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Billy Corgan se non vuole suonare una canzone non la suona

Il frontman degli Smashing Pumpkins svela il segreto per avere una buona scaletta in concerto

Il frontman degli Smashing Pumpkins Billy Corgan, chi lo conosce lo sa, è un tipo che va dritto per la sua strada. Quindi non sorprende che in una intervista con la rivista specializzata in hard rock Kerrang abbia dichiarato che in concerto non si fa intenerire dalle richieste dei fan e non si ritiene costretto a suonare i classici della sua band se non ne ha voglia.

Queste le sue parole, molto dirette: “Non suono nessuna canzone che non voglio suonare. Non mi interessa se sono classici oppure no. Se non voglio suonarle, semplicemente non le suono. Non dico al pubblico cose come: 'Bene, devo suonarla per voi'”. Corgan ha però aggiunto, correggendo in parte il tiro: "Non è una brutta cosa che i fan vogliano ascoltare le canzoni che amano (…) ma le band non possono vivere nel passato. È la morte di ogni artista".

Ha poi continuato con il suo pensiero portando un esempio: "È difficile da spiegare se non lo hai vissuto. Perché è la classica cosa in cui c'è un diavoletto su una spalla e un angelo sull'altra, il diavolo dice: 'Ehi, se suoni queste cinque canzoni extra che la gente vuole ascoltare, avrai una serata davvero facile e nessuno si arrabbierà con te.' Ma non è per questo che sei lassù. Devi ricordare che c'è quest'altra parte del pubblico che vuole vederti oggi."

Billy Corgan ha però spiegato con molto buonsenso che, a parer suo, la chiave per la riuscita di un concerto è quella di trovare un giusto equilibrio tra il materiale vecchio e quello nuovo, un concetto che ha compreso solo dopo molti anni. "Ci vuole un attimo per capire la differenza tra: 'Ehi, adoro ciò che fai. Sono qui, ho pagato i miei soldi, ho trovato la babysitter. Sto cercando qualcosa, puoi darmelo? Perché amo davvero quella musica e amo quel periodo della mia vita', un artista si sente come se dovesse servire qualcosa che non vuole servire. Come se fossero incatenati a un passato o a un'eredità. Immedesimandomi nel pubblico e cercando di capire cosa avrei voluto vedere da una band dal punto di vista del pubblico, questo mi ha permesso di ammorbidirmi e realizzare che forse la mia posizione era un po’ troppo… artistica.”

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