interno del quale in alcune occasioni vengono proiettati i video che accompagnano i brani, mantenendo la forma circolare del celebre mr Screen

Le canzoni

La scaletta pesca dai due tour precedenti di Gilmour, con pochissime eccezioni. È come se l'artista avesse deciso di realizzare una scaletta ideale, condensando le canzoni migliori dal repertorio suo personale e dei Pink Floyd. Che si tratti del suo tour d'addio? Vedremo. Una manciata di canzoni arrivano dal nuovo album “Luck And Strange”, scelta che ha sorpreso i fan, convinti che nei nuovi concerti ci sarebbe stato spazio per l'intero nuovo lavoro. Gilmour non ama particolarmente intrattenersi con il suo pubblico. Si rivolge raramente agli spettatori ed è principalmente concentrato sull'aspetto musicale delle sue esibizioni. I suoi fan lo sanno e non chiedono di meglio che poter ascoltare la sua musica, concentrandosi soprattutto sul suono della sua chitarra.

Lo show

Sono passate le 21 da qualche minuto e luci si spengono. David sale sul palco e in pochi secondi la sua chitarra intona le note dei due strumentali che aprono i suoi due ultimi album, "5 A.M." e "Black Cat"Parte così "Luck and Strange", il brano nato da una jam suonata con il suo amico Richard Wright nel gennaio 2008. E qui si palesa a tutti il nuovo miracolo gilmouriano: la voce è tornata quella di sempre e la chitarra è precisa e implacabile. Certo, non tutto è perfetto, ma gli anni e la lunga inattività giustificano le sbavature che i puristi non perdonano. Le emozioni e la buona musica, però, sono tutte lì ed è un piacere e un privilegio essere davanti a un mostro sacro come David Gilmour.

Un attimo e ti ritrovi catapultato nel disco più famoso del mondo, The Dark Side Of The Moon. Parte il battito del cuore, partono le tachicardie di tutti i presenti e arrivano in sequenza "Speak to Me" e poi  "Breathe (In the Air)". Il palco si inonda d'azzurro, ad esclusione di una linea di luci bianche che lo attraversa per tutta la sua lunghezza. La band è al completo, manca solo Romany che salirà sul palco solo successivamente. Battesimo ufficiale anche per la nuova chitarra di Gilmour, la Fender Stratocaster nera (quella con l'adesivo di un gatto nero, motivo per cui viene definita Black Cat Strat). Worsley si prodiga sulla slide, lasciando a David il piacere di suonare e cantare, sostenuto vocalmente da Greg. Il palco torna buio e partono gli effetti delle sveglie di "Time" mentre sullo schermo viene proiettato il celebre filmato animato di Ian Emes, che i Floyd avevano utilizzato per la prima volta nel 1974. Il batterista è in piedi per suonare i tom-tom, illuminato da un fascio di luce, con Gilmour e Pratt impegnati a duettare.

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David balla, mentre Guy si prodiga nel ricreare dalle corde del basso il ritmo dell'orologio. La sezione cantata in origine da Wright viene affidata come nel tour precedente a Phillinganes. L'atteso solo di chitarra di David conserva lo stile del passato, anche se è stato modificato leggermente nella sezione iniziale. Il chitarrista lo suona illuminato da un fascio di luci bianche che dall'alto centrano la sua figura, che pare esplodere di luce incandescente. Arriva "Breathe (Reprise)", con le luci che tornano nella tonalità azzurra di "Breathe", naturale conclusione di questa mini-suite da uno dei dischi più importanti della musica rock.

Che si fa, si vive sugli allori? Per niente. Già presente dal 2001 nelle scalette di Gilmour, "Fat Old Sun" ricalca lo stile delle precedenti performance con la differenza che la batteria si palesa immediatamente. Per l'occasione lo schermo circolare si colora di una tonalità arancione caldo per simulare il sole citato nella canzone. Worsley si concentra sulla slide, mentre Gilmour suona l'acustica, come le tre coriste che lo sostengono con la loro voce. Al termine della sezione cantata, Gilmour si sfila con tutta calma l'acustica e tira fuori dal cilindro la famosa chitarra The Workmate, la Fender Esquire del 1955, partendo con un incendiario assolo mozzafiato, sostenuto dalla presenza fisica e strumentale di Pratt e Wesley, che lo seguono con lo sguardo e con le note. Mamma mia… ma non basta. Esordisce nei tour di Gilmour "Marooned", già proposta dal vivo dal chitarrista nel 2004, in occasione del concerto per i 50 anni della Fender Stratocaster.

Unica canzone dei Pink Floyd a ricevere un Grammy Award, "Marooned" è stata scritta da Gilmour e Wright e nasce nel 1993 da una loro fortunata jam in studio. Per via del suono della chitarra, basato sul pedale con l'effetto Whammy della DigiTech, era stata provvisoriamente denominata “la canzone della balena”. Per questo motivo, quando fu suonata a Oslo (per gli storici il 29 e il 30 agosto 1994), i Pink Floyd avevano utilizzato sullo schermo le immagini al ralenti di balene in mare, contestando la scelta del governo norvegese che autorizzava (e lo fa ancora oggi) la caccia del mammifero ormai in via di estinzione.

Il Circo Massimo viene inondato da rumori di onde del mare e gabbiani che sembrano planare sulle teste degli spettatori. Sullo schermo un cielo stellato: in lontananza l'immagine di un pianeta pieno di colori, che si avvicina lentamente e riempie l'intero fondale elettronico. Gilmour si lancia in un lungo monologo strumentale con la sua chitarra che ti penetra nelle vene: suoni che sembrano arrivare da pianeti lontani e toccano vette altissime. Il chitarrista è sostenuto inizialmente dal suono del pianoforte ma in breve si aggiunge anche il resto della band, coriste escluse. Una scelta azzeccata, "Marooned", che il pubblico premia con amore. Mettiamoci pure un carico da undici: "Wish You Were Here", uno dei brani più iconici dei Pink Floyd, eseguito in maniera classica. Le coriste lasciano il palco, mentre Gilmour si avvicina a Worsley, che ha l'onore di introdurre le prime note della canzone, suonata da entrambi con l'acustica. David guadagna la posizione davanti al microfono mentre Worsley suona la slide. Arriva il classico momento con la sezione scat di Gilmour, seguito dal canto corale del pubblico che intona le parole “How I wish, how I wish you were here” in un unico grande coro da stadio. Sul finale Gilmour indica al pubblico i due tastieristi, immersi nel loro delicato diteggio strumentale. Torna il ricordo dei concerti dei Pink Floyd, quando i fan illuminavano lo stadio con i loro accendini, sostituiti oggi dalla luce meno romantica degli smartphone... Di classe le note aggiunte sul finale da Phillinganes, che si guadagna anche il primo piano sullo schermo.

Gilmour adesso presenta al pubblico i suoi musicisti: l'eccellente Worsley viene definito “a new boy”, mentre il bravissimo Betts amorevolmente “a fucking drummer”. David ha gli occhi colmi d'amore quando chiama sul palco il suo gioiello più bello, sua figlia Romany (la chiama amorevolmente Ro-Ro), per niente intimorita davanti a quel mare di occhi che la seguono mentre guadagna la sua posizione sul palco. Hattie Webb e Romany Gilmour, entrambe all'arpa, suonano le note introduttive dello strumentale "Vita Brevis", mentre Gilmour è seduto alla slide, riprendendo fedelmente la versione contenuta nell'album “Luck And Strange”. Così come nel disco, la canzone successiva è "Between Two Points"Romany, serena e sorridente, inizia nel silenzio generale suonando l'arpa e cantando da solista, sostenendo egregiamente l'intero brano senza il supporto di suo padre, relegato a comprimario (di lusso) con la sua chitarra, molto attento all'esibizione della sua cara figliola. Questa cover è molto apprezzata dai fan di Gilmour, uno dei pochi casi in cui la cover risulta migliore dell'originale. Tra l'altro Gilmour è abituato alle cover: nella prima metà degli anni Sessanta aveva esordito nei "Jokers Wild", una band che suonava essenzialmente cover di canzoni famose.

L'effetto di una campana in lontananza e un brusio di uccellini introducono "High Hopes", per la quale viene utilizzato lo storico filmato dei Pink Floyd del 1994. Adam Betts percuote la campana, mentre Phillinganes suona le note di pianoforte. Gilmour canta, sfiorando delicatamente i tasti della sua acustica, sostenuto nel coro da Worsley, Pratt e dalle coriste. Sul finale, come da copione, Gilmour si siede alla slide (quella rossa) e parte con il suo lungo solo che ammalia sempre come fosse la prima volta.  Arriva così una gradevole sorpresa: dai lati del palco, già intravisti nel pomeriggio dai fan che si sono goduti in lontananza il sound check, vengono portati sul palco 12 enormi palloni bianchi con il simbolo dei Pink Floyd, esatta riproduzione di quelli che nel frattempo vengono proiettati sullo schermo. I palloni finiscono sul pubblico, che comincia a farli ballare per tutta la durata del bellissimo solo di slide di David Gilmour. Si fa pausa, ne abbiamo bisogno tutti.

La seconda parte dello show

La seconda parte dello spettacolo ha inizio con "Sorrow", altra canzone già eseguita lungamente dai Floyd tra il 1987 e il 1994, riportata in auge da Gilmour nel 2004 in occasione del tributo per i 50 anni della Fender Stratocaster e successivamente nel tour di “Rattle That Lock”. David viene illuminato da un fascio rosso intenso (cambierà colore man mano che il brano proseguirà), mentre dal basso del palco un laser irradia fasci di luci verso il cielo. Quando la band si aggrega al chitarrista, ecco Pratt che decide di seguire il ritmo del brano danzando e marciando instancabilmente, come ai vecchi tempi, sostenuto da un drumming molto deciso di Betts, che si conferma un eccellente strumentista. Un effetto che viene utilizzato in questo concerto è la frase “it's not enough, it's not enough”, pronunciata da Gilmour, presa in prestito dalla versione in studio del 1987. Molto suggestivi gli effetti luce utilizzati nel corso dell'intero brano. La strofa finale di "Sorrow" viene cantata insieme da Gilmour e Worsley, che è sempre molto attento con lo sguardo nei confronti del boss: che non riesca ancora a capacitarsi di essere al suo fianco?

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Per "The Piper's Call" Gilmour si esibisce alla chitarra elettrica, Worsley con l'acustica (poco dopo suonerà l'elettrica), mentre Romany canta insieme a suo padre, scambiandosi ripetutamente sorrisi, replicando egregiamente la performance della versione in studio. Dall'alto, una miriade di fasci colorati irradia il palco. Il solo finale di Gilmour è entusiasmante, pieno di vibranti passaggi nel suo classico stile. Strepitoso! "A Great Day for Freedom" torna nella scaletta di Gilmour che l'aveva proposta nel tour del 2006 e fa emozionare ancora una volta i presenti, con la voce di Gilmour che migliora e si tinge di tonalità calde e vibranti. Il finale è riservato a un solo incrociato di chitarre che sembra non volersi mai fermare e alle eccellenti doti vocali delle quattro coriste. Per identificare visivamente le sorelle Webb aggiungo che Charlie è quella che a volte suona la chitarra acustica, mentre Hattie suona l'arpa

"In Any Tongue" inizia con l'inconfondibile fischio che è affidato a Romany, con Gilmour che ha ripreso la Black Strat Cat. Sullo schermo si può ammirare il promo video animato realizzato da Danny Madden, già usato per il tour 2015-2016, che offre immagini che toccano un tema attualissimo, quello dell'inutilità della guerra. Ad aiutare Gilmour con la voce è il chitarrista Ben Worsley, che si prende cura della parte più alta del brano, mentre David si limita ad accompagnare con la sua chitarra.

Torna in scaletta "The Great Gig in the Sky" (era nel tour precedente, ma fu suonata una manciata di volte anche nel tour di “On An Island”), altro brano iconico della discografia dei Pink Floyd, che venne composto ed eseguito al pianoforte da Richard Wright, impreziosito in studio dall'incredibile performance vocale di Clare Torry, aggiunta in extremis quando il disco stava per essere affidato alle presse. È un nuovo tributo di Gilmour al suo amico e sodale artistico Richard Wright, scomparso nel 2008. Viene creato sul palco un ambiente intimistico grazie alla presenza di candele di cera, alcune delle quali posizionate anche sul pianoforte a coda, suonato da Louise Marshall. Guy Pratt si prende cura del contrabbasso e Gilmour si concentra sulla slide. La versione è più lunga dell'originale ed è stata sapientemente riarrangiata. La sensazione generale è che le coriste abbiano trovato ispirazione nello stile delle Lucius e della loro recente performance dello stesso brano nel tour di Roger Waters. Le voci delle coriste di Gilmour si intrecciano e c'è spazio per tutte loro, anche se è Romany che sembra guidarle. La Marshall offre una splendida esibizione strumentale e in alcuni momenti interviene anche con i suoi vocalizzi, creando un effetto da brividi. Sul finale si fa notare un breve e delicato intervento alla slide di Gilmour che è particolarmente emozionato. Si chiude con le voci delle coriste, note soavi che sembrano volare nell'aria. Bellissima versione solo cori, pianoforte e slide, e finalmente all'altezza: a molti la versione del tour precedente non aveva convinto del tutto.

Altro sincero tributo in musica a Richard Wright è "A Boat Lies Waiting", contenuta nell'album “Rattle that Lock” del 2015. La performance ha inizio con Gilmour che tocca dolcemente le corde della slide, mentre Louise Marshall suona il pianoforte. Come nel disco, arriva la voce di Wright ed è un momento che provoca grandi emozioni. Quando Gilmour si alza e raggiunge il microfono per cantare, Worsley lo rimpiazza suonando la slide. Armonizzano tutti meno il batterista. Un tributo a Rick che il pubblico ha molto apprezzato

Altro brano da “The Division Bell” è "Coming Back to Life", ampiamente suonato sia nel tour del 1994 che nei precedenti concerti solisti di Gilmour. Al Circo Massimo arriva il buio in sala, interrotto da un occhio di bue che illumina David dalle spalle. E qui capita quello che non ti aspetti. Gilmour sbaglia e invece di suonare la chitarra, come da copione, canta. Se ne accorge, ferma la band e dice “nessuno è perfetto”. Si riprende, senza errori. Gilmour suona con intensità la chitarra e Greg è concentrato ad accompagnarlo muovendo sapientemente le dita sulle tastiere. Il brano prosegue mantenendo il suo classico arrangiamento, con le immagini della band che si susseguono sullo schermo circolare.

Il finale del concerto

Il finale del concerto è riservato a due canzoni da “Luck And Strange”. "Dark and Velvet Nights" esordisce con il suono distorto delle chitarre, mentre sullo schermo vengono proiettate le animazioni già mostrate nel video ufficiale. È l'occasione per le coriste di aggiungere il suono di alcune percussioni, sottolineando un passaggio musicale che si ripete durante il brano. A proposito di coriste, Charlie Webb suona l'acustica sotto gli occhi vigili ma compiacenti di Pratt, che scherza e fa scena al suo fianco. Gilmour non si smentisce e come da tradizione si prodiga in un solo di chitarra molto bello.

La chiusura del concerto, così come nel nuovo album di Gilmour, è riservata a "Scattered". Sullo schermo troneggia l'imponente immagine di un orologio, inciso in una pietra o forse in un metallo, simbolo del tempo che inesorabilmente va avanti e si incastra nella storia di tutti noi. È uno dei momenti più intensi ed emozionanti dell'intero concerto. Il suono dell'orchestra, purtroppo solo virtuale (è una base), porta un tocco di classe tra le rovine storiche del Circo Massimo. Pratt è visibilmente preso dal mood della canzone e sembra cullare con delicatezza il suo basso, aggiungendo una particolare cura e attenzione al suo intervento strumentale. Gilmour canta con gli occhi chiusi, raccogliendo dal profondo dell'anima ogni goccia residua di emozione. Il finale è riservato al suo immancabile solo di chitarra con la Black Strat Cat. Le Webb suonano chitarra e arpa, mentre Gilmour ti inchioda alle poltroncine con un memorabile solo che non lascia appello. È la conclusione del concerto, con la band che ringrazia e lascia il palco davanti a un pubblico in delirio.

Non è finita ovviamente, ovviamente. I musicisti tornano sul palco, acclamati dal pubblico di Gilmour. Dal 7 febbraio 1980, prima data del tour di The Wall dei Pink Floyd, "Comfortably Numb" ha fatto parte di ogni scaletta sia dei Floyd che dei concerti solisti di Gilmour. Anche a Roma è destinata a chiudere lo spettacolo, come era già avvenuto nel tour di “Rattle That Lock”. Impossibile per Gilmour non offrirla al suo pubblico. Guy Pratt canta la sezione che fu di Roger Waters, seguito dagli occhi attenti del boss, e quando tocca a Gilmour, è Louise Marshall ad aggiungere il suo controcanto, seguita subito dopo dalle altre coriste e da Wesley per la sezione “I have become comfortably numb”. Parte così un effetto di laser, una trovata anni Settanta che sembra essere sempre apprezzata dal pubblico, che segue a bocca aperta le linee disegnate nel cielo. Il primo solo, da tradizione, è fedele a quello originale del 1979 ma tutti sanno che è nel secondo assolo che Gilmour darà il massimo: anche stasera questa regola non sarà tradita. Per quasi tre minuti Gilmour si lancia in una sequenza di note che lascia senza fiato, mentre i laser sembrano vibrare all'unisono con le corde della chitarra, attraversando lo spazio che dal palco si proietta verso il cielo in un vero e proprio caleidoscopio emozionale. Le coriste danzano, con Romany in particolare che sembra molto presa: quelle note devono esserle entrate dentro, si trova la loro traccia anche nel profondo del suo dna!

Un nuovo miracolo?

Personalmente ho assistito a moltissimi concerti di Gilmour, con e senza i Pink Floyd. Ma la bellezza è l'intensità di questo assolo non l'ho mai vissuta, neanche a Pompei, quando tutto era perfetto. Un assolo che è cambiato negli anni, mai uguale a se stesso, mantenendo inalterata la capacità di lasciare il pubblico annichilito davanti a cotanta bellezza. Gilmour e la sua chitarra campeggiano sul grande schermo, la mano e le dita che si muovono su quelle corde, tirando fuori note e vibrazioni di una bellezza inaudita. Gilmour è uno dei migliori chitarristi in circolazione e spesso vince non per tecnica, quanto per emozioni. E quel signore quasi ottantenne, con il volto scavato dagli anni che passano, di emozioni ne sa regalare tante, ma proprio tante, ed è molto più grande sia della sua immagine sullo schermo che della sua modestia. L'ovazione del pubblico è enorme: siamo stati testimoni di un nuovo miracolo e torniamo a casa ancora increduli per aver avuto il privilegio di poter dire: io c'ero. Si replica per altri cinque giorni al Circo Massimo (rassegnatevi, è tutto sold out) e poi a Londra, prima di volare negli States.

La scaletta

SETLIST

Set 1:

5 A.M.
Black Cat
Luck and Strange
Speak to Me (registrata) - di Pink Floyd
Breathe (In the Air) - Cover di Pink Floyd
Time - Cover di Pink Floyd
Breathe (Reprise) - Cover di Pink Floyd
Fat Old Sun - Cover di Pink Floyd
Marooned - Cover di Pink Floyd
Wish You Were Here - Cover di Pink Floyd
Vita Brevis
Between Two Points - Cover di The Montgolfier Brothers (con Romany Gilmour)
High Hopes - Cover di Pink Floyd

Set 2:

Sorrow - Cover di Pink Floyd
The Piper's Call (con Romany Gilmour)
A Great Day for Freedom - Cover di Pink Floyd
In Any Tongue
The Great Gig in the Sky - Cover di Pink Floyd
A Boat Lies Waiting
Coming Back to Life - Cover di Pink Floyd
Dark and Velvet Nights
Scattered

BIS #1

Comfortably Numb - Cover di Pink Floyd

 

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