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U2, le canzoni di "October"

Il secondo album della band irlandese compie oggi 41 anni
U2, le canzoni di "October"

Qui ieri abbiamo raccontato la storia di come gli U2 sono arrivati al secondo album, uscito il 12 ottobre del 1981, qui oggi raccontiamo l'album canzone per canzone.

Quando però è il momento di pensare al difficile secondo album le cose si complicano. Non c'è più quell'entusiasmo da treno in corsa che ha condotto a “Boy”. I ragazzi stanno crescendo, stanno venendo fuori dubbi e nuovi interessi. Larry, Edge e Bono ad esempio hanno preso a frequentare un gruppo cristiano denominato Shalom Fellowship, organizzazione che li porta a mettere in discussione il rapporto tra la fede cristiana e lo stile di vita del rock. Ciò mina le fondamenta della band che arriva vicina allo scioglimento. Per fortuna il buon senso dei quattro ha la meglio e dopo poco tempo nuovo materiale comincia a venire a galla. 

Nel marzo 1981, nel bel mezzo di una serie di concerti americani e con Bono già al lavoro sui nuovi testi, succede però un fattaccio: durante una tappa del tour l'agenda del cantante, contenente testi e idee musicali, viene smarrita. È un disastro, anche perché da lì a poco la band ha prenotato una serie di sessioni ai Windmill Lane Studios di Dublino alle quali giungerà in gran parte impreparata. Il cantante a quel punto fa di necessità virtù arrivando a improvvisare i testi davanti al microfono. Il tutto per fortuna non si rivela un problema e nel luglio 1981 la band ha già pronto un nuovo singolo, intitolato "Fire", canzone che già fa intravedere un nuovo corso, con un riff oscuro e metallico, decisamente più dark rispetto al materiale di “Boy”. Nessuno però si aspetta che il disco che verrà pubblicato nell'ottobre del 1981, intitolato proprio “October”, sia così diverso dal precedente...

È buona abitudine da parte di chi ha ottenuto il successo con un prodotto tentare di replicarlo il più possibile al fine di perpetuare i riscontri. Ci sono però artisti che, fortunatamente, se ne sono fregati di questa regola e sono andati avanti a pubblicare ciò che il loro cuore gli comandava, ciò che era soprattutto lo specchio della loro evoluzione, umana e musicale. Così hanno fatto gli U2 con “October” che riprende alcuni tratti più introspettivi del lavoro precedente (vedi certe rarefazioni di "Into the Heart" o "The Ocean") e li espande dentro undici canzoni nelle quali il fuoco è sempre ben presente ma è un fuoco più interiore. I brani sembrano spesso preghiere, a volte la musica è accesa, più spesso è intimista, malinconica come il mese in cui il disco viene pubblicato. 

In copertina non c'è più il volto innocente di un bimbo ma sono loro stessi a metterci la faccia, ritratti in una zona portuale di Dublino vicino allo studio dove è stato registrato l'album. Ascoltando “October” si sente come da parte dei quattro si sia fatta evidente la voglia di non standardizzarsi e di espandere i confini della loro musica: il lavoro di Larry Mullen Jr. è quello che spicca maggiormente, mai adagiato sul tempo da portare e sempre foriero di nuove invenzioni ritmiche. Clayton ha acquisito più padronanza al basso, The Edge si dà da fare con nuove sonorità ma ogni tanto mette da parte la chitarra per dedicarsi al pianoforte. Il canto di Bono è sempre appassionato ma si arricchisce di sfumature più introverse, nostalgiche, a volte dolorose. 

Con “October” gli U2 rischiano grosso, mettono da parte il loro lato più prorompente per dare in pasto al pubblico un disco mesto e dolente. Ma a volte non importa se la forma cambia, la sostanza resta, e la sostanza di cui sono fatti gli U2 è quella di una band in ogni caso onesta, libera, desiderosa di mostrarsi senza schermi. Sarà questa onestà a far sì che il pubblico abbia ancora fiducia in loro, anche se non otterrà il successo del precedente “October” sarà un disco destinato a crescere sempre più nel cuore degli ascoltatori, preparando il terreno ai lavori futuri che non mancheranno mai di ricordarsi delle atmosfere struggenti messe in campo nel 1981.


Gloria

È il secondo singolo tratto dal disco e si connota come una vera preghiera in musica. Un brano intenso e ritmato che nel ritornello “Gloria in te Domine / Gloria exultate” fa riferimento al Salmo 30:2. La canzone cita anche la Lettera ai Colossesi 2:9-10 (“Solo in te sono completo”) e Giacomo 5:7-9 (“La porta è aperta / Tu sei lì”). La forma musicale è quella dell'inno che si infervora sempre più fino a giungere al catartico finale corale. Da segnalare una bella prova di Adam Clayton al basso slap (ovvero con le corde quasi strappate dalle dita)

I Fall Down

Dice Bono: «Questa canzone parla del tentare, anche del fallire forse, ma almeno tentare». Si torna ai classici U2 tutti ferro e fuoco, ma solo nel ritornello, la strofa mette in luce un'atmosfera più intima con il piano che fa la comparsa per la prima volta in un brano della band.

I Threw a Brick Through a Window

Le rullate continue di Larry Mullen, qui più inventivo che mai, fanno da base a una canzone nella quale è netta la sensazione di “potenza compressa”, con un riff che sembra non dovere esplodere mai. Nella parte centrale trova posto un'altra citazione dai Vangeli, quella dell'Apocalisse di Giovanni: “Nessuno è più cieco di chi non vede”.

Rejoice

Una scheggia veloce e gioiosa, con una chitarra più che mai tagliente. Il brano racconta di un quartiere di Dublino che viene spazzato via per dare vita a palazzi atti a ospitare uffici. Dice Bono «Ironicamente mi è venuto da dire “Gioite”, visto che l'unica ribellione può solo essere quella di cambiare almeno il nostro mondo interiore».

Fire

Il brano apripista di “October”, con ancora riferimenti all'Apocalisse di Giovanni nei versi “The sun is burning black / The moon is running red / The stars are falling down”. Parte del riff della canzone era già udibile alla fine del primo album come traccia fantasma.

Tomorrow

È la canzone più intensa e commovente del disco, ancora con forti connotazioni religiose e la descrizione del funerale della madre di Bono, Iris, venuta a mancare quando lui aveva appena 14 anni. In realtà si spinge a toccare anche le problematiche dell'Irlanda nord dal punto di vista di una genitrice timorosa di perdere il figlio. "Tomorrow" è un brano molto diverso da tutto quello che gli U2 sono stati fino a questo momento, impreziosito da uno strumento tradizionale irlandese, le uilleann pipes (della famiglia delle cornamuse) suonate da Vincent Kilfuff della band In Tua Nua. 

October

Ancora gli U2 che nessuno si aspetta: una breve ballata condotta da un pianoforte che dipinge una melodia struggente, senza altro accompagnamento se non la voce e alcune note di basso. Il testo ha a che fare con l'autunno dell'umanità, come racconta Bono: «Abbiamo attraversato gli anni '60, un periodo in cui le cose erano in piena fioritura. Avevamo frigoriferi e automobili, mandavamo persone sulla Luna e tutti pensavano quanto fosse grande l'umanità. E ora, mentre attraversiamo gli anni '70 e '80, ci troviamo in un periodo più freddo, dopo il raccolto, con gli alberi spogli. Finalmente ci rendiamo conto che forse non siamo così intelligenti, ora che ci sono milioni di disoccupati, che abbiamo usato la tecnologia per costruire bombe e macchine da guerra».

With a Shout (Jerusalem)

Bono: «La mia religiosità non è un nome, è un sentimento e perciò voglio dire che nell'Irlanda del Nord è stato versato troppo sangue e tutte quelle atrocità commesse nel nome di Dio mi hanno stufato. Loro danno un nome al proprio egoismo ma credo che il sangue versato da Cristo una volta sia sufficiente. Sono stufo di queste prevaricazioni».

Stranger in a Strange Land 

La fotografia di un momento di vita vissuta durante un viaggio compiuto dal cantante al confine con quella che allora era la Germania Est. Lì un suo coetaneo gli chiede da fumare facendogli capire con lo sguardo e con i gesti di scappare lontano da quei luoghi. Ne scaturisce un altro brano rarefatto e teso, musica sospesa sull'orlo di un baratro di alienazione.

Scarlet

Atmosfere ambient in un brano che anticipa il futuro lavoro con Brian Eno. Un frammento di pochi minuti con basso ripetitivo, percussioni ovattate e chitarra lontana a evocare urla lancinanti. Su questo sfondo Bono, con voce ipnotica, continua a ripetere “Rejoce”: «La parola “gioite” l'ho usata apposta perché la gente ha una sorta di blocco mentale nei confronti della gioia, che invece è un vocabolo pregnante, bello da dire».

Is That All?

L'ultima canzone prende vita da un granitico riff proveniente da un altro pezzo denominato "The Cry" (usato in seguito come introduzione live di "The Electric Co.") che poi si evolve in un pezzo fiero e scattante nel quale Bono sembra chiedersi se tutte le sensazioni comunicate fino a quell'istante bastino a comunicare realmente ciò che ha in testa. “October” termina con questa domanda alla quale gli U2 tenteranno di dare risposta con i lavori successivi.

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