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Noel Gallagher: “Oggi le chitarre si indossano, non si suonano”

In Italia per “Council skies”: "In concerto non voglio finire come Springsteen". L'intervista
Noel Gallagher: “Oggi le chitarre si indossano, non si suonano”

Una foto in bianco e nero, una rotonda di Manchester in cui sono disposti strumenti e amplificatori: fin dalla copertina Noel Gallagher torna alle origini con “Council skies”, nuovo album in uscita il 2 giugno e - probabilmente - il migliore della sua carriera solista: l’avverbio è dettato dal fatto che - oltri ai singoli già pubblicati - ne abbiamo sentito solo una parte, ma davvero notevole. Il cantante e chitarrista è passato da Milano in questi giorni per incontrare la stampa, raccontando con largo anticipo l’album, fatto di chitarre e atmosfere talvolta un po’ retrò, talvolta malinconiche, con grandi melodie.

Chitarre vs. pop, band vs. cantautori

Un album di chitarre, che oggi sono “cool”, ma non in senso classico: “Molta delle musica di oggi non è chitarristica: i ragazzi, mi sembra, indossano la chitarra ma non la suonano davvero. Forse è per le etichette discografiche, perché le guitar band sono complesse da gestire, sono piene di persone complesse e che si fanno. Forse preferiscono i tastieristi che sono noiosi e bevono tè…”, ride.

“Oggi il pop domina, con le sue varianti: l’hip-hop, il pop puro, il guitar pop. Invece negli anni ’90 c’erano molte guitar band che andavano in classifica, anche con personaggi complicati a cui non importava molto. Credo sia anche una questione di cicli, le chitarre torneranno. Ma iggi, con l’avvento di quella merda di Spotify, i ragazzi di oggi hanno a disposizione 9 milioni di canzoni, non si alzano dal letto che già ascoltano qualcosa, mentre noi negli anni ’90 non avevamo internet. Per me la musica è il premio, fare questo mestiere dopo 30 anni è incredibile".

"Oggi i miei figli ascoltano rap, e ci sono delle cose notevoli e altre cose inascoltabili. Ma le band sono un’altra cosa, hanno qualcosa di magico. C'è una differenza tra quelle inglesi e quelle americane:  queste ultime hanno un solo grande leader, le inglesi vivono spesso di dualismi. Ma la chiave è sempre la scrittura delle canzoni: la gente non scrive più alla chitarra, a meno che non siano i cantautori, che sono terribili davvero terribili".

A proposito di band ha una battuta anche sui Maneskin: “Chi? oh si, quelli di Eurovision, una cosa folle che amo. Uno non era quello che aveva preso droga in televisione, no? Non mi ricordo molto di quella notte e della canzone, mi sembravano bravi però”.

Oasis vs High Flying Birds

Le indicazioni per la stampa erano di non fare domande sugli Oasis: se n’è già detto troppo e si continua a parlarne troppo. Ma Noel non è uno che si tira indietro, ha la battuta pronta, sempre, ed è sempre senza filtri. “Sì, ci riformeremo per i 30 anni di ‘Definitely maybe’, lo suoneremo per intero dal vivo”, dice con un ghigno, quando un collega prova ad aggirare la questione partendo dall’anniversario dell’album, che cade l’anno prossimo. Poi aggiunge, a chiarire meglio il concetto: “E si riformeranno anche i Beatles, con John Lennon redivivo”. Però una novità c’è: “Vi dico cosa succederà davvero: ho trovato negli archivi della Sony un sacco di nastri che credevo perduti. Fantastiche outtakes dalle sessioni di Definitely Maybe, ma non voglio rivelare più”.

Via il dente, via il dolore: perché in realtà c’è molto altro di cui parlare. “Council skies”, appunto, un grande album. Lui dice che, nonostante usi da sempre nella sua carriera solista il suffisso “High flying birds”, questo è il primo vero album inciso con la band - a differenza del precedente “Who built the moon”, - iperprodotto e assemblato in studio. “È il primo di uno nuovo ciclo, è il primo veramente suonato dagli High Flying Birds, dalla band. La raccolta che ho pubblicato nel 2021 è stato un punto e a capo”, spiega. 

Tutte le canzoni del disco sono state scritte nel lockdown, racconta Noel: “È stato un periodo di riflessione per tutti: non sapevamo come ne saremmo usciti. Le canzoni sono riflessive, così descriverei l’album. Ma quando scrivo non so bene cosa sto facendo, non capisco il significato. Il periodo in cui il disco è stato scritto ha dato un tono malinconico, dovuto ad alcune cose che stavo passando nella mia vita, che si riflette tutto nella musica. In quelle canzoni c’è sempre speranza, ma appunto tendo a non sovrainterpretare, magari tra un anno la penserò diversamente”.

Johnny Marr e Robert Smith

In tre canzoni del disco c’è l’amico di lunga data e concittadino mancuniano Johnny Marr, a partire dal singolo “Pretty boy”: “Ci conosciamo da 30 anni, è il terzo album in cui suona: ho il suo numero e mi dice sempre 'chiamami quando hai bisogno'. Ma chi non ha bisogno di lui e della sua chitarra? È un musicista famoso, ma non cerca mai di prendere il sopravvento sugli altri, è un grande. In ‘Pretty boy” si sente solo alla fine: quando è arrivato in studio, mi sono chiesto se avrebbe suonato del tutto…. Finché risponderà al telefono, continuerò a chiamarlo”.

La canzone è stata remixata da Robert Smith, invece una conoscenza recente: “Ho pensato che il brano suonasse un po’ come i Cure. Nel music business non sei mai a più di due persone di distanza da qualcuno, così ho cercato la sua mail, pensando mi mandasse a quel paese. Invece era preso bene: e fatta da lui suonava ancor più da Cure. Una delle grandi band dei nostri tempi”, dice. 

Più inconsueta la collaborazione con i Pet Shop Boys, che compare nella versione espansa del disco: “Sembrerà una shock, ma mi sono sempre piaciuti i Pet Shop Boys. Mi ricordo una sera a Londra in cui tutti stavano andando a vedere Kendrick Lamar e io stavo andando in direzione opposta a vedere loro, ed è stato un grande show: conoscevo ogni canzone. Mi hanno mandato due remix: uno era troppo PSB, gli ho chiesto ‘posso ascoltare anche l’altro?’”.

“Non voglio finire nel campo di Bruce Springsteen”

Noel non suonerà per l’incoronazione di Re Carlo: “Non l’avrei fatto, ma non mi hanno chiamato. Non credo sia molto popolare, alla mia generazione non frega niente della corona”. Ma è in arrivo un tour, con una data al Forum di Assago l’8 novembre: Il punto è cosa e quanto suoneremo: qualcosa dal nuovo disco, qualcosa dagli altri, e i classici. Ma non voglio entrare nel territorio di Bruce Springsteen, suonando 4 ore…

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