Yann Tiersen: del ricampionare, riprogrammare e ricomporre

Il compositore e polistrumentista Yann Tiersen è nato a Brest (Francia) il 23 giugno 1970, oggi è il giorno del suo compleanno. La scorsa settimana ha pubblicato un nuovo album, "11 5 18 2 5 18" che, qui in Italia, attendiamo venga presentato dal vivo in luglio secondo questo calendario: 10 luglio al Teatro degli Arcimboldi di Milano, l'11 all'Auditorium Parco Della Musica di Roma, il 12 all'Ateneo Bruni di Martina Franca (Ta), il 13 al Parco delle Caserme Rosse di Bologna e, infine, il 14 luglio al Parco della Certosa di Collegno (To). In attesa di assistere dal vivo alle prodezze musicali del musicista francese e per festeggiare il suo 52esimo compleanno vi proponiamo la lettura della recensione di "11 5 18 2 5 18".
Se è vero, come teorizzano alcuni da tempo, che siamo in un'era in cui i “raccoglitori” sono più importanti e forse più creativi dei “seminatori”, Yann Tiersen ha scelto apertamente, con questo nuovo album di essere parte della prima categoria.
Il musicista elettronico francese ha infatti, per questo nuovo album, usato unicamente dei sample, li ha “resampled, reprogrammed and recomposed”, come lui stesso ha detto, per creare dei brani completamente nuovi, nei quali le fonti originali sono diventate del tutto irriconoscibili, e li dove ancora vagamente lo sono, sono decontestualizzate, prendendo così nuovo significato oltre che nuovo aspetto.
Un’operazione del tutto concettuale, dunque? No, l’album di Tiersen è, come nelle sue migliori realizzazioni, godibilissimo, basato sul sottile equilibrio tra pianoforte ed elettronica, “pop” nel senso più pieno del termine e al tempo stesso “sperimentale” quanto basta per accompagnarci in un mondo sonoro che per molti versi è familiare ma al tempo stesso è per sua natura sempre nuovo.
Familiare perché Tiersen è in grado, questa volta come anche in passato, di farci ritrovare Jean Michel Jarre e i Daft Punk, i Tangerine Dream e i Kraftwerk, Ennio Morricone, Hans Zimmer e Brian Eno, ma in nessun caso i riferimenti sono direttamente riconducibili ai nomi appena citati perché il musicista francese rielabora le radici in maniera originale, guardando sempre oltre l’orizzonte. “Pop”, dicevamo, caratterizzato da un grande spazio alla melodia, anche quando è ‘destrutturata’, o quando diventa deliberatamente canzone, come nella conclusiva “13 1 18 25 (6 5 1 20. 17 21 9 14 17 21 9 19)” sostenuta dalla voce di Quinquis.