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Elodie ha “odiato” la canzone sanremese “Due”

“Sento ancora la vertigine”, la serie tv sulla cantante, svela diversi retroscena.
Elodie ha “odiato” la canzone sanremese “Due”
Credits: Giampaolo Sgura

Tre episodi per capire la donna e l’artista, tre episodi che rivelano forze e fragilità. Dopo Tiziano Ferro, Sfera Ebbasta, Laura Pausini, Mahmood, Emma Marrone e altri, anche Elodie ha il suo primo documentario, anzi la sua prima docu-serie, intitolata "Sento ancora la vertigine", disponibile su Prime Video dal 20 febbraio. Non si tratta chiaramente di una prova da attrice, quella l'ha già affrontata nel film "Ti mangio il cuore" in streaming su Paramount+, ma di un vero e proprio docufilm a episodi sulla cantante e sul percorso che l’ha portata al Festival di Sanremo con il brano “Due”, contenuto nell’album “Ok. Respira”, ascoltabile dal 10 febbraio. Un viaggio che avrà una tappa fondamentale anche in occasione del suo primo Forum di Milano in programma il 12 maggio.

Tre episodi

In “Sento ancora la vertigine”, una produzione Groøenlandia con Prime Video, Elodie per la prima volta sceglie una narrazione in stile vlog per mostrare alcuni dei momenti più importanti della sua carriera, la sua sfida per trovare la canzone per Sanremo 2023 e il suo essere costantemente in bilico tra la voglia di migliorarsi e la paura di non essere mai abbastanza. I tre episodi, prodotti da Matteo Rovere e Leonardo Godano, sono stati diretti da Nicola Sorcinelli.

Su quanto, relativamente a questi progetti, ci sia un grande mercato in ascesa, che però non è commisurato a un numero reale di artisti su cui valga la pena realizzare documentari, ci siamo già espressi. Oggi il documentario è diventato più uno strumento di promozione che di reale racconto, ma la serie su Elodie regala alcuni spunti interessanti. In primis si mostra un’artista e una donna sicura di sé, che nonostante sia un’interprete partecipa in modo convinto alla lavorazione del disco, ma allo stesso tempo non nasconde le fragilità e le normali difficoltà.

Odi et amo

È interessante, per esempio, vedere il suo rapporto di “amore-odio” con il pezzo sanremese “Due” che, essendo difficile da cantare, l’ha messa a durissima prova. Nella serie ci sono più scene di prove, di dialogo con Dardust, con i manager, il tutto per cercare di trovare la quadra sul brano. “‘Due’ mi ha suscitato sin da subito amore e odio – ha raccontato l’artista commentando la serie – l’ha scritta Federica Abbate in un periodo molto simile a quello che stavo vivendo anche io. Per me non è stata una coincidenza, io mi aggrappo a queste sensazioni. È una canzone molto mia, ma mi ha anche fatto arrabbiare perché è difficile da cantare. Non mi ha fatto sentire brava abbastanza. Parla di una relazione finita male, che è percepita in modo diverso da chi guarda da fuori. Lavorandoci e impegnandomi, sono riuscita con il tempo a farla mia”.

Ovviamente nella docuserie non mancano tuffi dentro la progettazione del nuovo disco, che si compone di tredici tracce su cui la cantante ha lavorato con Elisa Toffoli, Federica Abbate, Joan Thiele, Alessandro Mahmood, Davide Petrella, e la produzione di Francesco "Katoo" Cattiti, Dardust, Drillionaire, Itaca e Zef.

La donna e l’artista

C’è la cantante, si è scritto, ma c’è anche la donna. Ecco quindi scene di vita quotidiana con la nonna, personaggio naif irresistibile, e momenti in cui Elodie, sentendosi gli occhi addosso e subendo comportamenti spregevoli, non subisce passiva, ma reagisce. La “scena dell’aeroporto” fa sorridere per la sua replica vivida e stradaiola, per il modo in cui viene raccontata, ma in realtà non ha nulla di divertente. Dimostra sì il carattere coriaceo della cantante, ma soprattutto quanto le parole, anche le più stupide e dette senza pensare, possano ferire.

“La copertina del disco ‘Ok. Respira’ racconta molto – ha continuato Elodie - dietro c’è la scelta precisa di mostrarsi fragile, che è un mio lato proprio come lo è quello di chi viene abusata. E come abuso intendo anche quello giornaliero e psicologico, quello delle battutine in strada a cui non sai cosa rispondere. Nella docuserie racconto di un uomo che, dopo avermi incontrato all’aeroporto, malignamente dice al telefono che sembravo sotto sostanze. Il tutto perché ‘non l’ho considerato abbastanza’ dopo che mi ha salutato. Ho sentito quel commento e gli ho mangiato la faccia. È arrivata anche la polizia. A me quelle situazioni fanno male e non ho paura ad ammetterlo: è proprio da questa consapevolezza che si diventa più forti”. 

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