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Pete Doherty, il sopravvissuto

Da eroina e crack a formaggio e salsicce: il rocker stasera sul palco dell’Apollo, a Milano
Pete Doherty, il sopravvissuto

Se quindici anni fa avessero detto a Pete Doherty che un giorno avrebbe definito la sua vita come “un’esistenza piuttosto tranquilla” - le parole sono sue, tratte da una recente intervista al quotidiano britannico Evening Standard - il frontman dei Libertines probabilmente sarebbe scoppiato a ridere. Eppure a 44 anni il cantautore britannico è riuscito incredibilmente a fare ciò che molti erano convinti non sarebbe mai riuscito a fare: sopravvivere. Come? Passando dall’eroina e dal crack al formaggio e al latte, dal rischio di andare in overdose a quello di andare in coma diabetico. C’è un “prima” e un “dopo” nella storia di quella che fu considerata come una delle rockstar più autodistruttive della sua generazione, che stasera si metterà a nudo chitarra e voce a Milano sul palco dell’Apollo Club: è rappresentato dalle foto “rubate” da alcuni paparazzi a Etretat, piccolo comune francese dove Doherty vive da un po’, e pubblicate dai tabloid britannici. Ritraevano un Pete Doherty visibilmente ingrassato e nel look un po’ trasandato: “Ho smesso di farmi di eroina e ketamina. Mi piace sperimentare, preparare cocktail con champagne, un po’ di rum, succo d’arancia. Posso dare l’idea dell’alcolizzato, ma non lo sono. Mi piace un bel bicchiere d’acqua”, raccontò, parlando della sua nuova vita, ripulita dai tanti, troppi eccessi che negli Anni Duemila lo portarono a sfiorare ripetutamente le porte dell’inferno.

È un uomo nuovo, Pete Doherty. Lo ha raccontato negli scorsi mesi prima nell’autobiografia “A likely lad” e poi nel film “Stranger in my own skin”, documentario diretto dalla moglie Katia De Vidas, già compagna di band nei Puta Madres - la band fondata dal cantautore nel 2016 - e dalla quale ha avuto una figlia. La pellicola è stata proiettata all’inizio del mese nei cinema britannici e australiani e in Italia è stata presentata in anteprima al Festival dei Popoli di Firenze: al momento non è ancora disponibile sulle piattaforme di streaming. Nel film Doherty racconta le cadute e le rinascite, la dipendenza dall’eroina e dal crack, la perdita di controllo, i litigi con i compagni di band dei Libertines (quando il gruppo allontanò Doherty, nel 2004, il cantautore svaligiò l’appartamento del partner artistico Carl Barât, che lo trascinò in tribunale), le frequentazioni pericolose (ha raccontato di aver avuto una storia con Amy Winehouse: “Non c’era via di fuga per noi”), fino al lungo percorso di riabilitazione cominciato nel 2014, quando il musicista - arrivato a consumare ben 3,5 grammi di sostanze al giorno - decise di farsi ricoverare in una clinica thailandese.

Nel docu-film, che Doherty ha definito “brutalmente onesto”, ci sono immagini esplicite che ritraggono il cantautore mentre si fa di eroina. Il punto più basso lo toccò nel 2006, quando il musicista stava facendo festa insieme all’attore Mark Blanco in un appartamento nella zona est di Londra e quest’ultimo morì dopo essere caduto dal balcone: un incidente in merito al quale la madre di Blanco cerca ancora risposte. “Prima che io scoprissi la droga era la musica a esaltarmi e a farmi desiderare di vivere oppure di credere in qualcosa. Essere pulito e sobrio è come una nuova droga, buonissima. Ma non è davvero una droga: è come ritrovare me stesso”, racconta Doherty. E ancora: “Le droghe sono entrate nella mia vita e pian piano, silenziosamente, hanno preso il controllo. Non dormivo per quattro o cinque giorni. Questo ha uno strano effetto sulla mente”. 


Oggi sono altri i problemi della voce di “Don’t look back into the Sun”, che sul palco dell’Apollo ripercorrerà le tappe della sua storia, dagli esordi con i Libertines, con i quali scrisse alcune delle pagine più iconiche dell’indie rock d’oltremanica, ai Babyshambles (la band che fondò dopo il suo allontanamento dai Libertines), passando per i dischi da solista: “Un medico mi ha detto che dovrei cambiare la mia dieta: troppo formaggio, troppo latte. Ma il formaggio è così buono. Ora il mio problema sono il colesterolo e il diabete”, dice Doherty, che giura di essere pulito da tre anni e racconta di essere al lavoro su un nuovo album con i Libertines, su una colonna sonora per un film di Xavier Beauvoir e su un altro disco solista. Forse è più rock’n’roll oggi, che evita i luoghi comuni dell’essere rockstar, che quindici anni fa: “Quando faccio i concerti, sono una persona molto diversa da quella che ero prima. Ci sono queste cose chiamate soundcheck, dove arrivi e provi suonando le canzoni. Non ne avevo mai sentito parlare prima”, ironizza.

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