I Beatles e le innovazioni in sala di registrazione

Tra i motivi che hanno reso grandi i Beatles c’è anche un uso diverso dello studio di registrazione, dove grazie a un forte e creativo team di lavoro, sono state introdotte tecniche innovative, sperimentali che all’epoca avevano “inorridito” alcuni dei musicisti chiamati in sala a registrare per i Fab Four.
Lo stesso Eric Clapton, all’epoca considerato uno dei massimi chitarristi, quando dovette registrare il suo solo di chitarra sul brano di George Harrison “While My Guitar Gently Weeps” (contenuta nel cosidetto “White Album” del 1968), fu intimidito dall’entrare in sala.
Ma già due anni prima, nel 1966, le registrazioni di “Eleanor Rigby” (nell’album “Revolver”) fecero “scandalo” tra i musicisti chiamati a suonare gli archi in quel brano: un'orchestra di otto elementi (ottetto) formata da quattro violini, due viole e due violoncelli e priva di “strumenti rock”.
Nel suo libro del 2006 “Here, There and Everywhere: My Life Recording the Music of the Beatles” (“Registrando i Beatles (Here, there, and averywhere)” nell’edizione italiana Leggi qui la recensione) l'ingegnere del suono Geoff Emerick (scomparso nel 2018), che curò quelle registrazioni, ricorda come mise in pratica le idee di George Martin (produttore e compositore) e di Paul McCartney e le reazioni dei musicisti.
In pratica nel registrare suggerì che gli strumenti a corda suonassero con i microfoni posizionati vicino ai corpi dei suonatori. “I musicisti erano inorriditi! - scrive nelle sue memorie - Uno di loro mi guardò con disprezzo, alzò gli occhi al cielo e disse sottovoce: "Non puoi farlo, lo sai". Era una linea sottile. Non volevo mettere i musicisti a disagio al punto da non permettere loro di dare il meglio di sé, ma il mio compito era ottenere ciò che Paul voleva”.
La qualità del risultato, frutto di un’intuizione creativa, lo possiamo sentire ancora oggi ma soprattutto è stato un nuovo modo di approcciarsi alle registrazioni.