Rosa Chemical si è ripulito (e vuole andare a Sanremo)

Chi è Rosa Chemical? Il trapper che nel video di “Polka” – il singolo con il quale due anni fa fece irruzione nella scena italiana – mostrava pistole e mitragliette e teneva per i capelli dentro una roulotte una ragazza non proprio presente a sé stessa, quello che a Sanremo si è presentato con i capelli rosa fluo e zeppe anni ‘70 per cantare insieme a Tananai una versione audace e spinta di “A far l’amore comincia tu” di Raffaella Carrà o quello che nel nuovo singolo “Non è normale” cita Tiziano Ferro (senza rinunciare alle provocazioni, nel testo: “Stavo attento a non amare prima di incontrarti / e confondevo gli amori con tutti gli orgasmi”) e si fa produrre dal Re Mida del pop tricolore d’altaclassifica degli Anni Duemiladieci, Michele Canova? “’Non è normale’ rappresenta il nuovo me al 100%”, dice Manuel Franco Rocati, questo il suo vero nome (quello d’arte è un omaggio alla madre Rosa e ai My Chemical Romance), che dà un taglio netto al suo recente passato e si propone in una nuova veste. Non proprio quella del rapper duro e macho: “Mando un bacino allo specchio / che puttana, sono così e non c’è storia”, canta lui. Che si autodefinisce un artista “politicamente scorretto”.
In cosa pensi di esserlo, esattamente?
“Ora sono più pop. Ma prima di questa canzone ho usato un linguaggio particolare, diciamo così, per farmi conoscere. E ho avuto problemi con la censura”.
Di che tipo?
“Su Instagram mi hanno chiuso quattro profili. Avevo postato contenuti molto al limite del nudo. Senza mai spingermi oltre, però. Il fatto è che non puoi fare ricorso, perché non ci sono persone umane che valutano i casi. Ho perso mezzo milione di follower e di conseguenza anche opportunità di lavoro”.
In che senso?
“Concerti, ascolti sulle piattaforme. Mi riferisco a questo. Oggi i social sono centrali, nelle strategie degli artisti: i follower sono soldi”.
Mai successo che una radio si sia rifiutata di suonare un tuo pezzo?
“Sì. Quando due anni fa mandammo alle radio ‘Boheme’ ci risposero: ‘Se ce la mandi clean la suoniamo, altrimenti non possiamo’”.
“Odio il tuo ex ragazzo, pensa a lui mentre ti sbatto dentro il cazzo”, cantavi. Te la sei anche cercata, non trovi?
“Mah. In radio ho sentito di peggio. Comunque non me ne è fregato niente: l’ho lasciata com’era. Peccato, perché era un reggaeton: poteva funzionare, in radio”.
Marco Masini a distanza di quasi trent’anni viene ancora attaccato per “Bella stronza”. Le femministe come hanno reagito, ascoltando i tuoi versi?
“Bene, direi. Recentemente mi è capitato di guardare un video di una comica femminista emergente che ha fatto uno sketch su ‘Polka’: ‘Come ci comportiamo noi femministe con Rosa Chemical?’, si chiedeva. Della serie: sì, saranno pure pezzi controversi, ma non riusciamo a smettere di ascoltarli. Comunque mi riferivo proprio a Masini quando ho detto che le radio hanno suonato di peggio”.
Senza il supporto dei canali tradizionali “Boheme” su Spotify ha quasi raggiunto i 5 milioni di ascolti. “Polka” ne ha addirittura 24 e “Polka 2” 17. Cosa insegna il caso Rosa Chemical?
“Niente, perché oltre a me c’è tanta gente che senza il supporto dei media tradizionali riesce a fare numeri come i miei o addirittura superiori. Non mi sono mai sentito snobbato dai circuiti tradizionali, a dire il vero. Sono il primo ad ammettere che la musica che ho fatto finora non era passabile, lì”.
Uno come te cosa cerca da Michele Canova, il produttore più blasonato del pop italiano degli Anni Duemiladieci?
“Del suono dei dischi che ha prodotto, da Tiziano Ferro a Biagio Antonacci, sono un fan: gli ho chiesto di aiutarmi a rendere più pop il mio linguaggio. Oltre a ‘Non è normale’ ha prodotto altri pezzi del nuovo disco, che uscirà a breve”.
Perché per promuovere il singolo hai girato per un mese l’Italia a bordo di un camper rosa (ha concluso il suo viaggio a Milano)?
“Volevamo riprendere un modo vecchia scuola, molto rock’n’roll, di promuovere una canzone. Più che promuovere il singolo, poi, volevo portare in giro un messaggio. La canzone è un contorno”.
Quale messaggio?
“Quello che canto nel brano: la normalità è soggettiva. La mia normalità magari non è normale per qualcun altro. Bisogna imparare a vivere la propria normalità senza lasciarsi condizionare”.
Preferisci essere chiamato al maschile, al femminile o ti definisci non binario?
“Al maschile. Sono un lui”.
“La canzone è un contorno”, dici. La musica è un fine o un mezzo, per te?
“Un mezzo”.
E il fine qual è?
“Trasmettere il mio messaggio: ‘Non è normale’ è la sintesi della mia filosofia”.
Ti vedremo in gara a Sanremo?
“Io sono qui. Se Amadeus vuole, io accetto volentieri”.
Gli hai mandato dei pezzi?
“Sì, due. Vediamo come va”.
Uno come te a Sanremo non rischia di suscitare polemiche?
“Un anno e mezzo fa avrei risposto di sì. Oggi penso di no. Non sono la persona che la gente prima di conoscermi immagina che io sia”.
Alla fine Rosa Chemical è innocuo.
“Sì, è innocuo”.