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"Vultures 1": Ye, tra autocitazioni, testi odiosi e idee geniali

Nel disco in collaborazione con Ty Dolla $ign ritroviamo un Kanye West ispirato, nonostante i testi
"Vultures 1": Ye, tra autocitazioni, testi odiosi e idee geniali

A vent'anni esatti da “The College Dropout”, l'album di debutto di Kanye West, esce questo “Vultures 1”, il primo di tre volumi del progetto musicale in collaborazione con Ty Dolla $ign. In realtà sembra siano passati almeno il doppio degli anni sia nella tormentata biografia artistica di Ye sia nell'intero comparto musicale e rap in particolare. 
Gli ultimi 7-8 anni poi sono stati particolarmente burrascosi per il producer e rapper di Chicago tra deplorevoli uscite antisemite e folgorazioni religiose, candidature alla Presidenza USA e TSO, divorzi e interruzione delle collaborazioni con i brand della moda, oltre ai vari annunci e disannunci di dischi e concerti. 
In tutto ciò la produzione artistica ne ha un po' risentito. I dischi che si sono succeduti in questi anni da “Ye” a “Jesus is King” a “Donda”, sono frammentati, spesso volutamente instant, e le decine di autori, produttori e featuring coinvolti non hanno fatto che aggravare la dispersività delle canzoni e degli album.
Nel frattempo la reputazione di Kanye è drasticamente scesa presso l'opinione pubblica facendolo diventare “persona non grata” all'interno di molti luoghi e istituzioni della musica, ma allo stesso tempo l'artista è diventato una sorta di semidio per i fan più giovani del rap, quelli che ascoltano Travis Scott, ad esempio. 

La sorpresa Ty Dolla $ign

Insomma, ecco che Kanye dopo "Donda" e il carbonaro "Donda 2" (uscito solo sullo Stem Player ideato da West) ispirato dalla neo-moglie novella musa e feticcio - e anche qui ci sarebbe da aprire un lungo capitolo sull'uso strumentale del di lei corpo sui social - si è deciso di portare avanti un progetto musicale in cui tornare a fare sul serio il producer e quindi collaborando con un rapper che si occupasse di una buona parte delle parti rappate e cantate. Ty Dolla $ign è quindi la prima grande sorpresa di questo “Vultures 1”: i suoi interventi sono sempre piuttosto puntuali con vari timbri e modalità e anche le parti  delle liriche eseguite (e si presume anche scritte) da lui sono quelle decisamente più efficaci e funzionali.

Il capitolo testi: misogini e imbarazzanti 

A tal proposito, prima di passare in rassegna gli aspetti positivi di questo disco – e ce ne sono – affrontiamo, per l'ennesima volta, il lato oscuro e deprecabile, ovvero i testi, in particolare quelli cantati da Kanye, che peraltro non sono mai stati il suo punto forte. Non solo Ye non approfitta di “Vultures” per puntualizzare o approfondire certe sue dichiarazioni forti magari fraintese, anzi, al contrario, il “pazzo, bipolare e antisemita” come si autodefinisce in “King”, ci scherza su o se ne vanta. I testi affidati a lui sono un concentrato di misoginia oltre la soglia del consentito anche nell'hip-hop: oltre al brutto singolo che dà il titolo al disco (“Come faccio a essere antisemita? Ho appena scopato una cagna ebrea” rappa), si paragona a R Kelly e Bill Cosby, ci sono interpolazioni di “Roxanne” dei Police travisandone completamente il testo e tanti altri frammenti volgari e offensivi oltremisura, al punto da far sembrare il suo periodo evangelico di “Jesus is king” e dei Sunday Service ancora più falso e surreale di quelli che già appariva. 
Sul fronte dei testi, gli unici momenti “profondi” e di tenerezza sono affidati a Ty in “Talking” in cui si rivolge alla figlia riflettendo sugli sbagli fatti da lui in gioventù e sul rischio di averle trasmesso un'influenza sbagliata, mentre in “Keys to my life” Kanye West dedica parole dolci all'ex moglie. Ma sono solo rari episodi.

Torna il brillante producer Kanye 

Passiamo invece alla musica. Da questo punto di vista “Vultures 1” - il primo da artista indipendente, senza il supporto di Universal Music Group e Def Jam -  è un disco interessante, caotico, avvincente, ruvido e pieno di sorprese. 
Si vede chiaramente un cambiamento di atteggiamento da parte di Ye con un ritorno di approccio al passato, quando ogni suo album era un'intelligibile innalzamento dell'asticella. Intanto è la prima volta che Kanye si autocita esplicitamente: lo fa nell'iniziale “Stars” che ricorda “Ultralight Beam” di "The Life Of Pablo", in “Problematic” cita “Bound 2” espandendola con nuove idee sonore, mentre l'ariosa “Burn”, basata su un sample dei Band of Thieves, oscura band soul funk di Minneapolis degli anni '70, sembra uscita direttamente dal disco d'esordio “The College Dropout”.  Infine “Carnival”, la canzone più citata in questi giorni per via del campionamento dei cori dei tifosi dell'Inter, oltre ad essere strutturata come “Power” di “My Beautiful Dark...” contiene anche la riproposizione beffarda e impertinente del sample di “Iron Man” dei Black Sabbath contenuta in “Hell of a life”, dopo che Ozzy Osborne aveva rifiutato di concedere il campione di “War Pigs” sempre dei Sabbath per via dell'antisemitismo di Ye.
Oltre a questo il disco è pieno di idee, spunti e trovate originali e brillanti, dal funk brasiliano di “Paperwork” (con Quavo utilizzato non in modalità da trapper), all'inno da club “Paid” fino al fascino sinistro e oscuro di “Talking”. Anche le ospitate di Travis Scott, Playboi Carti e India Love sono funzionali anche se non indispensabili (eccellente invece il rap di Freddie Gibbs in “Back to me”), mentre nei credits si intravedono i nomi di JpegMafia, Timbaland e James Blake, che evidentemente lasciano la loro impronta nella produzione di alcuni pezzi. 
Se da una parte la produzione è molto curata, non lo stesso possiamo dire del missaggio e registrazione che - premettendo di averlo ascoltato con ottime cuffie, ma da una piattaforma streaming - risulta scadente e con un suono spesso imballato.  
Una tracklist di 16 canzoni molto varia, ma non per questo dispersiva come le precedenti produzioni di Kanye, da parte di un personaggio scomodo, odioso e irritante – e questo lo conferma con i suoi testi e con i suoi interventi sui social – ma che senza dubbio rimane ancora uno dei più geniali e innovativi producer hip-hop sulla piazza. 
A marzo uscirà il secondo capitolo di "Vultures": ci auguriamo di ascoltare idee sonore di questo livello ma con testi che tornino ad essere meno odiosi e irritanti. 
 

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