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StraMorgan è Morgan-Landia: il programma più pazzo della tv

StraMorgan è Morgan al suo meglio - o peggio, secondo i punti di vista: la recensione.
StraMorgan è Morgan-Landia: il programma più pazzo della tv

Lo “stra” del titolo del programma non è un’abbreviazione di Strabioli. Ha più a che fare con il prefisso derivato dal latino “extra”: StraMorgan è Morgan al suo meglio - o peggio, secondo i punti di vista. È una Morgan-Landia, l’estensione del genio sregolato che in tv aveva fatto di tutto - il giudice a X Factor e The Voice, il coach ad Amici, il ballerino a Ballando con le stelle, e via dicendo - ma non aveva mai condotto un programma tutto suo, se si escludono gli speciali come quelli su Freddie Mercury e i Queen o su David Bowie: un programma che “contiene moltitudini”, per citare Dylan. È uno show sperimentale da seconda serata, una lectio magistralis, chiacchiere in libertà, un programma di varietà: è tutto e il suo contrario. È una proiezione di Morgan, affiancato qui dal saggio e rassicurante Pino Strabioli. Da funambolo qual è, l’ex leader dei Bluvertigo - che non pubblica un album di inediti addirittura da sedici anni - s’inventa, insieme con altri sei autori, tra i quali anche lo stesso Strabioli, un programma destinato a entrare di diritto tra i prodotti più assurdi e caotici della tv italiana.

Noi qui a far quello che ci piace, ma non come ci pare. Siamo gente stravagante, ma non per questo delirante”, recita un sintetizzatore vocale all’inizio del programma, mentre Morgan e Pino Strabioli, illuminato ciascuno da un occhio di bue, fanno il loro ingresso nello studio, scambiandosi sguardi e sorrisi di complicità. Da un lato il genio sregolato al quale la Rai - chissà perché proprio ora - ha accettato di dare una nuova chance affidandogli un programma tutto suo, e pazienza se in seconda serata su Rai2 e per sole quattro puntate in onda in quattro giorni consecutivi (la prima, ieri sera, ha totalizzato il 3,4% di share pari a 344 mila spettatori, appena lo 0,2% in più della serie tv di Rete4 “Rizzoli & Isles”). Dall’altro Strabioli, diventato in questi ultimi anni una figura praticamente istituzionale in Rai (comparendo ovunque e in tutte le vesti: conduttore, co-conduttore, opinionista): a lui il compito di provare ad arginare l’incontenibile Morgan. Dati alla mano, non ci riesce: in 70 minuti di programma, 40 abbondanti se ne vanno via in chiacchiere e solo gli altri 30 in musica.

Il format non era chiarissimo sulla carta e nella pratica si rivela ancor meno chiaro. Sullo schermo alle spalle dei due conduttori vengono mostrati i volti di Domenico Modugno, Umberto Bindi, Franco Battiato e Lucio Battisti scolpiti in una rivisitazione del Monte Rushmore. A ciascuno dei “quattro presidenti” della canzone italiana è dedicata una puntata di StraMorgan. E fin qui tutto chiaro, se non fosse per la decisione di far corrispondere - o quantomeno provare a far corrispondere - a ciascun artista un corrispettivo britannico o americano. E così mentre parla di Domenico Modugno, Morgan racconta dell’incontro tra mr. “Volare” e Elvis Presley, avvenuto, così racconta Franco Migliacci (amico e storico collaboratore di Modugno), negli Usa dopo il successo di “Nel blu dipinto di blu”. Non ci sono foto a testimoniare la stretta di mano tra i due, ma è vero che, spiega Morgan, nel 1964 Elvis volle incidere una versione in inglese di “Io” di Modugno, “Ask me”. Potrebbe accennarla, Morgan. Che invece decide di cantare “Resta cu’mme”, reinterpretata da Massimo Ranieri, Marcella Bella, Ornella Vanoni, Renzo Arbore ma mai da Presley, e va’ a capire perché, mentre sullo schermo alle sue spalle compaiono le foto di Modugno e di Elvis. È l’unico accenno al Re del Rock presente nella puntata, tutta dedicata a Modugno, che si chiude però con un’insensata esibizione di Morgan sulle note di “Suspicious minds”, e - di nuovo - va’ a capire perché. Ad un certo punto tra Modugno e Elvis l’ex leader dei Bluvertigo tira in ballo pure Bob Dylan. Che c’entra il Bardo di Duluth con la voce di “Meraviglioso”? Dylan ha inserito “Nel blu dipinto di blu” tra le canzoni analizzate nel suo ultimo libro, “Filosofia della canzone moderna”, uscito lo scorso autunno. Ma non è in riferimento al brano che permise a Modugno di vincere due Grammy Awards, tra i massimi riconoscimenti musicali a livello mondiale, che Morgan parla di Dylan, quanto piuttosto di “Se dio vorrà”: “Dylan ha una canozne di Modugno nel cuore. Era innamorato di una tizia che si chiama Suze Rotolo e negli Anni ’60 gli han detto che stava a Roma. Questo è andato a Roma perché voleva cercare Suzie Rotolo, non la trovò e allora si chiuse in albergo. Alla radio sentì ‘Se dio vorrà’. La fece tradurre, la scrisse su una lettera che mandò a Suze Rotolo e tornarono insieme. Bob Dylan da quel momento è impazzito per questo Modugno”, racconta, alludendo alla leggenda secondo la quale nel ’63 la voce di “Blowin’ in the Wind” passò per la Capitale esibendosi pure al Folkstudio.

D’altronde era stato lo stesso direttore intrattenimento prime time di Rai1 Stefano Coletta - avendo visto già le puntate - ad anticipare in conferenza stampa quello che sarebbe stato lo show, definendolo un “progetto complesso” ed elogiando “la capacità di Morgan di portare conoscenza, competenza e una rara dote di affabulazione”. “Questa trasmissione riporta Morgan a fare ciò che sa fare meglio: insegnare”, aveva detto invece il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, annunciando il programma. Affabulazione, appunto. Che l’ex giudice di X Factor fosse un grande affabulatore il grande pubblico lo aveva capito già ai tempi del talent show. In questo StraMorgan non si rivela certo una sorpresa: il compito di Strabioli di provare ad arginarlo si rivela quasi nullo. Morgan parla, parla, parla, ogni tanto canta, poi riprende a parlare, parlare e ancora parlare. Commette pure qualche errore, come quando, parlando di “Meraviglioso” (che canta in duetto con Vinicio Capossela), in una bellissima analisi del testo e del significato dell’enigmatica “Vecchio frak”, sbaglia il nome del co-autore del brano, Riccardo Pazzaglia (chiamandolo erroneamente Renato).

Sarà che è il cuore, in termini di minutaggio, della puntata, ma l’esame che partendo da “Vecchio frak” porta Morgan a raccontare “Meraviglioso” e “Io”, come se le tre canzoni componessero una trilogia, vale da solo il prezzo del biglietto, come si dice in questi casi. Peccato solo che subito dopo ci sia un lungo momento in cui Vinicio Capossela, che si trattiene sul divano degli ospiti per dieci lunghissimi minuti (insieme a Paolo Rossi, chiamato a parlare del rapporto tra Modugno e Pirandello pur senza “aver mai portato in scena Pirandello”, per sua ammissione: tutto vero), ne approfitta per farsi un po’ di autopromozione, ricordando l’imminente uscita del suo nuovo album “13 canzoni urgenti” e cantandone un brano, il singolo “Divano occidentale”: “Non si trasmettono per forza brani in promozione”, aveva assicurato Morgan, alla vigilia. Anche questo è (Stra)Morgan.

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