Il disco del giorno: Enzo Jannacci, "Un uomo a metà"

Enzo Jannacci
"Un uomo a metà" (Cd Ala Bianca ABR 128553874-2)
La poesia delle canzoni di Enzo Jannacci ci ha accompagnati per più di cinquant'anni con il suo mondo paradossale e tragico, popolato da personaggi che sembrano usciti dai testi teatrali di Beckett, spaesati, assurdi eppure straordinariamente vivi, commoventi, portatori di un’umanità che ogni giorno sembra sempre più fuori moda rispetto ai modelli imperanti oggi.
Dai tempi di "Il cane con i capelli" e "L’ombrello di suo fratello" il dottor Enzo ha saputo guardare il mondo da un’ottica sghemba che gli ha permesso di mettere a fuoco in modo spietato (spesso attraverso uno humour esilarante) le storture e i difetti dell’uomo moderno, contrapponendo all’apparente ineluttabilità dell’homo homini lupus le armi del sogno, della musica
e della Poetastrica (come lui stesso ha definito i propri testi), espresse attraverso la sua voce stralunata e immediatamente riconoscibile.
Gli splendidi album che Jannacci registrò per l’etichetta Ultima Spiaggia di Nanni Ricordi incredibilmente hanno atteso a lungo
una ristampa di qualità su Cd (roba da matti); e dire che dischi come "Quelli che..." e "O vivere o ridere" sono pietre miliari della canzone italiana, ma questo evidentemente non basta a un mondo discografico ottusamente inchiodato alle cifre di vendita.
Dopo essere stato isolato per quattro anni dalle stesse multinazionali che mettono il bavaglio al suo passato, Jannacci aveva finalmente trovato nell’etichetta Ala Bianca un gruppo di collaboratori sensibili e intelligenti che gli hanno dato l’opportunità di esprimersi con libertà.
Il precedente "Come gli Aeroplani" era già bellissimo, ma in" Un uomo a metà" Enzo ci ha regalato uno dei fiori più splendidi della sua produzione. Dodici brani che passano in rassegna tutti i variegati aspetti della personalità di Jannacci con melodie sempre coinvolgenti e testi memorabili ("Maria" è una delle canzoni più belle degli ultimi anni).
Il passare del tempo sembra aver accentuato nella sua produzione la componente malinconica, ma il pessimismo (comunque mai rassegnato) di "È stato tutto inutile" e "Niente domande" viene bilanciato da "Il pesciolone", paradossale cronaca di una giornata al mare.
Struggente la brevissima versione per voce e pianoforte di "Arrivederci" di Umberto Bindi, che come un soffio chiude un disco da non lasciarsi sfuggire.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
