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Salmo non ha portato solo il rap a San Siro

Un live di pura energia che lascia un'impronta storica. Il racconto.
Salmo non ha portato solo il rap a San Siro

“Sì, sono proprio il tipo, l'antipatico, ma quando ho il mic in mano, Cristo, esplode l'antipanico”. Salmo è il diavolo della Tasmania, anzi della Sardegna. Gira su se stesso indemoniato e, con il ghigno, schiaffa in faccia la sua superiorità: dal vivo si conferma il nostro Zack de la Rocha, è su un altro livello. Davanti a 50mila persone (dati forniti dal promoter, l’evento non è stato dichiarato sold out), in uno stadio San Siro caldissimo, dopo due anni di attesa a causa della pandemia, Salmo affronta il mostro finale e, come nell’ultima fase di un videogioco, lo sconfigge con la spada, con il microfono, insieme a una super band, Le Carie. Non salva una principessa, ma se stesso. È il primo rapper solista italiano (Fedez e J-Ax lo fecero in duo nel 2018) a calcare il palco dello stadio milanese.

Bestia rara

Dopo l’apertura affidata a Dj2p e a Lazza, fra geyser, fiammate, fuochi d’artificio, riferimenti iconici alla maschera di “Hellvisback” e alla cadillac di “Flop”, l’artista sardo si muove come un folletto fra lo stage a piramide e le passerelle a forma di granchio. “Ma è il live dei Kiss?”, ci si chiede davanti al gigantismo scenico e tamarro che scorre davanti agli occhi. E ancora: “Ma sono i Rage Against The Machine?”, con il suono che arriva addosso come un fulmine e il pogo che si fa pesante, oppure “è Salmo o Marilyn Manson?”, quando si presenta vestito da vescovo su “A Dio”. I parallelismi improbabili lasciano il tempo che trovano, la verità è che il suo live è soprattutto sostanza, è di respiro internazionale e non si può recintare nel solo genere rap: Salmo è unico, una bestia rara per presenza scenica. Non mancano gli ospiti: Blanco, Ensi, Lazza, Noyz Narcos, Damianito e Dj Treeplo, alter ego di Salmo con indosso una parrucca bionda.

Non solo rap

“90 Min”, “Mic Taser”, “Stai zitto”, “Daytona”, “Russell Crowe”, “Disobey” sono una bomba a grappolo sganciata sullo stadio, che sembra tremare. Ma l’aspetto davvero significativo è che il concerto non perde mai di intensità: per due-terzi è come essere risucchiati in una tromba d’aria crossover in cui girano impazziti rap e rock. Il terzo rimanente è una lunga sessione di dj set che trasforma lo stadio nel Tomorrowland e vede la passerella degli ospiti e diversi mash up. “Grazie a quest’uomo che ha portato il rap a San Siro” è il mantra di chi lo affianca in questa fase. Tutto vero, ma Salmo, in questa data storica, non porta solo il rap a San Siro, porta il suo mondo, la sua storia, la sua musica fatta di tante anime, non riconducibile a un solo genere, e i suoi amici: vederlo rappare a cappella “La prima volta”, a occhi chiusi davanti a 50mila corpi scossi dall’adrenalina, una canzone scritta nel 2011, è la fotografia di un percorso che dai piccoli club lo ha portato a essere un big. Sì, proprio lui, il bastardo che viene dal rock e dal punk, quello che ha le basi drum and bass (ve lo ricordate il dissing via social con Luchè?), avvicina un’altra volta il dito indice alla bocca e zittisce chi lo ha sempre guardato con sospetto nell’ambiente hip hop.

Il siparietto con Fedez

Dal 2020 al taglio del nastro di questo traguardo, Salmo ne ha combinate parecchie: ha messo in piedi un concerto abusivo a Olbia durante le restrizioni pandemiche, è finito al centro di presunte molestie sui social da parte di alcune ragazze, ha pubblicato il disco “Flop” trainato dal singolo “Kumitè” che ha fatto sbiancare i fan hardcore della prima ora, ha realizzato una serie tv curandone anche la colonna sonora e non ha mai perso la voglia di essere conflittuale, pure sui social. Un bersaglio, a volte, su cui è talmente facile scagliarsi che perfino lui la fa corta: “Giudicatemi per la mia musica, non per i miei comportamenti”, ha detto a Vanity Fair in una delle poche interviste concesse in questi due anni. È anche un bel paraculo, non c’è che dire. Proprio come quando nella notte di San Siro chiama sul palco Fedez, con cui aveva litigato furiosamente via social, per mettere in scena un siparietto: i due dicono di aver fatto pace, di voler solo good vibes, ma la voce di “Disumano” lo colpisce a tradimento con una bottigliata e poi, dopo la promessa di cantare un suo tormentone, cita le barre di Fabri Fibra ne “Il rap nel mio paese”: “10 in comunicazione, non uso mai l'inglese, ora faccio un'eccezione: fuck Fedez”.

L’impronta 

“Sarò vecchio, ma non fotti in live”, rappa in “Flop”. A 38 anni, sull’onda di una carriera in cui è stato capace di modificare i confini dell’underground e del mainstream, in certi momenti compiendo il miracolo di farli perfino abbracciare, Salmo oggi è lassù. O meglio laggiù: sul palco di San Siro. E lascia una prima e storica impronta, come l’uomo sulla luna, mentre fa stage diving a bordo di un materassino sul pubblico del pit. Ma alla fine, si sa, non si prende mai davvero sul serio neppure lui: promette il bis, i fan rimangono con il fiato sospeso, e a sorpresa intona “La bamba”. Il perché non va spiegato. 

Scaletta
Con la band:

90 Min
Mic Taser

Stai zitto
Antipatico
Papparapà  
Daytona
Criminale
Ricchi e Morti
Giuda
Perdonami
L’alba
Flop
Perdonami
A Dio
Yoko Ono
La prima volta
Russell Crowe
Disobey
Hellvisback
S.A.L.M.O
Dj Set: Ho paura di uscire 1, Ho paura di uscire 2 feat Lazza, Kumitè, Ez feat Ensi, Marylean feat Nitro, La canzone nostra feat Blanco, Mic Check feat Noyz Narcos.
Rientro della band:
Lunedì
1984
Il cielo nella stanza

 

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