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Gary Numan è tornato: "Pensavo ci sarebbero voluti 4 anni non 41"

In una intervista il musicista inglese racconta quando distrusse la sua carriera
Gary Numan è tornato: "Pensavo ci sarebbero voluti 4 anni non 41"

La prossima uscita del documentario 'Gary Numan Resurrection' ha riportato in primo piano uno degli eroi della scena musicale britannica a cavallo tra gli anni '70 e '80, che oggi, a distanza di tempo, viene considerato un pioniere della musica elettronica commerciale. Il musicista londinese il cui vero nome è Gary Anthony James Webb ha conosciuto il successo sin dagli esordi, con i Tubeway Army prima - una numero uno in classifica con l'album “Replicas” del 1979 e con il singolo “Are friends electric?”, incluso in quell'album - e poi da solista: numero uno con il singolo “Cars” nel 1979 e con i suoi primi due dischi solisti “The pleasure principle” (1979) e “Telekon” (1980).

Poi, all'apice del successo, nel 1981, Gary annunciò che avrebbe tenuto una serie di concerti di addio poiché sentiva di non riuscire a gestire lo stress derivante dall'essere una persona famosa. Quello è il momento in cui, ha dichiarato al quotidiano inglese The Guardian, ha distrutto la sua carriera, pur ridendo del fatto che non credeva ci avrebbe messo così tanto tempo a rimetterla in piedi.



Queste le parole del musicista raccolte dal The Guardian parlando di 'Gary Numan Resurrection': "Esiste una versione da copertina in cui tutto sembra molto affascinante. Ma la realtà può essere dannosa e distruttiva. Il fare musica smette di essere ciò che ami e inizia a diventare una questione di quote e strategie. Lo stress e la pressione sono stati incredibilmente duri, in particolare per uno come me. Mi sentivo come se fossi stato spinto verso il bordo di una scogliera. E io non volevo cadere".

Numan aveva sofferto la pressione sin dai suoi inizi, quando le sue difficoltà a interagire con gli altri portarono la sua prima band a cancellarlo. "Ogni singola persona dentro o intorno alla band smise di parlarmi oppure se ne andò. Io ho sempre cercato di essere amichevole, quindi non riuscivo a capire. Poi una delle loro ragazze mi disse, 'Nessuno ti vuole conoscere'”. Questa affermazione fu traumatica: "Accetti che ci sia qualcosa che non va in te, che cerchi di essere amichevole ma sei intrinsecamente antipatico, quindi diventi solitario. E scrivi canzoni su questa cosa”.

Numan si rese poi conto che fu un grosso errore annunciare il suo addio, soprattutto perché tornò ad esibirsi un paio di anni dopo. Ora lo spiega in questa maniera: "Volevo tornare a fare musica e a quello che ero prima che tutto iniziasse. L'errore fu di renderlo pubblico. Avrei dovuto interrompere tranquillamente di andare in tour e nessuno se ne sarebbe accorto. Invece, ho innervosito tutti e distrutto la mia carriera”.

Ora Gary Numan è, in qualche modo, risorto. I suoi due ultimi album - "Savage (Songs from a Broken World)" del 2017 e "Intruder" del 2021 - hanno raggiunto la seconda posizione nella classifica di vendita in Gran Bretagna e a maggio ha tenuto un gran concerto alla Wembley Arena di Londra, dove si era esibito nei concerti che avrebbero dovuto segnare il suo addio alle scene. "Pensavo che ci sarebbero voluti quattro anni, non quarantuno".


E nonostante abbia avuto degli attacchi di panico poco prima di dare il via al concerto, Numan si dice pienamente soddisfatto: “È stato fantastico. Il potere di tutte quella gente che faceva rumore. Qualcuno era stato ai primi concerti a Wembley o era con me fin dall'inizio. Penso che loro fossero ancora più emozionati di me".
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