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La Kalush Orchestra: "Una vittoria importante per ogni ucraino"

I trionfatori di Eurovision Song Contest si raccontano
La Kalush Orchestra: "Una vittoria importante per ogni ucraino"

Da settimane, secondo i bookmakers, erano stra-favoriti:  I Kalush Orchestra,   hanno vinto Eurovision Song Contest con la canzone “Stefania", come da previsione.
Il gruppo che ha rappresentato l'Ucraina ha ottenuto ben
 631 punti, staccando di quasi 200 punti l'inglese Sam Ryder, che era in testa dopo il voto delle giurie. Dal televoto il gruppo ucraino ha ottenuto 439 punti.

Il gruppo è una formazione che unisce hip-hop e folk locale, che deve il nome alla città di Kalush, in cui è nato uno dei membri Oleh Psiuk. In conferenza stampa dopo, dopo la vittoria, ha ringraziato ogni persona che ha votato per il gruppo, e ha definito cosa è successo "Una vittoria importante per ogni ucraino. Siamo qua per testimoniare che la cultura ucraina è viva e che ha una sua identità. Oltre a noi ci sono altri artisti che fanno musica ed esprimono la loro creatività"

"La canzone era data per favorita", ha commentato, "ma anche prima che scoppiasse la guerra era nelle prime cinque".   Il titolo è un nome che suona italiano, ma la canzone è cantata in ucraino e parla della madre di Olesg. Il testo di "Stefania", in ucraino è molto semplice:

Madre Stefania, i campo sono in fiore, ma i suoi capelli stanno diventando grigi
 Madre, cantami la ninna nanna

All’Eurovision sono vietati riferimenti politici diretti - anche se loro hanno fatto un appello in finale ("I ask all of you please help Ukraine Mariupol help Azovstal right now"): "Se il prezzo di lanciare un messaggio di pace fosse stata la squalifica, lo avrei pagato volentieri", hanno dichiarato

Il brano ha comunque un sottotesto politico in un passaggio che richiama indiretta la guerra in corso. 

Mamma, cantami la ninna nanna
Voglio sentire la tua cara parola
Non sono più un bambino, ma mi tratterà sempre come tale
Non sono più un bambino, ma continua a preoccuparsi per me, ogni volta che esco

La canzone è molto diversa dal folk-punk portato in gara l’anno scorso dai Go_A, in cui peraltro milita uno dei membri del gruppo. Era comune comunque una delle più incisive in gara quest'anno - dopo un paio di ascolti rimane in testa  -  ma a Eurovision spesso le proposte musicali e le canzoni in sé contano poco. Dono più rilevanti la spettacolarità delle performance oppure altri fattori “politici”: ci si poteva aspettare un voto simbolico soprattutto dagli spettatori, ed è successo.

I membri della Kalush Orchestra sono stati autorizzati ad uscire dal loro paese, dove attualmente gli uomini fino ai 60 anni sono precettati dall’esercito: “Non paragoniamo l'Eurovision a una missione militare, ma è anche importante in qualche modo”, avevamo dichiarato. Soprattutto adesso: abbiamo molta attenzione su di noi. Vogliamo mostrare la nostra musica nazionale: le note e il flusso della musica popolare ucraina. Vogliamo che la gente pensi: ehi, c'è della musica fantastica in Ucraina”

"La nostra autorizzazione scade tra due giorni, è la prima volta che vinciamo Eurovision non sappiamo cosa ci succederà", raccontano scherzando. "Però si, combatteremo per difendere l'Ucraina in ogni modo possibile".

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"Non abbiamo ancora sentito Zelensky, siamo certi che abbia cose più urgenti da fare" hanno commentato. Ma poche ore fa, prima della gara, il presidente aveva postato un messaggio sui social in cui chiedeva apertamente di sostenere l'Ucraina in una gara dove la Russia è stata esclusa settimane fa. 

"A breve nella finale dell'Eurovision, il continente e il mondo intero ascolteranno le parole della nostra lingua. E credo che, alla fine, questa parola sarà "Vittoria"!
Europa, vota la Kalush Orchestra 
Sosteniamo i nostri connazionali! Sosteniamo l'Ucraina!".

Peraltro l’Ucraina ha già vinto Eurovision Song Contest nel 2016 con Jamala e la sua “1944”, una canzone dedicata ai tatari in Crimea, deportati dall’Unione Sovietica nel ’44 appunto. Una canzone politica arrivata a Eurovision poco più di un anno dopo l’invasione della Crimea, appunto, e che si apriva con le parole “Quando arrivano degli estranei/vengono a casa tua/vi uccidono tutti”.

 

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