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C’era una volta Girl in Red (poi ha scoperto Taylor Swift)

Era una promessa dell'indie tutto chitarrine e synth. Ora la cantautrice norvegese cerca la hit.
C’era una volta Girl in Red (poi ha scoperto Taylor Swift)

Oltre la cameretta c’è di più: un mondo tutto da scoprire. Girl in Red lo ha scoperto la scorsa estate, quando Taylor Swift l’ha scelta tra le giovani colleghe alle quali ha chiesto di aprire i concerti dell’”Eras tour” dei record negli Usa, oltre 1 miliardo di dollari incassati. “Ero al soundcheck e lo stadio era enorme. Poi quando ho visto Taylor esibirsi è stato tutto grandioso, enorme e gigantesco: l’apice della cultura pop americana. È la cosa più bella che mi sia capitata. Sembra un momento molto speciale e iconico della mia vita”, dice la 25enne cantautrice norvegese ricordando il primo approccio con il gigantismo del Soldier Field di Chicago, uno degli stadi in cui si è esibita prima della popstar di “Cruel summer” (ha aperto anche le date di Detroit e Pittsburgh, esibendosi in tutto davanti a mezzo milione di spettatori). Chissà se un giorno anche Marie Ulven Ringheim - questo il vero nome della cantautrice di Horten, cittadina del sud della Norvegia, classe 1999 - potrà ambire a uno show tutto suo in uno stadio. Le potenzialità non le mancano di certo e il nuovo album “I’m doing it again baby” lo conferma, a quasi tre anni esatti dall’esordio del 2021 con “If I could make it go quiet”.

Dimenticate la ragazza acqua e sapone che nei pezzi dell’album di tre anni fa cantava i suoi piccoli problemi di cuore e il suo disagio: “Mi è sembra stato detto che sono ‘troppo’, durante tutta la mia infanzia e negli anni da adulta. Essere bloccata quando sono al mio momento più felice o più eccitato mi ha fatto sentire insicura, alienata e strana. Quando ho rivisto lo stesso sentimento nei miei rapporti, ho capito quanto mi facesse davvero male non sentirsi mai pienamente accettata per quello che sono. Inoltre, penso che culturalmente le persone tendano ad essere troppo cool per divertirsi o mostrare vero entusiasmo ed emozioni. Io sono stanca di questo”, dice.

Pazienza se ai fan della primissima ora, quelli che cominciarono ad ascoltarla quando si chiamava ancora LydiaX e caricava i suoi pezzi autoprodotti su SoundCloud (il nome d’arte che ha cominciato ad usare a partire dal 2017, l’anno in cui ha fatto uscire “I wanna be your girlfriend”, dedicata a una ragazza della quale si era innamorata, deriva da un messaggio che aveva inviato a un’amica per farsi individuare in mezzo alla folla, con i suoi capelli rossi), sembrerà un modo per giustificare la svolta pop. Girl in Red sembra aver capito che il mondo fuori dalla sua cameretta in fondo non è poi così male: “Sto tendendo verso cose che non solo cool, ma sono divertenti. Sto imparando ad essere più teatrale, più drammatica. Mi diverte. Non mi interessa seguire ciò che è cool e ciò che funziona. Voglio divertirmi e spero che alle persone piaccia”, ha detto in un’intervista all’Irish Times.

Il titolo del disco è un chiaro omaggio a Britney Spears e alla sua “ooops… I did it again”. Le canzoni spaziano dal synth-pop di “A night to remember” all’emo da headbanging di “Doing it again”. L’indie da cameretta che caratterizzava pezzi come “Midnight love” o “Did you come?” qui diventa più ambizioso, più spudoratamente pop. “You need me now?” è un duetto con Sabrina Carpenter, 24enne popstar statunitense da 37 milioni di ascoltatori mensili su Spotify. In “Doing it again baby” c’è invece lo zampino di Kid Harpoon, hitmaker britannico già dietro a successoni come “Flowers” di Miley Cyrus, “As it was”, “Watermelon sugar” e “Golden” di Harry Styles. È la stessa Girl in Red a confermare che l’incontro con Taylor Swift l’ha aiutata a imparare a vedere le cose con una luce diversa: “Ho imparato tantissimo guardando gli spettacoli di Taylor Swift e vedendo quanto lavora. La cosa che mi chiederò da adesso in poi, così ispirata dalla sua etica del lavoro, sarà: ‘Cosa farebbe Taylor al posto mio?’”.

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