Jake La Furia: “Il rap italiano? Un fast food pieno di tiktoker”

Dopo vent’anni è ancora un “cane pazzo”, come si definisce lui, senza catene, libero dai guinzagli dei fan o dai collari delle classifiche. È diretto e senza filtri nella musica come nella vita, nelle barre come nelle risposte di un’intervista. “Ferro del mestiere”, il suo terzo album da solista, è una lettera d’amore cruda e vivida al rap, di cui Jake La Furia è uno dei massimi rappresentanti in Italia.
In che momento della tua carriera arriva questo disco?
“Spero di uscire per andare al mare e smetterla di rompermi i coglioni con questo ambiente (ride, ndr). Arriva in un momento in cui bisogna capire come tenersi vivi in un mondo dominato da 18-19-20enni. Probabilmente ho fatto la scelta sbagliata: ho realizzato un disco rap. Mi è tornata voglia di rappare dopo il disco con Emi (“17” con Emis Killa, ndr) e voglio farlo bene. Avevo tante cartucce ancora da sparare e quindi l’ho fatto. Dentro di me, in realtà, sento che c’è domanda, c’è voglia di rap fatto in un certo modo. Spero di essere io la risposta”.
Per te, però, non è una questione di scontro generazionale. Hai sempre supportato nuove leve. Nel nuovo album, per esempio, c’è Paky.
“No, assolutamente, nessuno scontro. Paky non è lontano dal mood di questo disco. Il suo progetto (“Salvatore”, ndr) ha suoni molto moderni, ma per me è un disco rap. Racconta storie vere di strada. È il Gucci Mane italiano. E poi è un bravo ragazzo, quando ho scritto il brano ‘L’amore e la violenza’ mi è subito venuta voglia di chiamarlo a collaborare”.
Com’è collaborare con un artista di nuova generazione?
“C’è molta differenza fra come lavoriamo noi dinosauri della musica e i ragazzi d’oggi. Questi c’hanno otto manager, quattordici persone che si occupano di loro, pensano a sistemare l’uscita dei singoli. Tutte cose lontanissime da me. È complicato collaborare, ma alla fine in qualche modo ce la si fa”.
Ti sento molto rilassato. È un disco “non ragionato”?
“Sì, non ragionato nei termini delle classifiche. Anche per ‘17’ è stato così. È ovvio che se le cose non vanno come devono andare mi girano i coglioni. Ma è il punto di partenza che cambia tutto. Se uno fa un disco per finire in top50 e non ce la fa, è ovvio che finisca in depressione. ‘Ferro del mestiere’ invece è l’opposto. Io voglio fare bella musica, poi dove andrà lo vedremo. Non è la priorità”.
Le certificazioni contano?
“Sono un problema più della Sony (la sua etichetta, nr) che mio. A me interessa solo che un disco sia ascoltato e piaccia, come è successo con ‘17’”.
“17” è stato un sospiro di sollievo per gli amanti del rap?
“Io ed Emi ci trovammo in studio con lo stesso spirito con cui ho realizzato questo progetto solista. Ci siamo guardati e ci siamo detti: ‘tutti si aspettano che io e te insieme sforniamo un disco pop. Bene, facciamolo rap’. Siamo due rompicoglioni. La verità è che noi pensavamo che quel disco non andasse da nessuna parte, o meglio che diventasse magari un progetto molto amato dagli appassionati del rap e basta. E invece ha fatto doppio disco di Platino: siamo davvero caduti dal pero quando ce ne siamo resi conto. In questi anni c’è stata un’omologazione del suono verso la trap, credo che la gente si sia davvero rotta i coglioni…”.
Il tuo nuovo disco parte con “20 primavere” in cui rappi: “Mi hanno chiesto le 64 barre però ho scelto di non farle. Questi vogliono la promo e l’arte, però poi non vogliono pagarle”. Non c’è rispetto per la musica rap in Italia?
“C’è chi lo ama, ma non è una cultura radicata nel nostro Paese. Infatti è stata colta al volo la modalità usa e getta di TikTok con cui i nuovi rapper promuovono la musica. Non c’è più una cultura dietro il rap, c’è business. E basta vedere come lavorano i ragazzi di oggi per rendersene conto. Questo avviene in tutto il mondo, non solo in Italia. La musica rap oggi è un fast food per giovanissimi che fanno canzoncine stagionali. Per fortuna c’è il ricambio. Quelli che ‘spaccano di più’ durano poco e vengono soppiantati da altri. Io per quella cultura provo ancora grande rispetto”.
Perché gli album rap più significativi degli ultimi anni li hanno fatti i quarantenni?
“Perché quelli che rappavano forte prima, sono gli stessi che rappano forte oggi: Gué, Marra, Fibra, io ed Emis Killa etc. Non c’è stato un forte ricambio generazionale…”.
Quindi la “rivoluzione” della generazione 2016 è fallita?
“Ma quella era ed è più orientata alla trap. Izi è un grande rapper, ma alla fine fa tanta trap. Tedua scrive molto bene, ma anche lui fa trap e rap. Sono dei mix. Sono cresciuti con dei punti di riferimento diversi dai nostri. Ascoltavano i Club Dogo, ma erano influenzati da Future e dai Migos. Detto questo per me quella generazione è l’ultima che sappia davvero rappare. Un esempio è Ernia”.
Il brano “La cosa giusta” con Inoki su produzione di Mace come è nato?
“Con Inoki ci siamo odiati per tanto tempo. Poi lui è rinsavito e c’è stato un riavvicinamento fra vecchi amici. È stato tutto molto naturale: abbiamo superato gli scazzi con una telefonata, siamo andati in studio e abbiamo fatto il pezzo. È un brano illuminato dalla passione per l’hip hop”.
Tu racconti la strada sempre in modo speciale, ma oggi la tua vita è cambiata. Sei un padre e hai dei figli. Come si tiene aperta la lente sulla strada?
“Vivendo ancora quell’ambiente. È ovvio che non lo faccia più in un certo modo, non ho più determinate abitudini, ma rimango circondato dagli stessi amici di sempre. Dopo aver frequentato il mondo dello spettacolo e quello del rap, ambienti molto finti e di relazioni legate a convenienza, sono tornato dove sto meglio. Rimango sulla porta, sono in una vita di mezzo: non sono più quello di vent’anni fa, ma fortunatamente godo del rispetto di chi è ancora lì, in quella tempesta. Se esco con gli amici, esco con quegli amici lì”.
In “Caramelle da uno sconosciuto” la produzione è di Dj Shocca. È tornato lo scratch?
“Lui è un campione assoluto in quello. Mi ricordo quando Gué mi mandò in anteprima ‘La G la U la E pt. 2’ e rimasi colpito da questa sorta di ‘ritorno’. Così contattai Shocca per fare una bella cartella. Il pezzo è super rap, non dice un cazzo, ma regala energia”.
In tanti, leggendo “Senza niente” con Ana Mena, hanno pensato: ecco la canzone estiva di Jake. Ci hai fregato?
“Mi piace rompere il cazzo (ride, ndr). Il pezzo è nato così: volevo realizzare una collaborazione fra me, Noyz Narcos e Ana Mena. Con il tempo mi sono reso conto che sarebbe stato impossibile…”.
Per Noyz?
“Non ho manco avuto il coraggio di chiederglielo (ride, ndr). L’idea, però, è rimasta. Io volevo fare un pezzo rap alla ‘Love The Way You Lie’ di Eminem e Rihanna. E l’abbiamo realizzato. Il fatto che tutti, alla presentazione della tracklist, abbiano scritto sui social ‘ecco la hit estiva’ attaccandomi, dimostra che viviamo in un mondo di analfabeti. Quando lo ascolteranno spero che dopo se ne vadano affanculo”.
“Indiani e Cowboy” ha la produzione di Don Joe. Il fatto che in tanti chiedano “dov’è Gué?”, sperando in una reunion dei Club Dogo, ti logora?
“Questa continua richiesta dà l’idea della grandezza di quello che sono stati i Club Dogo. Però bisogna guardare avanti, è un po’ come mollarsi con la ragazza, ma continuare ad andare sotto casa sua. I Club Dogo sono stati l’esperienza più bella della mia vita, ma la gente non capisce che sulla questione reunion ci sono tanti fattori. Stiamo parlando di un gruppo che nella sua carriera non ha sbagliato nulla: proprio per questo motivo, vogliamo davvero misurarci con altri nel 2022? E poi c'è una questione contrattuale gigante: per farla bisognerebbe avere a che fare con dei veri stronzi, tipo quelli delle etichette discografiche (sorride, ndr)”.
Hai scritto in pandemia?
“No, sono stato con i miei figli”.
Che cosa c’è nel tuo futuro?
“In previsione c’è una parte due. Questo disco è nato per essere il primo di due capitoli. Ma io sono un cane pazzo, non so cosa potrebbe accadere”.
Dobbiamo aspettarci un disco reggaeton?
“I miei pezzi reggaeton di successo li ho già fatti, ma potrei anche pensarci in effetti. Perché no (ride, ndr)? E sai che c’è? Me ne sbatterei il cazzo dei commenti della gente”.