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Il problema dei festival rock con le cantanti donne

Dopo Emily Armstrong con i Linkin Park, chi possono essere le prossime headliner nei festival rock?
Il problema dei festival rock con le cantanti donne

Se non fossero i Linkin Park, staremmo davvero esultando per l’annuncio della prima band guidata da una voce femminile come headliner del Download Festival? È la domanda che sorge spontanea di fronte al cartellone della storica manifestazione britannica, svelato la scorsa settimana. Nella sua lunga storia, il Download non ha mai inserito tra i gruppi ai vertici del bill una formazione con una frontwoman. A scrivere la storia del festival, in programma dal 10 al 14 giugno 2026 al Donington Park, nel Leicestershire, saranno dunque i Linkin Park grazie a Emily Armstrong, già protagonista del loro ritorno sulle scene nel 2024.

Oltre alla band un tempo capitanata dal compianto Chester Bennington, tornata lo scorso anno con l'album "From zero" (qui la nostra recensione) e poi in tour facendo tappa anche in Italia lo scorso giugno (qui il nostro racconto), gli altri due nomi di punta annunciati per il Download Festival 2026 sono i Guns N’ Roses – headliner del sabato – e i Limp Bizkit, che apriranno il weekend da headliner il venerdì, per la prima volta nella loro carriera.

Per rispondere alla domanda iniziale, sicuramente dal tono provocatorio, è utile guardare alle passate edizioni del festival e, successivamente, provare a individuare le band affermate o emergenti capitanate da donne che potrebbero oggi ambire a un posto da headliner non solo al Download, ma anche in altri grandi festival mainstream dedicati a metal, hard rock e alternative.

Nel caso del Download, fondato nel 2003 e ormai prossimo alla sua ventiduesima edizione, viene spontaneo chiedersi come sia possibile che in oltre vent’anni di storia non ci sia mai stata una band con voce femminile in cima al cartellone. Soprattutto perché, guardando al passato – quando il genere era ben più popolare – non mancano esempi di gruppi che hanno goduto di fama globale e mantengono ancora oggi un solido seguito. Il primo nome che viene in mente è quello degli Evanescence, che persino all’apice del successo nei primi anni Duemila si sono avvicinati solo marginalmente ai vertici del cartellone. Dopo il debutto al Download nel 2003, Amy Lee e soci sono tornati nel 2007 esibendosi subito prima degli Iron Maiden, per poi riapparire nel 2023 su un palco secondario. Tra le formazioni guidate da voci femminili che hanno saputo imporsi e restare rilevanti, ma mai headliner del festival britannico, figurano anche gli Skunk Anansie e i Paramore – presenti nel 2007, subito prima degli Enter Shikari e dei Korn. Molte altre band con frontwoman hanno trovato spazio in cartellone negli anni, ma senza mai raggiungere la popolarità necessaria per aspirare alla vetta: i Within Temptation, gli Arch Enemy, i Pretty Reckless, gli Halestorm e i Nightwish – che, dopo le prime due apparizioni nel 2005 e nel 2012, nel 2016 suonarono subito prima degli Iron Maiden sul palco principale. Anche i Lacuna Coil, la formazione metal italiana più conosciuta all’estero, hanno calcato più volte il palco del Download, senza però arrivare mai ai vertici.

Allargando lo sguardo agli altri festival simbolo del genere – Wacken Open Air, Hellfest, Tons of Rock o Rock am Ring / Rock im Park – la situazione non cambia molto. In oltre quarant’anni di storia, il più “pop” Rock am Ring ha affidato lo slot da headliner a una band guidata da una voce femminile nel 2004, puntando sugli Evanescence, che superarono addirittura i Korn e i Motörhead. Nel 2013, il Wacken Open Air – tra i più importanti al mondo in ambito heavy metal – ha fatto lo stesso con i Nightwish, già allora guidati da Floor Jansen, la cui performance fu immortalata nel live "Showtime, storytime".

Nei grandi festival generalisti – dal Glastonbury al Coachella, dal Primavera Sound allo Sziget – il tema della rappresentanza femminile sembra invece essere stato ormai superato, in modo apparentemente naturale. Dopo le polemiche del 2023, quando l'edizione britannica di "Sky News" si domandava perché “le headliner donne siano ancora considerate un rischio troppo grande”, l’equilibrio di genere è diventato un obiettivo dichiarato. E nel panorama della musica più heavy, il Download Festival 2026 rappresenta finalmente un primo, importante passo in questa direzione.

Dopo i Linkin Park, quali altre band capitanate da donne potrebbero davvero aspirare a un posto da headliner? Puntando su nomi storici, e ipotizzando un ritorno di fiamma simile a quello vissuto da Deftones, Korn, Limp Bizkit o System of a Down, gli Evanescence restano i principali candidati. Tornata sulle scene discografiche e sui palchi grazie all'album "The bitter truth" del 2021, la formazione capitanata da Amy Lee è ancora rilevante. Seguono i Paramore, tornati anche loro con un nuovo album dopo anni con "This is why" nel 2023 e hanno guadagnato nuovi seguaci dopo aver aperto per Taylor Swift in giro per il mondo, e le Babymetal. Ma entrambe le ipotesi potrebbero non piacere agli spettatori di festival come il Download. Mentre sembra più difficile un salto di livello per Halestorm, Pretty Reckless, Nightwish e Arch Enemy.

Tra le artiste che oggi stanno costruendo un percorso solido verso i vertici c’è sicuramente Poppy (qui il nostro profilo più recente): trent’anni, americana, e con un numero di ascoltatori mensili su Spotify (oltre 4 milioni) paragonabile a quello che avevano gli Sleep Token quando furono annunciati come headliner dell’edizione 2025. Se il nuovo album della cantautrice statunitense confermerà il successo di "Negative spaces" (2024) – in cui ha collaborato con Jordan Fish, ex Bring Me the Horizon, per dare maggiore peso metal al suo sound – Poppy potrebbe essere una delle scelte più intriganti per gli anni a venire.

Un altro nome in rapida ascesa è quello degli Spiritbox, band canadese guidata da Courtney LaPlante, che sembra non sbagliare un colpo: un disco convincente dopo l’altro, come l'ultimo "Tsunami sea", una crescita costante e una presenza live dirompente. Non sorprenderebbe se il prossimo album della band di Courtney LaPlante e Mike Stringer risultasse più accessibile, nel tentativo di compiere l’ultimo passo verso la consacrazione mainstream e seguire un percorso simile a quello intrapreso dai Bring Me the Horizon. E non stupirebbe affatto vederli sul palco principale del Download, o di altri festival simili, ma anche generalisti, tra qualche anno: la traiettoria è chiara, la crescita è costante, la resa dal vivo è impressionante.

Amy Lee, Poppy, Courtney LaPlante sono quindi le tre voci femminili più incisive e popolari del rock più pesante ed estremo, attualmente. Non a caso, proprio loro tre hanno unito le forze e le generazioni in un singolo collaborativo uscito lo scorso settembre, dal titolo "End of you".

Molte band oggi hanno il talento necessario, ma non ancora la popolarità sufficiente per sostenere un ruolo da headliner. È un cambiamento in corso, tangibile, ma che richiederà ancora tempo. Promuovere un gruppo non ancora pronto solo per una questione simbolica, rischierebbe senz'altro di essere un passo falso, più dannoso che utile. Però, perché non correre il rischio, e magari prendersi poi il merito, di puntare su un cambio di rotta?

La scelta dei Linkin Park di affidare la propria rinascita a Emily Armstrong resta, in questo senso, un gesto magistrale: non una semplice mossa inclusiva, ma una dichiarazione d’intenti. La band di "Hybrid theory" gioca ormai un campionato a parte, essendo una delle ultime vere istituzioni del rock globale; e portare una voce femminile al comando significa anche ridefinire l’immaginario di ciò che una “grande band” può essere nel 2026. La decisione del Download Festival di affidare uno slot da headliner alla band di Mike Shinoda, però, sembra un caso isolato, più che un punto di svolta. Ma non dovrebbe essere così. La presenza di Emily Armstrong nei Linkin Park non rappresenta solo un caso unico, ma anche un segnale: è il peso del nome della band a permettere il passo storico, più che la sola carriera dell’artista. Eppure, proprio grazie a lei, si apre una nuova possibilità.
Non è uno scandalo domandarsi se, negli ultimi vent’anni, ci siano state davvero formazioni capitanate da donne in grado di meritarsi i vertici dei festival più pesanti. Né chiedersi se attualmente ci siano band guidate da voci femminili con il potenziale per meritarsi slot da headliner. Realisticamente, oggi le opzioni si contano a malapena sulle dita di una mano, a partire dalle band storiche di lunga carriera come Linkin Park, Paramore, Evanescence - come Korn o Limp Bizkit che fino a poco tempo fa non sarebbero stati considerati nemmeno loro nomi da primo posto in cartellone. Seguono le promesse con Poppy e Spiritbox.

Ancora una volta, il problema non è (solo) di genere, ma di sistema: un ecosistema musicale che per anni - negli ambienti più hard del rock - ha riservato ai nomi femminili una posizione marginale, e che ora, seppur con fatica, ma con decisione, sta finalmente iniziando a cambiare prospettiva.

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