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Rodolfo De Angelis, "il primo cantautore"

Il profilo di un protagonista della canzone italiana degli anni Trenta
Rodolfo De Angelis, "il primo cantautore"

Il suo vero nome di battesimo, Rodolfo Tonino, non dice molto. Ma quando si pronuncia il nome d'arte, Rodolfo De Angelis, allora... il mistero resta, soprattutto per le nuove generazioni. Chi era costui? Semplicemente il protagonista della canzone italiana degli anni Trenta del Novecento, una delle epoche più feconde della nostra musica soprattutto grazie alla radio, inaugurata da Mussolini nel 1924 come Unione Radiofonica Italiana e diventata dal 1927 Eiar, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche. Uno strumento potente per il partito fascista - come il cinema, del resto - per attrarre le grandi masse, divertirle, farle cantare e ballare al ritmo di tango, jazz e foxtrot, le “musiche negroidi” come le appellava il regime, ma anche di brani italianissimi e non necessariamente fascistissimi. 

In quell'epoca nascono capolavori di melodie eterne come "Portami tante rose", "Non ti scordar di me", "Non dimenticar le mie parole", "Un'ora sola ti vorrei", "Ma l'amore no", "Parlami d'amore Mariù", "Voglio vivere così", e si alternano al microfono Eiar voci sublimi come Anna Fougez, Elvira Donnarumma, Carlo Buti, Beniamino Gigli, Natalino Otto, Alberto Rabagliati, il Trio Lescano. Ovviamente i palinsesti, tra un bollettino e l'altro, strabordavano di canzoni di propaganda, da "Giovinezza" a "Faccetta nera", da "Battaglioni M" a "La sagra di Giarabub", al punto che gli oppositori del Duce ribattezzarono ironicamente la radio "Eiar Eiar Alalà". 

Ed è proprio questo il titolo che, un secolo dopo, accompagna il libro dedicato alle "Canzoni alla radio dal 1924 al 1944", edito da Baldini e Castoldi e realizzato da Federico Pistone e Franco Zanetti con i contributi di Francesco Guccini, Vincenzo Mollica e Riccardo Bertoncelli. Sono 130 schede che raccontano la storia di quell'epoca attraverso altrettante canzoni. Fra queste, e così torniamo al via, spiccano quelle di Rodolfo De Angelis, geniale artista nato e cresciuto artisticamente a Napoli dove conosce Filippo Tommaso Marinetti e contribuisce alla stesura del Manifesto Futurista. 

Inviso al regime fascista per i suoi eccessi creativi (è anche pittore, scrittore, attore e drammaturgo, oltre che cantautore ante litteram), comprende che l'unica speranza di sopravvivere artisticamente parlando è la convivenza, concetto diverso dalla connivenza. De Angelis, o Rodeangelis come si fa chiamare, sforna splendidi brani, li scrive, li musica e spesso li interpreta, restando sempre in bilico con le canzoni della fronda, quelle messe al bando perché  dicono e non dicono ma di fatto si beffano di Mussolini e dei gerarchi, come "Bombolo", "Crapa pelada", "Pippo non lo sa" o "Maramao perché sei morto". De Angelis è più raffinato e quindi ancora più sfuggente. Come quando, nel 1933, incide "Ma... cos'è questa crisi?" una domanda irrisolta in un periodo di sacrificio per gli italiani. Sta prendendosi gioco del Duce o lo sta incensando? Quella vocetta nasale e le pernacchiette iniziali propenderebbero per la prima ipotesi, ma il regime lascia fare perché la canzone diventa un successo alla radio e sui grammofoni di casa. 

Nello stesso anno, De Angelis sforna un altro brano bifronte, ancora più sfacciato e coraggioso, "Una volta... non c'era Mussolini", che fa tremare i polsi ai fascisti e allo stesso Duce: allineamento o sarcasmo? Si merita una “maschia” stretta di mano o una manganellata? L'autore vuole proprio raggiungere il risultato di incertezza, confusione, sospetto, tra ironia e deferenza. In effetti, quando ancora “non c'era Mussolini”, il Parlamento italiano era una sorta di campo di battaglia con governi bisticciosi e instabili e con il partito fascista alle porte. Come interpretare un testo così?

Una volta il Parlamento discuteva di sovente ma non concludeva niente
Solamente era dovere del compagno battagliero far cadere il Ministero
Una volta non c'era Mussolini...
Oggi invece che abbiamo Mussolini... 
Il decreto legge è approvato all'unanimità: viva il Duce!

Sempre nel 1933 il quarantenne De Angelis compone "I milioni della lotteria" – un foxtrot portato al successo dal cantante Crivel – con riferimento al Gran Premio di Tripoli del 7 maggio sul circuito di Mellaha, costruito dal regime su un lago salato della Tripolitania, fra deserto e mare. Il partito fascista, con l'Automobile Club di Tripoli, si inventa un concorso a premi che incontra un successo strepitoso: in pochi giorni vengono staccati 7 milioni e mezzo di tagliandi a 12 lire l'uno (equivalente di un chilo di carne) per un incasso di 15 milioni, una cifra ai tempi sconvolgente che serve al partito per finanziare progetti culturali (come il Carnevale di Viareggio, la Regata Storica di Venezia e la creazione dell'Esposizione Universale di Roma) e agli italiani per sognare. Al di là della combine che coinvolge leggende come Varzi, Nuvolari e Borzacchini, la lotteria diventa un appuntamento popolare e attesissimo, accompagnata dalla canzone di De Angelis, sempre a cavallo tra ironico e celebrativo.

Con la cartella di una lotteria ed un pochino poi di fantasia
Per qualche mese ti potrai sognare che la ricchezza sta per arrivare
Se la speranza in questo mondo è tutto con poche lire la si può acquistar

Nel colossale repertorio di Rodeangelis spicca "Sanzionami questo", che lui stesso canta a un anno delle pesanti sanzioni decise dalla Società delle Nazioni nel 1935 per punire le iniziative coloniali italiane. La canzone, volente o nolente, diventa un vero inno dell'orgoglio nazionale contro lo strapotere arrogante della Francia e soprattutto dell'Inghilterra, l'odiata Albione, antico nome della Gran Bretagna, l'“ex amica mia”, in riferimento all'alleanza nella Grande Guerra, invidiosa delle bellezze italiane, della “musica divina”, del “senso di poesia”, degli “artisti che hanno dato al mondo inter la luce della vita e del pensier". Insomma, dietro le sanzioni europee si nasconderebbe la perfida gelosia di un'innamorata tradita che merita solo beffe e derisione, con riferimenti anche scurrili a caricare ulteriormente la tensione:

Tutto quello che fai lo fai per gelosia, ex amica mia
Perché vorresti vivere anche tu quest'ora di eroismi e di virtù
Ma non lo puoi ed io lo so perciò, mia cara, canterò
Sanzionami questo, se tu sei capace, lo so che ti spiace ma che me ne fo?

Nel 1975, un altro artista di teatro troppo sottovalutato, Paolo Poli, ripropone "Sanzionami questo" con la sorella Lucia con tutto il brio dell'avanspettacolo. 

Nel 1937 De Angelis, nella canzone "Schiocca la frusta", se la prende anche con il teatro (“che talvolta fa dormir e giammai ti fa sognar”), con la stampa (“la grande informatrice che dovunque tien la zampa” e perfino con la stessa radio (“che frigge in quell'armadio”) definita coraggiosamente “strumento che trasmette la réclame del formaggio e del salame, e tu paghi per sentir: cosicché l'imbonimento chi non volle mai sentire se lo deve oggi subire, e pagarlo per di più”.

Il genio, il coraggio e l'ironia di Rodolfo De Angelis si spengono solo il 2 aprile 1965 a Milano.

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