Il Marrageddon segna un prima e un dopo nella musica italiana
Nel 2023, proprio nel cinquantesimo anniversario della nascita dell’hip hop, fra le tante istantanee di un anno eccezionale per il rap nel nostro Paese, si possono incorniciare due fotografie, senza dubbio diverse, ma fondamentali per capire alcune dinamiche e gusti contemporanei.
Prima foto
La prima è quella di 80mila giovanissimi che saltano, abbracciandosi e creando un piccolo terremoto, percepito anche a casa di Eugenio Finardi, sulla musica ipnotica di Travis Scott che, sull’onda dell’entusiasmo di quella data infuocata a luglio, ha deciso poi di replicare a Roma per presentare in prima mondiale “Utopia”, con tanto di ospitata di Kanye West. Ed è così che una buona parte dell’Italia ha scoperto, sgranando gli occhi e allargando le braccia, l’esistenza del rapper di Houston, idolo delle nuove generazioni di “lanzichenecchi”, li definirebbe così Alain Elkann, a dimostrazione di come il rap nel nostro Paese stia creando ormai da tempo “un’altra cultura” che ancora, però, sfugge al racconto e alla conoscenza di intere fasce di società.
Seconda foto
La seconda fotografia che conserveremo di questo 2023 è quella degli 84mila fan presenti, nuovamente, all’Ippodromo La Maura di Milano per la prima data del Marrageddon: un numero che, se sommato alla seconda tappa a Napoli prevista il 30 settembre (55mila biglietti), porta il pallottoliere a 140mila tagliandi staccati per un festival puramente rap, ideato e con la direzione artistica di Marracash, prodotto da Friends & Partners. Ed è una partecipazione d’appartenenza, altro aspetto significativo, perché quasi nessun artista ha in realtà materiale nuovo da presentare. Per rendere i due appuntamenti sold out ancora più aperti si è deciso di attivare un livestream sul canale Twitch di Amazon Music Italia. La folla di Travis e quella del Marrageddon, molto più eterogenea a livello di età, sono due immagini che, nelle loro diverse sfumature, raccontano in egual misura la potenza aggregativa, culturale e musicale di un genere che, dopo il presente, si vuole prendere il futuro.
Un prima e un dopo per la musica

Il Marrageddon, in Italia, segna un prima e un dopo. Le ragioni sono molteplici: Marra, reduce dal “Persone Tour”, oltre 250mila presenze, si è preso buona parte della scena sulle spalle, radunandola in modo inedito e proiettandola dentro un evento capace di creare qualche cosa di identitario e forte, senza compromessi con altre correnti musicali. Questo è un aspetto fondamentale: il rap, al Marrageddon, è il re della festa, non l’invitato “strano” o quel tipo di ospite che deve rappresentare una quota. Del rap-washing pianificato per rendere il cartellone di un festival o un programma tv “giovanile” e fintamente generazionale, Marra si è evidentemente stancato. Il rap, adesso, ha qualche cosa di suo. Oggi il rapper della Barona è l’unico, per gerarchia riconosciuta, a poter mettere in piedi un’operazione di questo livello, delicata e anche rischiosa se vogliamo. In molti, sull’onda del successo di “Persona” e di “Noi, loro, gli altri”, infatti, si aspettavano l’annuncio di una data a San Siro, ma Marracash, ancora una volta, ha seguito le sue visioni, non quelle degli altri, e ha deciso, nei panni di un “Marradeus”, di creare un festival che innalzasse il genere tout court.
Un messaggio anche ai suoi
Un mega raduno, un festival rap popolare, come avviene in altre parti del mondo. Una prova di forza verso l’esterno, ma anche un messaggio chiaro all’interno, ai “suoi”: per salire sul palco del Marrageddon, altro aspetto fondamentale del Marra-pensiero, si deve essere all’altezza. Per anni in Italia un live rap è stato considerato inferiore rispetto a un corrispettivo pop o rock, ma anche qui, con il tempo, grazie alla spinta di tanti artisti del genere, il primo che viene in mente è Salmo, si è lavorato per cacciare via questo fantasma. E il Marrageddon, con le sue esibizioni, ha richiesto e richiederebbe un’asticella alta e, per questo, rappresenta un’occasione di crescita e responsabilizzazione per tutto l’ambiente.
Le prime esibizioni
Dopo un dj set celebrativo dei 50anni dell’hip hop, spazio alle performance. Si parte con Kid Yugi, giovane che, con il suo rap crudo, sembra avere un destino segnato. A sorpresa arrivano Ensi e Nerone per rappare alcuni brani dal joint album “Brava gente”, a seguire Miles, che propone un set fra contaminazioni elettroniche e mash up, Anna, apparsa un po’ sottotono perché probabilmente emozionata, e Paky, dall’outfit discusso e discutibile, che però sputa barre e racconti di vita che accendono la folla, nonostante le voci sotto. Il primo cerchio si chiude con Shiva e a sorpresa Tedua, che offre un assaggio de “La Divina Commedia” live.
L’inedito Salmo-Noyz Narcos

Da questo momento in poi, come prevedibile, i live salgono drasticamente di qualità. Il primo peso massimo è Fabri Fibra che, accompagnato da dj Double S, riavvolge il nastro della sua carriera, passando anche per classici tratti da “Mr. Simpatia”, “Tradimento”, “Bugiardo”, dando una lezione di tecnica. Segue Salmo, che con una scaletta esplosiva fra rap ed elettronica, conferma la notizia che molti fan aspettavano: il disco con Noyz Narcos, salito sul palco con lui, non solo esisterebbe, ma contiene anche una traccia simbolo con il campionamento di “Breathe” dei Prodigy: si intitola “Respira” e vede la partecipazione di Marracash. I tre l’hanno presentata live sul palco. Qui il video dell'inedito. Quando inviti Salmo a un concerto, quel concerto diventa, inevitabilmente, anche di Salmo: un gigante.
Kendrick LaMarra
A chiudere il Marrageddon, ovviamente, il padrone di casa: Marracash. Un vera macchina del tempo che parte dai primi gioielli e arriva fino ai giorni d’oggi con la parte centrale interamente dedicata a “Santeria” con Gué. E non mancano gli ospiti: da Mahmood a Madame e Lazza passando per Blanco. Marra stupisce ancora: è accompagnato da un corpo di ballo, alla Kendrick LaMarra verrebbe da dire, una novità rispetto al precedente tour, e cura ogni dettaglio fra visual, fiammate e momenti pirotecnici. Mette in scena una prima parte di scaletta letteralmente storica: alla fine di “Rapper/Criminale” compare sui ledwall Baby Gang, con un audio. “Spero che risolva i suoi problemi giudiziari, non giudicate la vita delle persone, non è tutto bianco o nero”, dice Marra dopo la voce registrata. Il cuore del live è con Gué: la loro amicizia e complicità è magica. “Questa è la festa del rap”, prosegue il King, che chiude in modo trionfale con una terza parte interamente dedicata agli ultimi anni del suo percorso, quelli di “Persona” e di “Noi, loro, gli altri”. La corona rimane salda sul suo capo. In conclusione resta una domanda a cui non è facile, per il momento, offrire una risposta: il festival rimarrà nel tempo e ci saranno anche altre edizioni? Lo meriterebbe, in primis il rap.
Scaletta Marracash:
Badabum cha cha
King del rap
Didinò
Popolare 2018 - Nuovo Papa
A volte esagero (con Salmo)
Rapper/Criminale
Bastavano le briciole
Sabbie mobili
Catatonica - Fino a qui tutto bene
20 anni (Peso)
Niente canzoni d’amore
Intro Santeria: set con Gué
Money
Nulla accade
Ca$hmere
Salvador Dalì
Insta Lova
S.E.N.I.C.A.R.
Smith & Wesson
Qualcosa in cui credere - Lo Scheletro
Quasi amici - Scooteroni
Brivido
∞ Love
Ultima parte:
Io (Mahmood)
Body Parts - I denti
Crazy Love (con Mahmood)
Bravi A Cadere - I polmoni
Pagliaccio (con il tenore Cristobal Campos)
Cosplayer
Nemesi (con Blanco)
Laurea ad honorem
Dubbi
L’anima (con Madame)
L’ego
Sport + muscoli RMX (con Lazza e Paky)
Crudelia (con il pianista Claudio Guarcello)
64 barre di paura