Ci sono ancora artisti che sanno raccontare le ferite del mondo
“Sulla faccia della gente oggi ci sono paura e smarrimento. Ma che cosa dovrebbe fare il mondo della musica? Un concerto? È qualche cosa che in questo momento sento distante. Volete mobilitazione? Mobilitatevi voi”, ribatteva un piccato Francesco De Gregori, nel febbraio del 2022, a un giornalista che gli chiese che cosa avrebbe avuto intenzione di fare “artisticamente” per la guerra russo-ucraina. Vinicio Capossela risponde con la più semplice, ma allo stesso tempo più rischiosa, delle possibilità: una canzone. Sì, perché il tranello di finire in un mare di retorica o pressapochismo, in questi casi, ha sempre una percentuale altissima di rischio.
Ma chi conosce la sensibilità e la forza poetica di Vinicio Capossela, non nuovo a brani anti-militaristi, sa che nulla è lasciato al caso e che il suo stile narrativo non rimane mai in superficie, ma ha più porte d’accesso, più strati. “La crociata dei bambini”, il suo nuovo pezzo, riparte dal poema di Bertolt Brecht “La crociata dei ragazzi” (1942, in Italia edito da Einaudi nel 1959), per affrontare “la peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo ‘culturale’”. A un anno di distanza dallo scoppio della guerra in Ucraina, questa “è la prima di tredici canzoni urgenti che arriveranno presto a farsi sentire”, si legge nella presentazione. È una ballata contro tutte le guerre che riafferma oggi, “epoca di costante crisi”, lo spirito brechtiano: “l’antimilitarismo, la denuncia della guerra come suprema e più disumana affermazione del Capitale” che ha come vittima principale “l’essenza stessa dell’innocenza, l’infanzia”.
Ci sono ancora artisti che sanno raccontare le ferite del mondo, che non si perdono nei meandri delle futilità e che usano la canzone come mezzo espressivo, mossi da impegno sociale, culturale e politico. Il brano di Capossela è lontanissimo dall’essere un pezzo “militante” o composto da inutili slogan: è una storia, costruita su una musica struggente con pianoforte, viola, violoncello, violini e contrabbasso, in cui un gruppo di bambini “Volevan fuggire dagli occhi la guerra, volevan fuggirla per cielo e per terra” e poi “E cercano insieme una terra di pace, non come quella che hanno lasciato". Porta dentro la guerra in “modo delicato”, non roboante, e allo stesso tempo commovente. Sembra giocare tout court con l'allegoria, con la favola, ma in realtà ci sono pezzi di storia.
Nel poema “La crociata dei ragazzi”, infatti, lo scrittore e drammaturgo tedesco rievocava un evento storico di epoca medievale che viene attualizzato: un gruppo di bambini e adolescenti che, attraversando macerie, morte e distruzione, cerca la via per una terra di pace, ambientandolo però fra le nevi della Polonia agli inizi della Seconda Guerra Mondiale. Capossela sposta ancora una volta la lente e non può che soffermarsi su quanto sta accadendo in Ucraina. Il brano è accompagnato da un poetico lyric video, disponibile dal 24 febbraio alle ore 12 sul canale YouTube di Vinicio Capossela, realizzato dal disegnatore Stefano Ricci, con la collaborazione di Ahmed Ben Nessib, utilizzando la tecnica del gesso bianco su carta nera. Un lavoro minuzioso costituito da 4705 immagini, fotografate una per una, senza alcun ausilio di tecniche di animazione digitale.
A proposito della copertina, del video e della canzone Capossela ha scritto sui suoi canali social: "Questo è un tamburo suonato da un bambino, il bastone per batterlo è luminoso come uno zolfanello e infatti questo bambino che suona il tamburo sta cercando la luce in un mondo di oscurità, l’oscurità più densa che è quella della guerra. Lo ha disegnato Stefano Ricci, ed, unito ad altre 4704 immagini fotografate una per una, disegni e parole animate lettera per lettera, accompagna una canzone: 'La crociata dei bambini'. Fa parte di 13 canzoni urgenti, un'urgenza che è nata un anno fa, quando si è compreso che il tempo che pensiamo di avere non è illimitato, ma tutti possiamo essere spazzati via da un potere più grande e impersonale. Allora sono andato a rileggere Brecht, le sue canzoni e poesie scritte mentre la notte era caduta sul suo paese e l’ombra della guerra iniziava a oscurare l’Europa. Tra queste ho trovato 'la crociata dei bambini' ambientata in Polonia nel 1939. L’innocenza dell’infanzia e dell’animale sono tra le vittime più insostenibili dell’orrore della guerra. La pubblichiamo oggi ed è il nostro modo di dire no alla guerra. Nessuno più invoca la pace, ovunque si cerca la vittoria. Per dirla ancora con Brecht: la guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Tra i vinti la povera gente faceva la fame. Tra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente".