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Pino D’Angiò è stato amabilmente scorrettissimo fino all’ultimo

Come suona il disco postumo della voce di "Ma quale idea", con gli ultimi suoi inediti.
Pino D’Angiò è stato amabilmente scorrettissimo fino all’ultimo

“E ti diranno che questo non si può / no, no, no / e ti diranno che questo non si fa / ah-ah-ah”, canta, con un filo di voce, Pino D’Angiò in “Non diventare come loro”, il brano che apre l’Ep “Funky Maestro”. Il disco, appena uscito, è il primo - e anche l’ultimo - lavoro postumo del cantautore di “Ma quale idea”, scomparso lo scorso luglio a 71 anni dopo una lunghissima malattia e parte proprio con quello che suona a tutti gli effetti come il suo testamento artistico. “Ragazzo mio, in questo mondo di bastardi e puttane / devi difendere quel che ti rimane”, filosofeggia D’Angiò su una base irresistibilmente funky composta da Kashmere, vero nome Luigi Maglione, musicista italo-svizzero classe 2000 da sempre appassionato del genere, con il quale nei mesi prima della sua scomparsa la voce di “Ma quale idea” aveva cominciato a lavorare a una serie di brani inediti sulla scia di quel revival partito con la riscoperta della hit del 1980 - già remixata nel 2005 dai Flaminio Maphia - e culminato con il passaggio all’ultimo Sanremo con i Bnkr44 sulle note della stessa canzone.

D’Angiò non ha fatto in tempo a ultimare il disco: quando lo scorso luglio, nel bel mezzo del tour estivo, il cantautore si è spento, del disco erano state completate solo tre tracce, la stessa “Non diventare come loro”, “C’è un’app” e “Paperina qua qua”, quest’ultima già uscita come singolo a maggio, raccolte dal figlio Francesco in questo Ep insieme alla demo di una quarta canzone, "Volando nell'anima", un ultimo regalo da parte del “funky maestro” che amava stupire. Dentro c’è tutto l’universo di Pino D’Angiò, artista dotato di una straordinaria (auto)ironia, dalla storia affascinante, che a Rockol avevamo fatto raccontare a lui in questa lunga intervista un anno fa: “Sono l’unico artista italiano presente nel dvd ‘World Tribute to Funk’, ovvero l'enciclopedia completa del funk selezionata da Sony Music - si vantava - e nessuno se n’è mai accorto. Qualcuno mi ha definito ‘l’innovatore oscuro della musica italiana’. Io non sono né un innovatore né tantomeno oscuro. Sarete oscurati voi, giornalisti del cazzo, che non riuscite a vedere oltre il vostro naso: quelli dell’epoca scrivevano solo degli artisti internazionali delle multinazionali, da impiegati qual erano”.

Alla fine le sue rivincite se le è prese grazie al passaparola, che in questi ultimi mesi aveva permesso anche ai giovanissimi - quelli che acquistavano i biglietti per le discoteche che ospitavano le sue esibizioni - di scoprire il mondo oltre “Ma quale idea”, tra quello stile un po’ cantato e un po’ parlato con sonorità a metà strada fra italo disco, funk e un prototipo di cantautorato rap (ha fatto scuola: non è un caso che nel 2021 Franco126 gli abbia chiesto di incidere l’intro di una sua canzone, “Scandalo”) e testi politicamente scorrettissimi come quelli di “Così grassa come sei” o “Fammi un panino”.

Il rapporto ironico di D’Angiò con il femminile, in “Funky Maestro”, è rappresentato da “Paperina qua qua”, storia di un uomo sornione che prova a corteggiare una bella ragazza “con la codina che va un po’ di qua e un po’ di là”, che balla “felice in mezzo ai polli” ma sceglie “solo quelli belli”. E che ad un certo punto punta il dito contro il provolone: “Sessista, maschilista, complottista / cosa, cosa dici? / razzista, autista, trapezista / tassista, volevo scusarmi un attimo…”, canta D’Angiò, prendendosi gioco del politically correct. “Poter vivere Pino come genitore è stato un privilegio difficilmente spiegabile. Artisticamente, tra genialità, cultura e ironia, ha influenzato oltre 40 anni di scena e generi musicali” racconta il figlio Francesco. Che aggiunge: “Ha sempre voluto rimanere lontano dai riflettori, è stato un antidivo, un innovatore oscuro. Dal funky al rap, dalla disco alla trance: oggi il sound di papà è ovunque. Inarrivabile. Gli ultimi anni sono stati incredibili. Perché è stato incredibile lui. Passava da una sala operatoria ad un aereo per volare verso i concerti e i fan in tutta Europa, sempre e solo con il sorriso. Ha continuato ad esibirsi e a comporre, come se nulla fosse. A dicembre 2023 gli hanno tolto un polmone - “per fortuna ne ho un altro” diceva - e due mesi dopo ballava sul palco di Sanremo”.

Quello di Pino D’Angiò è stato un viaggio intergenerazionale incredibile. E continuerà, lascia intendere il figlio. Nel cassetto ci sarebbe un disco di cover realizzato da artisti di nuova generazione, pronti a celebrarne l’eredità artistica: “Inutile dire come questo Ep abbia un significato e sapore particolare. È l’ultimo progetto inedito su cui Pino, anzi, papà si era divertito in studio - spiega Francesco - la forza di andare in sala e creare allegria era più forte del resto. Solo un gigante come lui avrebbe potuto realizzare qualcosa del genere nonostante tutto”.

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