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Dente: “Ho sempre pensato le canzoni come delle fotografie”

Il cantautore racconta il nuovo album “Hotel Souvenir”, il ritorno in tour e il rapporto con Sanremo
Dente: “Ho sempre pensato le canzoni come delle fotografie”

Tra le trame, le sonorità e le parole di “Hotel Souvenir”, il nuovo e ottavo album in studio di Dente uscito il 7 aprile 2023 (leggi qui la nostra recensione), si percepisce un certo tipo di malinconia che in qualche modo arriva dalla solitudine, non intesa come una condizione assolutamente negativa, ma anche come una presa di consapevolezza di sé. Le dieci canzoni del disco, infatti, sono “la fotografia” di ciò che il cantautore, all’anagrafe Giuseppe Peveri, è stato negli anni, di come è nel presente e come potrebbe essere nel futuro. 

“Io sono sempre stato molto malinconico, in generale. Ho sempre guardato tanto al passato”, ha raccontato l’artista: “Anche nei dischi precedenti ho parlato spesso del tempo e del passato, però in un modo molto diverso. Mi rendo conto che in questo disco ne parlo come se qualcosa lo avessi risolto. È un guardarsi indietro qua forse neanche con malinconia, come se la malinconia stesse un po’ evaporando. È più consapevolezza. Possiamo descriverlo come il disco della consapevolezza”. 

L’"albergo dei ricordi” di Dente

Queste sensazioni e attimi di vita arrivano come dei ricordi, o a volte come dialoghi con il se stesso del passato, che Dente ha voluto far soggiornare in un albergo da lui descritto come un luogo “elegante ma non troppo, dal gusto malinconico, ma senza gli scarafaggi. Una malinconia pulita, non di lusso però”.

‘Hotel Souvenir’ è il mio luogo dei ricordi ed è il posto in cui vivo e vivono tutte le mie vite precedenti, tutto quello che sono stato”, ha raccontato il musicista fidentino a Rockol:

“Io ho sempre pensato le canzoni come delle fotografie, perché le canzoni in qualche modo non esistono, le registrazioni che ascoltiamo sono delle fotografie di come in quel momento della vita hai fotografato quella canzone. Una canzone può evolvere, venir registrata in modo diverso da come era all’inizio. La canzone muta e cambia nel tempo, però la fotografiamo spesso. E questo succede anche con la vita e i dischi. Credo che questo disco qua sia un po’ la fotografia di come oggi mi vedo, di quello che mi è successo nel tempo, di come vedo il mio passato e di come vedo quello che sono stato. Tutti i miei dischi possono essere considerati dei souvenir della mia vita. Quando riprendo in mano i miei vecchi dischi ci sento la mia vita di quegli anni, che ho fotografato in quelle canzoni. Quindi inizio ad avere molti souvenir, ovvero i miei dischi, che mi ricordano quello che ho fatto, quello che ho vissuto e chi sono stato nel corso della mia vita”. 

Il nuovo album di Dente esce a tre anni di distanza dal precedente lavoro eponimo, pubblicato nei giorni in cui la pandemia iniziava a bloccare tutto e che non ha potuto nemmeno essere presentato con un tour pronto a partire. “Hotel Souvenir”, quindi, raccoglie canzoni scritte in diversi momenti, alcune nel passato come “Dieci anni fa”, e altre in tempi più recenti. I brani per un nuovo progetto discografico erano potenzialmente trenta, tra cui dieci hanno poi trovato spazio, con l’aiuto del produttore Federico Nardelli, nell’ottava prova sulla lunga distanza di Giuseppe Peveri. 

Ho scritto tanto in questi anni e ho scritto un bel po’ di canzoni. Volevo però fare un disco breve, perché ultimamente ho percepito meno l’attenzione sui dischi. I singoli quando escono durano una settimana, se ti va bene due, e i dischi purtroppo fanno la stessa fine”, ha detto Dente presentando alla stampa il nuovo album, senza nascondere il proprio punto di vista sul panorama musicale e discografico italiano odierno. Ha aggiunto: “Non volevo sprecare delle canzoni. Per alcune canzoni, ho sofferto molto nel toglierle dal disco, perché ci starebbero state bene. Ma le tengo lì, perché non è che se una canzone non viene inclusa in un disco, muore”.

Il disco ha preso forma concreta durante un anno di silenzio nel quale Dente si è rintanato per lavorare in studio dopo il tour in solo del 2021. È così nato il dialogo che attraversa le canzoni di “Hotel Souvenir” che, ha raccontato dall’artista, come nell’immagine di copertina realizzata da Andrea Ucini vede “due omini che, pur essendo la stessa persona, si guardano su due piani della realtà diversi, che possono anche essere due piani del tempo diversi”. Questo “albergo dei ricordi” in cui troviamo brani che riflettono relazioni sentimentali come “L’abbraccio della Venere” o temi di attualità in “Presidente”, è stato presentato da Dente come “un posto confortevole e inquietante”. Il cantautore ha quindi spiegato: 

“Pensandoci, è inquietante mettere in una stanza d’hotel parti di te. Quando stavo lavorando a questo disco ho letto un libro, ‘Mattatoio n. 5’ di Kurt Vonnegut, che mi ha fatto pensare tanto al mio rapporto con il tempo. Quel libro mi ha lasciato che il tempo esiste sempre e ognuno di noi è sempre ovunque e sempre sarai e sempre sei stato. In ogni momento io sono sempre quello che sono stato, quello che sono, e quello che sarò e che non sarò. Questa cosa mi ha spiazzato, perché pensare che una parte di me è ancora là a fare qualcosa che ha fatto, mi rasserena. Quel libro mi è servito tanto”.

Le sonorità di “Hotel Souvenir” e gli ospiti

Il precedente disco “Dente” aveva visto il cantautore spingersi su direzioni sonore diverse rispetto al passato, mettendo da parte la chitarra acustica per sperimentare qualcosa di più elettrico. In “Hotel Souvenir” ritorna la chitarra acustica, e convivono con spunti inediti per la discografia di Dente richiami ai lavori dei suoi primi anni, più riflessivi, con la musica che accompagna il cantato. 

“Per il nuovo disco non ho voluto accelerare su quel discorso fatto nell’album precedente, che è una cosa che ho fatto perché sentivo di fare un disco con dei suoni molto attuali”, ha raccontato l’artista: “Con 'Dente' ero partito proprio dal togliere la chitarra acustica perché mi ero chiesto cosa poteva succedere togliendo il mio elemento principe. Per 'Hotel Souvenir' invece ho voluto fare un passo indietro e tornare al mio modo di fare dischi di anni fa. L’idea iniziale era quella di fare un disco un po’ scarno, con poche cose. Perché queste mega produzioni con molti elementi, questa pienezza, mi avevano un po’ stancato. Volevo fare un disco che fosse più come una band che suona in una stanza, con poche cose”. E ancora: “Poi quando si è in studio ci si fa spesso prendere la mano. Io ho portato un bel po’ di strumenti in studio e abbiamo cercato di lavorare con quelli: un pianoforte, un Wurlitzer, la chitarra acustica, la chitarra elettrica e il basso. Quella era la base di tutto. Poi abbiamo aggiunto gli archi, un po’ di fiati, però la base fondamentalmente è rimasta quella. Mi piaceva fare anche un disco un po’ polveroso, con questo gusto un po’ più realistico rispetto a molti dischi che escono oggi che si sentono che sono stati fatti con il computer o il telefono”.

All’interno di “Hotel Souvenir” convivono mondi sonori e attitudini diversi grazie anche agli ospiti che hanno collaborato con Dente. I Post Nebbia contaminano, per esempio, “La vita fino a qui”, mentre i Selton portano il loro suono colorato in “Allegria del tempo che passa”. Le voci di Fulminacci, Giorgio Poi, Colapesce, VV (all’anagrafe Viviana Colombo), Ditonellapiaga e Dimartino sono invece protagoniste in un’unica traccia, "Il mondo con gli occhi", di cui il cantautore ha detto: “È una canzone che ho scritto qualche anno fa”. Ha aggiunto: “Io non ero molto convinto di metterla nel disco. Perché volevo fare un disco un po’ importante, ciccione, e quella canzone stonava un po’. Invece con l’idea che avrei voluto tutti questi feat., che è un po’ una presa in giro dell’obbligo di mettere dei feat. nei dischi negli ultimi anni, ha preso il suo posto giusto. Cantata solamente da me non l’avrei messa nel disco, invece con tutta questa marasma di gente dentro, che anche esteticamente è più bella, e con me che non canto, mi piaceva tantissimo”. 

Il tour e l’idea di Sanremo

“Hotel Souvenir” sarà presentato dal vivo nel corso di un nuovo tour che, tra maggio e giugno prossimi, vedrà Dente tornare in concerto con la band. “Ho una voglia pazzesca di tornare in tour con una band”, ha affermato il cantautore: “Per di più, tornare con una band di quattro elementi e non più di cinque, quindi tornare anche io a suonare tanto gli strumenti. Suonerò tanto la chitarra acustica e suonerò il pianoforte, quindi farò proprio parte della band. Come ho fatto per i primi dieci anni di carriera”. 

A proposito dei suoi prossimi spettacolo dal vivo, legati a “Hotel Souvenir”, l’artista ha inoltre spiegato: “Questa volta è stato più semplice mettere in piedi un live, rispetto al precedente disco, il cui tour poi non si è tenuto per il Covid. Ovviamente quando faccio un disco nuovo mi piace prendere il repertorio e in concerto portarlo nelle sonorità del disco nuovo”. E ancora: “Mi è venuto proprio naturale perché ho ripreso in mano canzoni che erano fatte nella stessa formazione di questo nuovo tour, le ho suonate per tanti anni in una formazione a quattro. Non abbiamo dovuto fare grandi cose: abbiamo ripreso semplicemente quelle canzoni, suonate, aggiustato qualche suono. Le canzoni stanno in piedi benissimo così. Quindi è stato un grande sollievo sentire che queste canzoni ritornano in modo naturale, rispetto a quello che stiamo facendo collegato al disco nuovo”.

Nel corso della presentazione del suo nuovo album, Dente si è ancora trovato a riflettere sulla sua posizione nei confronti del Festival di Sanremo e alla domanda se ci pensa ha risposto: “A Sanremo ci penso, alcune volte in modo positivo e altre in maniera negativa. Ci penso, ci ho pensato, mi sono proposto, ma come sapete non ci sono andato. Però prima o poi capiterà. Ho sempre pensato che non fosse necessario andare a Sanremo. Nella storia ci sono esempi di carriere luminose che non sono passate da Sanremo. Quindi non è obbligatorio andarci, potrebbe essere bello andarci, potrei schiantarmi - come è successo a molte persone. È un palco che mi ha sempre fatto anche paura. Però, vorrei smettere di avere paura. Oggi mi fa molta meno paura che in passato”. Ha aggiunto: “Anni fa avevo paura del palco di Sanremo per ciò che rappresenta per la scena musicale italiana. In tempi non sospetti, quando il palco di Sanrmeo non era ancora stato sdoganato, a una presentazione di un mio disco nessuno avrebbe parlato di Sanremo, oggi invece se ne parla perché il campionato è diventato unico della musica. Tanti anni fa invece avevo paura di perdere i fan o di non guadagnarne di nuovi non venendo capito andando là. Oggi invece è cambiato tutto: ci sono state delle edizioni che sembravano il MiAmi. È un palco che si può calcare più tranquillamente adesso per uno come me. Quando mi chiedevano se volevo andare a Sanremo e dicevo di no, non era per snobismo, ma perché fino a qualche anno fa la gente come me andava là a fare il mostro dell’anno, quello strano. E si schiantavano tutti. Non volevo andare là a fare il mostro, perché non penso di esserlo”.

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