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Cuori spezzati e fuori programma: il ritorno di SYML in Italia

L’artista e cantante statunitense in concerto al Magnolia: la recensione
Cuori spezzati e fuori programma: il ritorno di SYML in Italia

Quando intercetti un concerto in cui i brani suonati dal vivo non rispecchiano la scaletta, ma sono addirittura di più, sai di aver fatto bingo. Non capita di frequente, soprattutto con i ritmi serrati dei tour odierni, in cui preservare le energie psico-fisiche degli artisti è un tema centrale, nonché imperativo categorico. Eppure accade al Circolo Magnolia di Milano, il 13 marzo 2023. Sul palco c’è lo statunitense Brian Fennell, originario di Issaquah, stato di Washington, e con lui c’è la sua bella band. È il tour di SYML, il progetto solista che ha impegnato la vita di Fennell negli ultimi sette anni, da quella pausa a tempo indeterminato presa dalla sua prima band: i Barcelona. Ma per confezionare questa bella storia e ricostruire con precisione ciò che ha condotto la serata verso binari inaspettati, occorre fare un piccolo passo indietro.

Neomi Speelman

Sono le 20.30 e sul palco si presenta “néomí”, moniker di Neomi Speelman, giovane cantautrice folk-pop olandese tutta sensibilità e dolcezza. Ci mette una manciata di secondi a empatizzare col pubblico, grazie alla sua voce estremamente candida ed espressiva. “Questa canzone parla del mio cuore spezzato. Quasi ogni mia canzone parla del mio cuore spezzato”, afferma col sorriso. Tra un brano e l’altro non può fare a meno di generare hype - non che ce ne sia  reale bisogno - per l’esibizione di SYML. Ne è spudoratamente fan, non riesce né vuole nasconderlo perché è uno dei motivi per cui la sua presenza in qualità di opening act è così giusta e apprezzabile. “Preparatevi a piangere, io sto piangendo tutte le sere”. È il preludio perfetto.

L'arrivo di  SYML

Quando arriva SYML, i motori cardiaci del pubblico sono già ben avviati e a pieno regime. Una volta sdoganate le fratture emotive e sentimentali, è facile lasciarsi andare. Il pubblico italiano è anche tendenzialmente avvezzo a questo genere di coinvolgimenti. Ammettiamolo: ci andiamo proprio a nozze. C’è persino un gruppo di ragazze, sulla sinistra, a pochi passi dal palco, che riserva al cantautore l’accoglienza che ci si potrebbe aspettare ad un concerto di una popstar come Harry Styles. C’è fermento, ma anche la tensione emotiva tipica di chi ha atteso quel fatidico momento per anni. “Ti avevo scritto un messaggio e mi avevi risposto che saresti venuto presto in Italia. Ho aspettato cinque anni!”, urla con tono liberatorio una ragazza di quel concitato gruppetto. SYML non può fare a meno di esserne divertito, ma anche onorato. È l’inizio di un continuo dialogo tra palco e platea, durante il quale va in scena un concerto impeccabile, per esecuzione, suoni, intensità.

Un repertorio solido

Quando un progetto indie pop come SYML non produce hit, ma vanta un repertorio così solido, dove trovare la canzone da skippare nella discografia è un’autentica sfida da proverbiale ago nel pagliaio, assemblare la scaletta è allo stesso tempo un compito semplice, ma tremendamente complesso. Semplice perché sbagliare è praticamente impossibile. Complesso, perché c’è una discreta possibilità che ogni pezzo escluso sia quello preferito di qualche fan, che magari ha atteso un lustro nella speranza di ascoltarlo. Brian sceglie comunque di andare sul sicuro, avviando la serata con “You and I”, “Chariot” e “Believer”, “Lost Myself” e “Sweet Home” , la scala reale di singoli che ha segnato il 2022 del progetto musicale e ha condotto alla release di “The Day My Father Died”, secondo full-length di SYML.

L’ultimo album è ovviamente il protagonista assoluto della performance, ma tra le venti tracce previste dalla setlist originale trovano posto anche i vari EP - per fortuna anche “DIM”, la cui canzone omonima è uno dei momenti più alti dello show - e ovviamente il fortunato esordio. Proprio dal disco del 2019 arriva uno dei pezzi richiesti a gran voce: “Where’s My Love”, un lancia scagliata nel costato. Ma questo è un po’ il marchio di fabbrica di SYML. Persino nei brani uptempo, come “Chariot”, “The Day My Father Died” o l'irresistible “Clean Eyes”, che fanno ballare e sciogliere il pubblico, nascondono storie molto potenti, amplificate dalla straordinario talento vocale di questo atipico storyteller in tuta bianca. Un controllo vocale pressoché totale, una raffinatezza rara. 

La band

La band, che vanta anche due violini, è senza dubbio una delle tante frecce nella faretra dell’arciere SYML. I musicisti suonano come una cosa sola, grazie anche all’ottimo lavoro dei fonici al mixer. Si prendono tutti una meritata ovazione alla fine di “Corduroy”, quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo capitolo di questo racconto. Ma le tante richieste dal pubblico, le divertenti interazioni - tra cui va segnalato un “sei bellisSYML” forse non del tutto intenzionale - e la vivida partecipazione spingono l’artista a sacrificare la finta uscita di scena e restare sul palco e improvvisare due canzoni, tra quelle richieste a gran voce. Sono “Body” e “The War”, rispettivamente il primo e l’ultimo brano dell’EP “In My Body”, del 2018. Due perle che sono un premio prezioso, certamente raro, per un fuoriprogramma che ripaga dei cinque anni di attesa e lascerà senza dubbio un ricordo indelebile per entrambe le parti in gioco.

L'epilogo

“I’m a sad boy” è l’ultimo verso cantato da SYML, toccante epilogo della serata. Quel piccolo ragazzo triste che resterà sempre con Brian Fennell e continuerà a scrivere per lui e con lui queste canzoni, che i suoi fan, cuore in mano, continueranno ad ascoltare con emozione sotto al palco. Sapendo che in fondo va bene avere il cuore spezzato, c’è della bellezza in tutto ciò.

I My Chemical Romance dicevano che senti davvero la musica solo quando il tuo cuore inizia a spezzarsi. Quel momento in cui realizzi che non era progettato per essere un pezzo unico, ma l’unione di migliaia di piccole parti, che insieme concorrono alla realizzazione di ciò che siamo e di ciò creiamo. 
 

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