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"I Wanna Rock": i Blink-182 non passano mai di moda

Il ritorno della band con il nuovo album, che conquista la playlist.
"I Wanna Rock": i Blink-182 non passano mai di moda
Credits: Rory Kramer

"Siamo molto orgogliosi delle nostre origini, delle band con cui siamo cresciuti e della scena in cui siamo cresciuti. Sento un legame molto forte verso la scena, e sento che siamo uno dei pochissimi gruppi che tengono alta la bandiera di un periodo in cui quel tipo di musica è nato e, in un certo senso, ha rivoluzionato il mondo": i Blink-182 tornano e alimentano il sacro fuoco del punk rock. La band ha appena spedito nei negozi il nuovo album "One more time...", il nono della sua carriera e il primo dopo il ritorno di Tom DeLonge. A celebrare il gruppo da oltre 50 milioni di copie vendute a livello mondiale ci pensa la playlist "I Wanna Rock", che raccoglie le uscite più importanti del genere e che fotografa la generazione rock contemporanea, guardando con rispetto ai grandi del passato mentre cerca le voci e i protagonisti di oggi. 

"L'intero pop punk è stato un bellissimo movimento musicale e noi siamo stati fortunati a farne parte, stiamo portando avanti quella fiaccola. Mi sento molto responsabile di questo. Siamo cresciuti con gruppi come The Descendants e NOFX, Fugazi, Epitaph e Lookout Records, quella roba ci ha influenzato molto...ha cambiato il nostro modo di fare, di vestire e di parlare. Non possiamo perderlo, è nel nostro DNA", dice lo stesso Tom DeLonge nell'intervista più lunga e approfondita concessa insieme ai soci Travis Barker e Mark Hoppus, quella ai microfoni del programma di Zane Lowe per Apple Music. La band racconta di come la reunion sia iniziata con il riallacciamento di amicizie, di come la diagnosi di cancro di Mark gli abbia restituito la fiducia nell'umanità, della decisione di Tom di lasciare la band e del momento spirituale che lo ha riportato indietro, del motivo per cui Travis non ha mai perso la fiducia nella band e della decisione di fare le cose alle loro condizioni. 

"Siamo tornati insieme come amici e ci siamo parlati, messaggiati e frequentati molto prima di parlare di tornare insieme come band. È passato un po' di tempo. Credo che la cosa sia sempre stata nella mente di tutti, una volta che abbiamo ricominciato a legare. Ma quando io e Tom abbiamo iniziato a parlare io stavo male, quindi è da lì che è partito tutto, almeno per quanto riguarda me e Tom che abbiamo ripreso i contatti. Io e Travis siamo in sintonia da molto tempo", fa sapere Hoppus. "Non sapevo che i Blink sarebbero mai tornati insieme o che avrei mai condiviso il palco con Tom. L'ho detto al management, a Travis, a tutti: 'Non metterò più piede sul palco con quel tizio. Neanche per sogno' - prosegue ancora il bassista - questa è la verità, ma ho sempre pensato che Tom fosse uno dei migliori cantautori del mondo e uno dei miei autori preferiti, ma non correva buon sangue e c'erano un sacco di cose sulla stampa, sentimenti e tanto altro. E poi, onestamente, mi sono ammalato, ma Tom mi ha sempre detto: 'Ti faremo superare tutto questo'. E una volta guarito dal cancro e ottenuto il via libera dalla band, ero ancora un guscio vuoto, un cervello debole, mangiato dalla chemioterapia, dal dolore e da tutto il resto. E poi tornare in studio per fare questo disco è stato come imparare di nuovo a suonare il basso. Tutto ciò che è accaduto e stato grazie alla guarigione di questa band, di questa musica, di questo disco e del nostro ritorno insieme. All'inizio ci siamo seduti e abbiamo detto: 'L'unico modo per fare di nuovo i Blink 182 è che sia fottutamente divertente. Se riusciremo a farlo a modo nostro e non avremo persone alle calcagna che ci dicano: 'Devi fare questo, devi fare questo, devi fare questo'. Quindi la nostra missione è stata quella di immaginare che i Blink fossero i fottuti Beastie Boys, è stata la nostra chiamata alle armi. Lo farebbero i fottuti Beastie Boys? Lo farebbero i Ramones? I Fugazi lo farebbero? Se non ci sta bene, e se non vogliamo farlo, allora fanculo tutti, lo faremo a modo nostro. E ora, toccando ferro, sembra il momento migliore della band da sempre. È nostro, è la nostra visione creativa e siamo noi tre".

A proposito del titolo del disco, "One more time...", la band ha spiegato: "Questo è il sentimento. Ne abbiamo parlato come band ed è come se l'avessimo chiamato così perché: 'Ehi, la gente penserà che stiamo facendo solo questo?'. No. Da parte nostra, è come se dicessimo: "Questa è l'ultima volta che mandiamo tutto a puttane, ci teniamo a quello che facciamo, lo coltiviamo, ce ne prendiamo cura e ne siamo grati e cercheremo di essere il meglio che possiamo". C'è della nostalgia, nei brani del disco.

E ricordando i loro esordi i Blink-182 dicono: "Non eravamo così vincolati alle regole che alcune di quelle band si erano costruite. Molti di loro avevano creato delle scatole in cui volevano stare ad ogni costo, era quello che sentivano giusto. Travis ha portato nella band molte influenze hip hop, rap, street, ha migliorato la nostra band e l'ha resa diversa. A me e Mark non fregava un cazzo, non sapevamo nemmeno cosa significasse vendersi, eravamo noi e quello che pensiamo è che non eravamo legati ad alcuni dei generi musicali di quelle band. Eravamo un po' diversi e facevamo le nostre cose, non eravamo la prima band punk rock originale e neanche il primo gruppo punk rock melodico. Sicuramente non siamo stati il primo gruppo punk rock della California meridionale, ma chi lo sa, c'è un po' di magia, un po' di tempismo, un po' di abilità, un bel po' di fortuna e ha funzionato quindi siamo semplicemente grati".

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