Andrea Mirò e le canzoni della sua vita (almeno alcune)

"Una decina di canzoni per farmi gli auguri? Non ce la si fa. Tutt’al più si può appuntare qualche ricordo, e gli ascolti in generale di quel tal periodo della vita, compiendo una specie di percorso emozionale a zig zag (mio, ovvio: è il mio compleanno!). Ne mancheranno sempre millemila, ma almeno una decina c’è." Questo ci aveva scritto qualche anno fa Andrea Mirò quando le chiedemmo di compilarci il suo personale 'greatest hits' per celebrare il giorno del suo compleanno che cade, oggi come allora, il 27 maggio.
Beatles - "A Day In The Life"
Da piccola c’erano stati Buscaglione, Celentano, Battisti (e anche la Carrà, per dirla tutta…) ma il primo vero amore sono stati i Beatles. Forse rappresentano il principale riferimento per un artista, quasi un’enciclopedia della musica “leggera” – ma quale leggera! – sono stati i miei primi vinili acquistati, e l’unico poster (nessun altro poteva competere) vicino al mio letto. Scelgo una canzone a caso: dovunque si peschi ci sono un’idea particolare e geniale o un’innovazione, in tutti gli stili e i generi. Chiamateli come volete, tanto sono LA STORIA (eppoi il disco da cui è tratta ha la mia età, quindi buon compleanno!).
Kate Bush - "The Man with the Child in His Eyes"
Lei mi affascinava, oltre che per la scrittura, per il suo approccio vocale e la sua fisicità. E’ la “mamma” di una lunga lista di artiste… Scelgo questo brano perché è uno dei suoi primi, e già si sentono la personalità e la sensibilità di una compositrice variegata e sui generis.
Depeche Mode - "Walking In My Shoes"
Di loro ho quasi tutti i vinili (mia sorella minore ed io ci siamo scannate per dividerceli!). Porca miseria, “Black Celebration” sarebbe da mettere tutto per intero... oppure “Violator”… Ma alla fine godiamoci la bellezza di questo pezzo fantastico e del video capolavoro, con quei personaggi degni di un quadro di Bosch o del film di Annaud “Il nome della rosa”, tratto dal romanzo di Eco.
Laurie Anderson - "The Day the Devil"
Nello studio di un mio amico, a 20 metri da casa mia, buttati lì c’erano alcuni dischi di Rickie Lee Jones e, mischiati a quelli, “Mister Heartbreak” e “Big Science” di quella strafiga di Laurie Anderson, rubati al volo e mai più resi (chiedo umilmente perdono, dischi e libri sono sacri, lo so…). Il lavoro sul suono e sulla voce della Anderson è così affascinante, lei così sperimentale, che l’ho amata dal primo momento, e il fatto che lei suonasse il violino ed io lo stessi studiando al conservatorio è solo una coincidenza… Per un affetto quasi maniacale nei confronti di “Strange Angels” scelgo “The Day The Devil”.
Madness - "Our House"
Adolescente, dopo essermi stordita per aver messo sul piatto qualche centinaio di volte “Selling England by the Pound” - chi ha fratelli maggiori sa bene che si fanno circolare dischi dei fratelli maggiori dei loro amici ( mi sono persa nelle parentele!) – cominciavo poi sistematicamente a registrare su VHS i video che le tv private passavano, di artisti che mi piacevano (ancora li conservo, a casa dei miei) e di cui avevo pure le musicassette…
Talking Heads - "Once In A Lifetime"
Poi, a quell’età in cui capisci bene quanto sia già successo mentre non eri ancora nata o eri all’asilo, cerchi famelica di portarti a pari, inutilmente, tra un nuovo disco di Battiato e uno vecchio dei Clash… Si dà il caso che qualcuno abbia già la patente e il sabato sera andiamo fino a Bra (Cuneo) dove c’è una discoteca alternativa, “Le Macabre”: lì mettono Talking Heads, Bowie, Blondie, Joe Jackson, Joy Division, Cure, T-Rex, Roxy Music, Ultravox… Ci sentivamo speciali…
Paolo Conte - Gli impermeabili (Live, 1988)
Paolo Conte si aggirava nello studio del mio amico, le porte aperte per il caldo estivo sulla via tra la piazzetta e la guardia medica; mangiava a San Desiderio in una specie di bar-ristorante-tabacchi-ritrovo d’umanità varia, ed io e mia madre, la sera, bagnando i fiori sul terrazzo, davamo giudizi sui provini delle canzoni nuove. La musica arrivava come da una festa non troppo lontana, si capivano anche le parole, nel tranquillo silenzio campagnolo (che scena, che mondo agreste, piacerebbe giusto a Conte).
Tom Waits - "Going Out West"
Qui proporrei la proiezione di “Daunbailò” di Jarmush, 1986. Non essendoci abbastanza spazio “accontentiamoci” dell’affascinante immaginario di Tom Waits con uno dei suoi pezzi acidi (adooooro).
Lou Reed - "Perfect Day"
Arrivata a Milano da poco più di un anno, abitavo con una giapponese pazza ed un copywriter buddista. Chinami (la giappo) non c’era mai, Paolo (il copy) mi stilava liste di libri e film, e soprattutto dischi: tanto Bowie e Brian Eno, Nico (che aveva conosciuto) e Lou Reed. “Transformer” per esempio lo ascoltai finalmente per intero attingendo dalle sue cassette.
Joni Mitchell e Peter Gabriel - "My Secret Place"
Roberta Joan Anderson (mi è sempre piaciuto che all’anagrafe avessimo lo stesso nome) l’ho lasciata per ultima perché è un’artista imponente e speciale, nel mio cuore e nella mia testa; anni fa per esempio “Hejira” è stata la mia colonna sonora per mesi. Anche di lei ho praticamente tutto, e l’ho raccolto poco per volta, come per tutti i miei preferiti. Non c’è fretta, non c’è fanatismo, solo l’esigenza di non perdermi nulla di artisti troppo preziosi. E mi è difficile scegliere qualcosa di suo… Ecco la sua eleganza ineguagliabile qui legata ad un altro incredibile sperimentatore. Il video è di un certo signor Anton Corbijn…