Michael Bublé: “Voglio essere all’altezza dei miei eroi musicali”
Si commuove, Michael Bublé, pensando a quello che ha passato. Lo avevamo incontrato per la presentazione di “Love”, ultimo album di studio a fine 2018: era la fine di un periodo complesso per la malattia del figlio. “Higher”, uscito lo scorso venerdì, è letteralmente il disco della rinascita: nuova vita, musicale e non. Un nuovo produttore, un sound rinnovato almeno in parte, collaborazioni importanti e una famiglia che finalmente ha una sua serenità, con un nuovo figlio in arrivo.
“ ‘Love’ era un disco di sopravvivenza, non ero ancora pronto a tornare”, racconta via zoom Bublé, senza riuscire a trattenere le lacrime e raccontandosi senza filtri. “Questo sono io, grato di essere qui, nel presente. La mia famiglia sta bene: questi momenti o ti distruggono o ti aiutano a ricostruirti, di sicuro ti definiscono”.
Tra natale e swing, verso il pop
Una parte del personaggio Bublé è definito dalle canzoni natalizie (il suo “Christmas” del 2011 è ormai un classico del genere e lo scorso inverno è stato ristampato per il decennale). L’altra è definita dal suo ruolo di interprete del grande canzoniere americano. Ma in “Higher”, senza tradire il suo mondo, ha esplorato in maniera più compiuta il pop, in precedenza solo sfiorato con qualche canzone. “Io sono davvero bravo a fare dischi di standard. Non so se c’è qualcuno più bravo di me, ora a interpretare questo genere di musica. La amo e la rispetto talmente tanto che ho anche imparato a scriverla, ma quando si tratta di pop…”
La sua guida verso un nuovo suono è stata Greg Wells, che ha scelto come produttore dell'album dopo anni di lavoro con David Foster. Wells ha lavorato tanto con artisti dal taglio classico come Adele e Rufus Wainwright, quanto con giovani popstar come Ariana Grande e Due Lipa. Ha assunto il ruolo non solo di produttore artistico di 7 brani del disco, ma anche quello di produttore esecutivo, coordinando un progetto che ha visto la partecipazione di altri produttori come Bob Rock (che ha curato la cover di "To make you feel my love" di Dylan) e nomi come Paul McCartney (che ha scritto e prodotto “My valentine”) e autori come Ryan Tedder (OneRepublic).
Il risultato è un album che unisce gli standard e il loro suono ad un altro che Bublé definisce “più fresco”: “Ho lavorato in maniera diversa. Ho imparato a lasciar andare, ho cercato un suono più fresco. La gioia di questo album è stato è lasciare la guida a Greg: io mandavo qualche idea e mi tornavano indietro delle musiche che univano il mio senso per lo stile e per gli arrangiamenti con una sensibilità pop pazzesca. Greg ha detto un sacco di volte: ‘dobbiamo essere naturali’, non sforzarci. Sapeva bene dove stava la linea che non doveva essere oltrepassata”.
Gli eroi di Bublé
Ma tranquilli: Bublé non ha intenzione di trasformarsi in una popstar: piuttosto cita come riferimento Mika (“Adoro la sua ‘Grace Kelly”) o l’inglese Jamie Cullum, entrambi in passato prodotti da Wells: “Non tradirò mai il mio pubblico, che mi chiede di continuerà l’eredità dei miei eroe sono un intererete del grande canzoniere americano, dei miei eroi. Spero un giorno di essere all’altezza uno dei miei eroi”.
E almeno un paio di eroi compaiono nel disco: Il primo è ovviamente Macca, che ha firmato la classica ballata “My Valentine”, e ha finito per produrla. “Mi ha cercato lui attraverso il suo manager, sapeva che stavo facendo questo disco e mi ha proposto questa canzone”, racconta. “Gli ho mandato un demo, mi ha richiamato dopo qualche giorno e gli ho chiesto aiuto perché volevo che producesse la canzone. È uno che insegna alle persone che ha attorno attraverso le sue azioni: è un leader, ma è umile. Mi ha insegnato che quando sei grande non hai bisogno di dirlo alla gente, la verità verrà fuori. Non si è mai difeso da chi diceva che John Lennon era meglio di lui, ha sempre detto: ‘So quello che ho fatto e so cosa ho portato alla band’. Poi è arrivato 'Get Back' e abbiamo capito che lui era il genio”, racconta.
Poi c’è Willie Nelson, con cui Bublé interpreta il suo classico “Crazy”: “È stato uno di quei momenti in cui ho dovuto darmi un pizzicotto per dirmi che era vero. Un momento di pura gioia. È un mio eroe, uno del livello di Bob Dylan: ha fatto un disco meraviglioso di standard, ‘Stardust’. Non c’è nulla di più grande di quando i tuoi eroi ti accettano”, spiega.
La collaborazione con Ryan Tedder (con lo zampino del figlio Noah)
Sul versante pop, l’altra collaborazione che spicca è quella del Re Mida Ryan Tedder, non solo artista di successo con i suoi OneRepubblic, ma collaboratore di Beyoncé, Adele, “Ed Sheeran, U2: “Higher”, la title-track porta la sua firma, nonché quella del figlio Noah: "Ryan tedder è una grande persona, siamo diventati amici: eravamo in una sessione di scrittura, e senza filtri gli ho detto che mio figlio aveva scritto un piccolo hook. Lui mi ha chiesto di cantarlo e ha detto che era buono. In mezz’ora avevamo una canzone, sapendo che poteva essere una hit: è il mio singolo che ha debuttato alla posizione più alta in radio della mia carriera. Incredibile - e mio figlio è co-autore”, dice con l’orgoglio del padre.
Bublé sta per andare in tour, in partenza da Las Vegas. “Verrò anche in Italia, solo che con la pandemia è più difficile programmare. A Las Vegas non farò una residence, ma solo sei concerti - non è che mi li trasferisco lì. Non dimenticherò mai che la mia carriera non è iniziata dall’America ma da paesi come l’Italia”.