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Ritratto di Anna Oxa by Ivan Cattaneo

Come si riassume la grandezza di questa diva? Lo spiega chi l'ha vista nascere e spiccare il volo.
Ritratto di Anna Oxa by Ivan Cattaneo

Autunno 1977. Il telefono dell’appartamento milanese dove vive Ivan Cattaneo, che nel capoluogo lombardo ha già inciso due album di discreto successo tra i seguaci della scena alternativa come “UOAEI” e “Primo secondo e frutta (Ivan compreso)”, antipasti del successo pop che sarebbe arrivato di lì a poco con le riletture di “Una zebra a pois” e “Nessuno mi può giudicare” dell’operazione “Duemila60 Italian Graffiati”, comincia a squillare. La chiamata arriva da Roma: dall’altra parte del telefono c’è Ennio Melis, figura illuminata e illuminante della discografia italiana, a capo della RCA, che dopo aver accompagnato al successo Gino Paoli, Patty Pravo, Lucio Dalla e Renato Zero – tra gli altri – si è deciso a puntare su una ragazzina non ancora maggiorenne, origini per metà albanesi e per metà baresi. Si chiama Anna Hoxha. Presto tutti la conosceranno semplicemente come Anna Oxa. Ha talento e potenzialità da vendere, ma Melis non riesce a trasformarla in qualcosa di più di una bella speranza. Lo scambio con il discografico Cattaneo se lo ricorda bene, nonostante siano passati da allora quarantacinque anni: “’Forse andrebbe aiutata un po’ con il look. Siccome tu ne capisci qualcosa, avrei pensato di mandartela su a Milano: inventati qualcosa’, mi disse Melis”, sorride il cantautore bergamasco.

Negli studi milanesi de L’Ultima Spiaggia, l’etichetta fondata nel ’74 da Ricky Gianco e Nanni Ricordi, distribuita dalla stessa RCA e inaugurata idealmente da Enzo Jannacci con il suo “Quelli che…”, Anna Hoxha si presenta accompagnata dalla mamma, donna barese che ha cresciuto i suoi otto figli da sola, nel quartiere San Pasquale, dopo la morte prematura del marito (quando Anna aveva solamente 8 anni): “Io vedevo solo la strada di casa e il cortile, e cantavo. Ero innocente, pulita – ricorderà la cantante anni dopo in un’intervista al Corriere della Sera, parlando della sua infanzia e dei suoi esordi – ho avuto la fortuna, già a dieci anni, di frequentare il jazz e, dopo, la discomusic, e altri generi meravigliosi dove c’era cura del suono. Ho conosciuto un maestro di musica e, fra i 13 o i 14 anni, ho iniziato coi pianobar, portando un repertorio anche degli anni Venti”. La ragazza ha solamente 16 anni ed è un talento tutto da plasmare. Osservandola bene, studiandone i lineamenti, Ivan Cattaneo ha un’intuizione: “La portai da Dina Azzolini, la mia parrucchiera di fiducia a Milano, che aveva curato già il look di Mina. Le dissi: ‘Devi far diventare questa ragazza un uomo’”. Cattaneo era appena tornato in Italia da un viaggio nel Regno Unito, dove aveva assistito da testimone oculare all’esplosione del punk, che aveva cambiato i connotati della cultura britannica e avuto un impatto enorme sulle nuove generazioni: “In Italia la gente non sapeva ancora cosa fosse esattamente il punk. Io mi ero lasciato ispirare da quella cultura e a modo mio provai a trasmetterla anche a lei. La mamma si spaventò. Giustamente, dico oggi. Mi fece capire che dovevo stare attento a giocare con quell’immaginario con una ragazzina che non era neppure maggiorenne. E un po’, se devo essere sincero, mi sentivo in colpa: sembrava che la stessi plagiando. Ma quando Ennio Melis la vide impazzì: ‘Sei un genio’”.

Quella legata alla trasformazione del look non è l’unica intuizione che ha Ivan Cattaneo: “Quel cognome, ‘Hoxha’, non funzionava. In quel periodo Craxi era uno dei personaggi più popolari in Italia: ‘Facciamo che da oggi ti chiami Oxa e basta’, le dissi”. Anna Oxa nel gennaio del 1978 viene mandata dalla RCA in gara al Festival di Sanremo, dove si presenta con “Un’emozione da poco”. La canzone, firmata da Ivano Fossati e Guido Guglielminetti, è una hit nata. Il look androgino da statale punk firmato da Ivan Cattaneo aggiunge bello al bello: “Fu alle prove che capii che stava nascendo una stella. I pochi giornalisti seduti in platea all’Ariston che scrivevano del Festival, entrato da qualche anno in una sorta di crisi dalla quale sarebbe riemerso solo all’inizio degli Anni ’80, avevano assistito alle prove degli altri concorrenti in modo distratto. Quando arrivò Anna sul palco rimasero sconvolti. Era gender fluid ante litteram, con giacca, pantaloni e cravatta e il trucco à la Maria Callas. Cominciò a cantare e a ballare, scatenandosi. Rosanna Mani di TV Sorrisi e Canzoni venne da me e mi disse: ‘Ma dove l’hai trovata? È pazzesca’”, ricorda il cantautore. Con “Un’emozione da poco” Anna Oxa si classifica seconda al Festival, per soli quattro voti di differenza rispetto ai vincitori, i Matia Bazar con “E dirsi ciao” (sul gradino più basso del podio c’è Rino Gaetano con “Gianna”).

Lo ha detto Amadeus, annunciando il suo ritorno sul palco dell’Ariston: Anna Oxa ha collezionato più presenze a Sanremo di Pippo Baudo. Quella del 2023 sarà la quindicesima partecipazione della cantante alla kermesse, contro le tredici edizioni condotte da Baudo. Dalla cotonatura sfoggiata nell’’82 per “Io no” al look da Avatar del 2011 per “La mia anima d’uomo”, passando per il tubino nero aderentissimo con il quale scese le scale del teatro nell’’84 per “Non scendo”, l’ombelico scoperto e il cappuccio dell’’86 per “È tutto un attimo”, la folta chioma biondo platino dell’’88 per “Quando nasce un amore”, l’ennesima metamorfosi dell’’99 per “Senza pietà”, l’esibizione spiazzante del 2006 con “Processo a me stessa”. Il tutto tra rock, ballatone ultraclassiche e anche new age. Su quel palco – dove ha trionfato due volte, nell’’89 con “Ti lascerò”, in duetto con Fausto Leali, e nel ’99 con “Senza pietà” – Anna Oxa non è mai passata inosservata. Come si riassume la grandezza di questa diva? “Da crisalide è diventata una splendida farfalla. Se Anna Oxa fosse nata negli Stati Uniti a quest’ora sarebbe un’artista della stessa importanza di Madonna. Ha avuto dalla sua grandi canzoni, da ‘Io no’ a ‘Non scendo’, fino ad arrivare a ‘Senza pietà’. Ma la sua grandezza, oltre che nella tecnica vocale, sta principalmente nella sua incredibile capacità di trasformarsi, di cambiare pelle disco dopo disco. Poche artiste in Italia hanno giocato con la propria immagine come è riuscita a fare lei”, sottolinea Ivan Cattaneo.

La fase new wave di Anna Oxa regalerà ulteriori sorprese pochi mesi dopo il Festival, quando la cantante si presenta come ospite a “Strix”, il varietà di culto di Rai2, con “Fatelo con me” (ne inciderà una bella cover quarant’anni dopo Rachele Bastreghi dei Baustelle). La canzone è al limite dell’ambiguo, tra allusioni alla masturbazione e quant’altro: “Provate su di me, con la mia copertina, con un ritaglio di giornale, una mia cartolina”, canta Anna Oxa, che si presenta nello studio con una maschera e un lungo mantello nero, interpretando ancora una volta versi di Fossati. Il look è firmato sempre da Ivan Cattaneo: “La pensai come un’aliena punk, tra le catene e il tubo della doccia. E le feci indossare un corpetto, che poi era il mio, pieno di specchietti. Però stavolta la pettinatura era un po’ più femminile, con quella frangia”. A questo punto la metamorfosi di Anna Oxa da aspirante cantante a diva è completata: “Era grande e vaccinata. Mi fece capire che voleva camminare solo sulle sue gambe, da quel momento”. Il resto è storia.

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