Michael Jackson, la storia di "Human Nature"

MICHAEL JACKSON – Human Nature
Epic, 1982
(Steve Porcaro, John Bettis)
È nella natura umana vivere a volte in modo irrazionale, seguendo i propri istinti. Uno degli aspetti della nostra esistenza che ci porta a fare delle scelte, andare oltre certe regole o limiti senza farsi troppe domande e senza aver paura di essere fraintesi. Questo è il significato di "Human Nature": un messaggio esistenziale con i suoi commenti, motivazioni, nel voler fare e provare cose nuove e gratificanti. Originariamente era un frammento di testo e melodia accennata composto dal tastierista Steve Porcaro dei Toto. L’aveva scritta quando una volta sua figlia tornò da scuola piangente perché un coetaneo l’aveva infastidita. “Perché lo fa?” disse al padre, non riusciva a capire. Porcaro cercò di spiegarle che poteva essere un modo del ragazzo per
mostrarle il suo interesse, come dire: a volte i ragazzi lo fanno. Infatti il verso originario era: “Le dirò che è la natura umana / Quando lei chiede / Perché, perché lo fa in questo modo?”. Poco dopo gli arrivò la melodia e registrò su cassetta un demo approssimativo della canzone, una ballata mezzo tempo, offrendola alla sua band, che però declinò: “Abbiamo bisogno di più canzoni rock” dissero a Steve, “dei pezzi che suonino bene in uno stadio” (ironia della sorte, qualche anno dopo, durante il tour “Victory”, Michael Jackson utilizzò "Human Nature" come brano promozionale e ogni canale televisivo
trasmise la canzone mentre veniva eseguita negli stadi di tutta l’America, per la gioia e l’isteria della pubblico).
Ma come ha fatto la canzone ad arrivare a Jackson? Secondo Steve, per pura coincidenza. Il produttore Quincy Jones aveva coinvolto per il nuovo disco di Jackson diversi membri dei Toto, musicisti di studio tra i più richiesti, e il chitarrista Steve Lukather aveva già lavorato con Jones per l’album "Off the Wall". Voleva una canzone lenta, melodica che potesse bilanciare l’atmosfera dance con gli altri pezzi (aveva pensato anche a due altre composizioni, "Novo Tempo" del grande artista carioca
Ivan Lins e poi "Carousel" di Michael Sembello). Il geniale produttore tendeva a gestire i ruoli delle persone in studio in compartimenti stagni. Se uno era un ingegnere del suono non poteva essere un musicista, e se uno era un musicista non poteva essere un autore. Steve Porcaro era, nella sua mente, un musicista, quindi Quincy non gli ha mai chiesto di scrivere canzoni per Michael. Per Jones l’autore dei Toto era David Paich, ed era lui che aveva ricevuto l’offerta di presentare materiale per Michael Jackson. Infatti Paich aveva scritto un paio di brani, ma quando è stato il momento di mandarli a Quincy
non aveva una cassetta vuota a portata di mano. Così ha preso la cassetta con alcuni demo di Porcaro, tra cui "Human Nature", e ha registrato i suoi pezzi sull’altro lato, contrassegnato come lato A, e l’ha mandata a Quincy che ascoltato entrambi i lati si entusiasmò per "Human Nature".
Il giorno successivo Jones chiamò Paich dicendogli di esser rimasto colpito da quella melodia che ripeteva “perché, perché”. Il musicista impiegò mezz’ora per spiegargli che la canzone non era sua. Aveva un’atmosfera particolare, insolita, quasi sospesa,
ma era incompleta e Jones disse a Porcaro di ultimare il testo. “Mi sono sforzato di scriverli” ricordò l’autore, “ma Quincy non era affatto convinto e così mi ha chiesto se non mi sarebbe dispiaciuto se avesse chiamato John Bettis per completarli. Alla fine fui davvero entusiasta del lavoro fatto da John”. Bettis era un paroliere affermato, aveva al suo attivo diversi successi con i Carpenters, Ronnie Milsap e le Pointer Sisters e scrisse un testo semplice, ma molto suggestivo a metà strada tra una domanda e una dichiarazione esistenziale:
“Guardando fuori / Nella notte / La città ammicca a un occhio insonne / Sento la sua voce / Scuotere la mia finestra / Dolci, seducenti sospiri / Fammi uscire / Nella notte / Quattro mura non mi tratterranno stanotte / Se questa città / È una semplice mela / Allora lasciamene dare un morso”.
È il ritratto di un uomo attratto dal fascino della vita notturna della città chiaramente identificata come New York attraverso l’allusione alla “mela” (N.Y. viene chiamata la Grande Mela) e darne un morso è inteso come godersi dei deliziosi piaceri che la città può offrire. Il ritornello suggerisce una conversazione ipotetica sulla motivazione del narratore di cogliere la possibilità di
vivere la vita al massimo: “Se ti dicono Perché? Perché? / Digli che è la natura umana / Perché mi fa questo effetto? / Se dicono Perché? Perché? / Digli che è la natura umana / Perché mi fa questo effetto?”. Gli echi iconici di “why, why”, oltre a creare un ritornello orecchiabile e memorabile, lasciano anche che il messaggio della canzone risponda in modi diversi e che nelle riprese successive, con l’inserimento di una seconda voce, questa risponda con una domanda sull’osservazione fatta dal narratore:
“Se dicono Perché? Perché? / (Vuoi davvero che stia qui?) / Digli che è la natura umana / Perché mi fa questo effetto? / Mi piace vivere così / Mi piace amare così”.
Apparentemente la città personificata non vuole essere usata per interazione e piacere notturni sotto luci di lampioni, di case, luci di auto, di taxi (gli occhi elettrici) sempre accese, ma alla fine accetta la risposta dualistica dell’uomo per motivarla: la natura umana e amare ciò che si desidera: “Tendere le braccia / Per toccare una sconosciuta / Occhi elettrici dappertutto / La vedi quella ragazza / Sa che la sto guardando / Le piace come la fisso / Guardando fuori / Nella mattina / Dove il cuore della città comincia a battere / Tendendo le braccia / Le tocco la spalla / Sto sognando la strada”. Un originale idioma
metaforico per indicare che la città è “lei”.
Questa bellissima canzone oscura e ossessionante è indiscutibilmente una delle migliori ballate, se non la migliore, di Michael Jackson, e fu l’ultimo brano a essere incluso su "Thriller" soffiando il posto alla citata "Carousel". Ciò che le conferisce fascino e attrazione magnetica sono la melodia e il grandissimo lavoro realizzato in fase di produzione. Quattro membri dei Toto ci hanno suonato: David Paich e Steve Porcaro (sintetizzatori), Steve Lukather (chitarra) e Jeff Porcaro (batteria), i primi tre hanno
curato anche l’arrangiamento. Completano la sessione il percussionista Paulinho Da Costa e Michael Boddicker al campionatore digitale a tastiera Emulator. David Paich raccontò che Jackson diede loro grande supporto e libertà creativa: “Michael era molto coinvolto, era un perfezionista. Stava sempre nella sala di registrazione con noi e mi diceva ‘Voglio solo che tu abbia la totale libertà di fare quello che vuoi. Pensa solo a Michelangelo che dipinge la Cappella Sistina. Fai
quello che devi fare qui. Il cielo è il limite’”.
Quincy Jones e l’ingegnere del suono Bruce Swedien sono riusciti nella fase di missaggio a creare un suono di una profondità così naturale che è durato negli anni. Non ci sono stati troppi cambiamenti dal demo originale, a Jones piaceva così com’era. Durante la registrazione fu chiamato Steve Porcaro per aiutarli in studio con gli accenti giusti su “why, why” proprio perché volevano riprodurli esattamente come nel demo. Steve mostrò a Michael come doveva funzionare il fraseggio e Michael lo ripeteva. Disse che la cantò dall’inizio alla fine forse solo un paio di volte. Fu poi aggiunta una parte di chitarra ritmica che Porcaro all’inizio detestava: “La odiavo, pensavo che non fosse adatta alla canzone. Certo, 40 milioni di dischi più tardi ho finito per amarla e adesso penso che sia la parte di chitarra più brillante mai scritta”.
Porcaro ha sottolineato un altro dettaglio interessante: la linea di sottofondo appena percettibile dove si sente la parola “around” a tre quarti del brano deriva da “she’s keeping him by keeping him around” contenuto nel demo originale. Dal punto di vista della struttura la canzone è piuttosto semplice con quella particolarità, cara a Quincy Jones, di replicare l’introduzione con il ponte del brano. Sai sempre cosa succederà dopo, nessuna sorpresa tranne un breve intermezzo di sintetizzatore, ma le mille sfumature melodiche nell’arrangiamento ne fanno un capolavoro pop. È un arazzo meravigliosamente contenuto di sintetizzatori, chitarra e trame vocali, ma alla base di esso c’è una progressione armonica altalenante che forma l’equilibrio centrale sia nella strofa che nel ritornello e la rende ricca di suspense. La batteria di Jeff Porcaro è simile a un loop, con pochissime variazioni. Le percussioni di Paulinho Da Costa aggiungono sottilmente accenti alla parte principale della batteria. Batteria e percussioni diventano così una sorta di drone su cui ruota la musica. Ci sono pochissimi riempimenti.
La maggior parte delle trame del brano proviene dagli strati di tastiere (David Paich, Steve Porcaro, Michael Boddicker e le chitarre di Steve Lukather). Ci sono molte finezze nella scelta delle parti di tastiera e chitarra che lo mantengono in movimento attorno alla voce solista per completarlo, senza mai intralciarlo. Un meraviglioso spettacolo di moderazione dove spicca
l’uso del contrappunto vocale nei ritornelli. Quella linea di risposta viene prima introdotta su un emulatore e poi cantata da Michael come voce di sottofondo. Combinato con il fantastico effetto audio ritardato modulato sulla parola “perché” crea un’atmosfera molto originale, compreso il contrappunto dei corni francesi simulati dal sintetizzatore e il riverbero vocale e strumentale.
Oltre alla melodia, sono i dettagli che hanno reso grande "Human Nature", la sua geniale combinazione di arrangiamento e visione di mixaggio come il non usare per il ritornello la linea principale di arpeggio del sintetizzatore utilizzata in quella per introduzione/ponte/finale, ma impiegata solo come intro per rilanciare la quarta strofa e per concludere la canzone. Probabilmente perché ostacolava l’interazione vocale del ritornello. Altra elemento estremamente interessante nella struttura è che non c’è un vero tentativo di “alzare” il ritornello. Le sezioni fluiscono l’una nell’altra senza ostacolarsi e mantengono una sensazione uniforme per tutto il tempo. Ogni sezione è realizzata così bene che sta da sola e si relaziona alle altre senza che sia necessario alcun inserto di supporto. Ovviamente le attrazioni principali resteranno per sempre la linea introduttiva del sintetizzatore e quella di chitarra, imitata migliaia di volte.
L’investitura a standard del pop venne concessa dal divino Miles Davis, quando tre anni dopo ne fece una versione molto bella e rispettosa: “Perché 'Human Nature' non può essere uno standard?” osservò Miles. “Calza bene. Uno standard si adatta come un purosangue. Suoni la melodia e tutto è perfetto, e ogni volta che la senti vuoi ascoltarla ancora un po’. E ne lasci abbastanza per sapere cosa vuoi sentire di nuovo. Quando lo senti di nuovo, la stessa sensazione viene su di te”. E ancora: “In una canzone come 'Human Nature' devi suonare la cosa giusta. E la cosa giusta è intorno alla melodia. Ho imparato da Coleman Hawkins. Coleman poteva suonare una melodia, ottenere improvvisazioni, eseguire gli accordi e tu ancora sentivi la melodia. Suono 'Human Nature' e si trasforma ogni notte”.
Fu il più bel regalo che Steve Porcaro potesse fare al padre, musicista jazz che idolatrava Davis.
Per gentile concessione dell'editore Arcana e dell'autore (che l'ha scelta personalmente) pubblichiamo questa scheda tratta dal libro di Mauro Ronconi "Canzoni per un mondo senza Beatles".
