Il giorno che un maiale gonfiabile volò sopra i cieli di Londra
Aubrey Powell, per chi non lo sapesse, è il fotografo socio di Storm Thorgerson nello studio Hypgnosis, responsabile di molte copertine di album passati alla storia, principalmente di quelli dei Pink Floyd. Circa cinque anni fa venne intervistato dal giornalista tedesco Mathias Begalke per la testata tedesca Neue Presse. Tra i vari argomenti trattati nell'intervista, ovviamente non potevano mancare i Pink Floyd.

Quando venne chiesto a Powell se la copertina di “The Dark Side of the Moon” fosse la sua preferita tra tutte quelle realizzate nella sua carriera lui rispose così: “La copertina è così famosa perché l'album ha venduto 65 milioni di copie. Se ne avesse vendute solo un migliaio, potrebbe non essere così iconica. Non è la mia copertina preferita perché è una grafica. A me piacciono le copertine fotografiche, come quella dell'album “Elegy” dei Nice. Ho fotografato dei palloni rossi nel Sahara. Quando ho realizzato il design, il tastierista della band, Keith Emerson, mi disse, ‘sembra molto costoso’. Io risposi, ‘Sì, la casa discografica non la pagherà mai’. E lui: ‘Okay. Allora la farò.’ Era la prima volta che qualcuno credeva davvero nella Hipgnosis.”

E su chi ha ispirato l’originalità dei suoi lavori, come, ad esempio, la mucca sulla copertina dell'album del 1970 dei Pink Floyd "Atom Heart Mother", Powell racconta: "“Gli artisti surrealisti come René Magritte, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico e Marcel Duchamp hanno avuto una forte influenza su me e Storm. La nostra copertina non illustrava la musica o i testi e non aveva alcuna relazione con il nome della band o il titolo dell'album. Erano solo immagini semplici e ben congegnate. Dovevano essere originali e distinguersi nei negozi di dischi tra milioni di album. I Pink Floyd le adoravano”.

Agli inizi degli anni Ottanta, con l’avvento del cd e dei video musicali, le copertine degli album andarono a perdere via via di importanza e si concluse anche la storia della Hipgnosis, ma Powell non si rattristò per quello: “Mi sentii sollevato. Avevo tenuto una fotocamera Hasselblad sul mio petto per 15 anni, lavorando tutti i giorni, in tutto il mondo. Abbiamo avuto il periodo d'oro delle copertine degli album che iniziò nel 1967 con “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e finì nel 1982. Volevamo fare film. Per coincidenza, iniziò MTV, e vedemmo la possibilità di lasciare il mondo dell'arte dell'album. Inoltre le case discografiche non erano più disposte a spendere tanto denaro per una copertina a causa del movimento punk. Si erano resi conto che si poteva avere una copertina per 2 sterline. In più, era arrivato il CD. Chi vuole lavorare per un formato così piccolo? Non io.”
Powell racconta anche un episodio legato al periodo del punk che, a distanza di anni, è un rimpianto: “Malcolm McLaren, il manager dei Sex Pistols, mi invitò al loro primo concerto. Era proprio dall'altra parte della strada. ‘Non sogno di vedere un concerto dei Sex Pistols. Sono orribili’, gli ho risposto e ho rifiutato l'invito. Mi pento ancora oggi.”
La discussione si sposta poi sui Pink Floyd al giorno d'oggi e sul rapporto che ancora ha con loro, Aubrey Powell rivela: “Sono vicino alla band, sono ancora il loro direttore artistico, parlo con loro regolarmente. Naturalmente ho provato a riparare la loro amicizia. Roger Waters e David Gilmour sono due musicisti incredibilmente talentuosi e intelligenti. Non c'è nulla come sperimentare musica insieme in una stanza. Ma c'è rancore, ci sono tensioni umane e disaccordi politici difficili da superare.”
Per chiudere l’intervista con il graphic designer britannico Mathias Begalke chiede a Powell quale dei suoi molti lavori sia stato per lui il più emozionante o il più interessante: “Facile: le immagini per la copertina di "Animals" alla Battersea Power Station di Londra, quando il maiale gonfiabile è volato in cielo dirigendosi verso l'Aeroporto di Heathrow (era il 3 dicembre 1976, ndr). Ero fermo accanto a questa enorme centrale elettrica a carbone e guardai il maiale. Mai nella mia vita ho avuto così paura. Già ci vedevo responsabili di una terribile catastrofe aerea. Lo ricordo molto bene. Non c'erano telefoni cellulari. Corsi alla cabina telefonica più vicina e chiamai la polizia. ‘C'è un maiale gigantesco che vola verso gli aerei’, urlai al telefono. I piloti lo avevano già segnalato. Il traffico aereo era stato fermato. Due aerei militari vennero a cercare il maiale perché non era visibile sui radar. Nel frattempo ero stato arrestato perché, come hanno detto, ero il responsabile dell’UFO. Dopo, tutti hanno creduto che fosse una trovata pubblicitaria. Ma non lo era. Alle nove di sera, tornai nel mio studio fotografico in Denmark Street, il telefono squillò. Era un contadino del Sud dell'Inghilterra che disse: ‘State cercando un grosso maiale rosa?’ – ‘Sì’ – ‘È sdraiato sul mio campo, sta terrorizzando le mie mucche".
