I Counting Crows riescono miracolosamente a fermare il tempo

I Counting Crows debuttarono con il botto nel 1993. Il loro primo album, "August and Everything After" (leggi qui la recensione) riuscì a vendere oltre sette milioni di copie. Quel disco è rimasto il maggior successo della band californiana guidata da Adam Duritz, che oggi compie gli anni. Il gruppo ha pubblicato sino ad oggi otto album in studio. L'ultimo di questi, "Butter Miracle, Suite One", uscito nel 2021, composto da soli quattro brani. Nell'attesa di un "Butter Miracle, Suite Two", ecco alla vostra attenzione la recensione e le quattro canzoni di quel 'mini-album'.
Un piccolo miracolo, stile "Brigadoon": nello storico film degli anni '50 un villaggio scozzese compare una volta ogni cento anni, ed è una festa. I Counting Crows ci mettono un po' di meno, per fortuna, anche se le loro produzioni discografiche negli anni si sono diradate pareccchio. Ma quanto tornano è un festa per le orecchie. "Butter miracle" è la loro prima uscita dopo 7 anni, e non è neanche un album: una suite di 4 brani. Ma è un miracolo appunto come ogni volta riescano a fermare il tempo.
Non è chiaro cosa c'entri il burro : Adam Duritz, quando lo abbiamo intervistato, non lo ha voluto spiegare, è una sorta di mistero, ci ha raccontato. E ci ha raccontato pure che l'assenza è semplicemente successa: nessun blocco dello scrittore. Lui lavora così: scrive di getto, e si ferma, poi riparte.
Banale dirlo, ma l'attesa è valsa la pena, anche se si tratta solo di 4 canzoni: in 18 minuti i Counting Crows riescono a ricreare tutto ciò per cui li si ama. L'iniziale "Tall grass" è un racconto intimo ed emotivo, sulla linea dei brani più intensi e sofferti della band, con quel ritornello "And I don't know why" ripetuto che ti spezza in due. "Elevator Boots" è un mid-tempo dedicato all'amore per il rock 'n' roll e per lo stare in una band, in cui Duritz passa dalla prima alla terza persona, dal parlare di sé al raccontare la storia di Bobby. "Angel of 14th street" è una canzone che si muove più veloce, tra California (dove Duritz e i CC sono nati e cresciuti) e New York (dove Duritz vive da quasi 20 anni). In "Bobby and the Rat Kings" c'è l'omaggio più evidente al glam rock e torna la band di Bobby che fa da sfondo ad una storia nella San Francisco degli anni '80.
Pochi minuti? No, perché volano via e parte il repeat: da ascoltare rigorosamente in una forma che non separi le canzoni l'una dall'altra (sulle piattaforme è presente anche come "singolo" da 18 minuti, cercate quella versione. O preferibilmente in vinile, dove c'è una sopresa sul lato B: una delle cose più belle mai scritte e incise dal gruppo: “August and everything after”, la title track dell’album di debutto, registrata solo nel 2019 con un’orchestra di 70 elementi e precedentemente diffusa solo su Amazon. 10 minuti di pura goduria.
I Counting Crows rimangono una delle migliori band americane degli ultimi 30 anni e Duritz una penna/voce davvero unica, emozionante, profonda e mai banale. Bentornati.