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Edda e Gianni Maroccolo: “Servi dei servi” in versione live

I due artisti, in occasione dell’uscita di “Illusion”, hanno suonato al Duomo delle OGR di Torino.
Edda e Gianni Maroccolo: “Servi dei servi” in versione live

Edda e Gianni Maroccolo, insieme sul palco, sono una meraviglia. Fra di loro c’è una sintonia che dalla musica arriva nella profondità dell’animo umano. “Illusion”, il nuovo album di Edda, è tanto magico quanto inusuale e distante dalla musica di oggi. Proprio come lo è lui. Lontano dai cliché, da una forma canzone archetipa, dall’idea che un brano abbia un tempo preciso di realizzazione: tutto ciò che è schema o recinto, per Edda, va abbattuto. A rendere speciale il viaggio del cantautore milanese c’è il tocco magico di Maroccolo (Litfiba, CCCP, Deproducers), che ha curato la produzione musicale delle undici canzoni del progetto. I due hanno già collaborato fianco a fianco in “Noio; volevam suonar” del 2020, ma con questo disco l’arte di Stefano Rampoldi, questo il vero nome del cantautore milanese, lascia cadere definitivamente il velo.

L’abbraccio fra loro è ancora più potente quando diventa live: sul canale YouTube di OGR Torino si potrà assistere al concerto andato in scena tra le pareti del Duomo delle OGR. Su Rockol potete vedere dal vivo un’anticipazione: “Servi dei servi” in versione live, brano estratto dal disco “Noio; volevam suonar”. La regia e il montaggio delle riprese è de I Cammelli, mix e Master a cura di Strastudio Roma. Due “Eroi nel vento”, così si chiama il progetto, si raccontano, tra musica e parole, tra nuove strade da percorrere ed echi del passato.

Edda, grazie alla spinta di Maroccolo, da tempo canta e suona in modo radicalmente diverso. “Per la realizzazione di ‘Illusion’ (qui la nostra recensione) ho cantato in trance, senza pensare a nulla. Il chitarrista di questo album sono io. Sono scarso, incapace, eppure Maroccolo ha voluto darmi questa responsabilità e questa scelta ha reso tutto il progetto più personale – ha sottolineato Edda a Rockol– è come se avesse sfruttato nel modo giusto le mie lacune, è come se le avesse valorizzate. Il sound alla fine è maroccoliano al 100%. Scrivere canzoni per me può essere doloroso, ma certamente non pianificato o indotto da qualcuno, da un discografico o non so da chi. È come andare per funghi: se ci sono bene, se non ci sono nessuno può dirmi ‘raccoglili comunque’”.

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