Capovilla scatenato sui Maneskin: "Assoggettazione delle masse"

Pierpaolo Capovilla torna ad attaccare ai Maneskin, dopo aver asfaltato sui social la rock band romana all'indomani del concerto che lo scorso sabato ha visto Damiano David e soci esibirsi al Circo Massimo di Roma davanti a 70 mila fan. E sempre più scatenato, non pago di aver definito i quattro giovani musicisti come "purissima plastica" e come "perfetti rappresentanti di una generazione di imbecilli", mentre sui social li manda direttamente a quel paese condividendo un video di "Holiday in Cambodia" dei Dead Kennedys - "fuck you Maneskin", si legge nel post" - in un'intervista concessa ai microfoni di Controradio approfondisce il suo punto di vista sulla band di "Zitti e buoni".
Il 54enne ex leader de Il Teatro degli Orrori, tra i personaggi più influenti e discussi della scena indie-alternative italiana degli ultimi trent'anni, invitato a chiarire le sue idee sui Maneskin, stavolta dice:
Il mio è statpo un post duro, provocatorio. sono molto arrabbiato. Io penso questo del rock. Faccio musica rock. La musica rock è canzone popolare. La canzone popolare può arrichire la vita delle perosne, contribuire a un processo di emancipazione culturale, sociale, politica delle masse, ma può fare anche il contrario. Può essere uno strumento di dominio e assoggettazione delle masse. Questa è una differenza radicale e cruciale tra la buona musica e quella pessima.
Capovilla, in particolar modo, negli scorsi giorni aveva puntato il dito contro il "fuck Putin" urlato da Damiano David durante i concerti della band: "Poverini, non hanno capito niente del mondo, ma tanto, siamo rock, giusto?, basta usare la parola 'fuck' e tutto il resto passa in secondo piano. L’ignoranza, la falsa coscienza, l’ideologia americana, la spazzatura al posto del cibo", aveva scritto.